La testimonianza della cassinettese Roberta Giacone

«Sono contraria al Green pass: ora per coerenza perderò il lavoro»

La testimonianza della cassinettese Roberta Giacone: «Difendo principi di libertà di scelta che ritengo fondamentali»

«Sono contraria al Green pass: ora per coerenza perderò il lavoro»
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La testimonianza della cassinettese Roberta Giacone: «Difendo principi di libertà di scelta che ritengo fondamentali»

«Il Green pass non lo faccio, a costo di perdere il lavoro»

I risultati ottenuti con la vaccinazione di massa sono sotto gli occhi di tutti, una piccola parte (per fortuna piccolissima) degli italiani, continua però a non digerire lo strumento che rende di fatto quasi indispensabile vaccinarsi per vivere pienamente in società, ovvero, il Green pass. Tralasciando il tema delle frange più radicali dei No Vax, non sono pochissimi i casi di chi, pur vaccinato, non vuole accettare il certificato verde come unico strumento di accesso al lavoro. In queste settimane ha fatto molto discutere il sindaco di Cassinetta di Lugagnano, Domenico Finiguerra, che, pur essendo pro vaccini, si è schierato dalla parte di chi lo strumento del Green pass proprio non lo accetta.

“Cerco di difendere principi fondamentali di libertà”

Una di queste persone risiede proprio a Cassinetta e ha deciso di spiegare le sue ragioni mettendoci la faccia. Si tratta di Roberta Giacone, che spiega: «Con la mia decisione di rifiutare il Green pass cerco di difendere quelli che credo siano i principi fondamentali: libertà di scelta e diritto al lavoro. L’Italia è un Paese fondato sul lavoro e trovo sbagliato si obblighino implicitamente le persone a sottoporsi a trattamenti che reputano rischiosi. Credo nel fatto che ogni crisi abbia in sé un'opportunità di miglioramento e vivo questo periodo globale e personale in questo modo»

La malattia e la convalescenza: “Il mio datore è allertato”

Giacone non è vaccinata per motivi di salute (non vuol scendere in dettagli), ma la sua protesta è contro il Green pass, Al momento è reduce da un periodo di convalescenza per malattia, ma ha già comunicato al suo datore di lavoro che quando terminerà la malattia non intenderà munirsi del certificato verde, cosciente che questo la porterà alla sospensione del lavoro senza stipendio. «Non mi ribello, non urlo ma faccio valere il mio pensiero e porto avanti ciò in cui credo. Non ritengo corretto ci si obblighi a vaccinarsi o a farsi controlli costanti , peraltro pagati dai lavoratori stessi. Ho preso questa decisione e me ne assumo la responsabilità. So che questa mia posizione può infastidire ma chiedo solo rispetto. Io non contesto chi prende il certificato verde e non vorrei essere aggredita io».

“Non intendo abbassare la testa, togliere il lavoro significa togliere la dignità”

Roberta a breve perderà il posto di lavoro e si sta attrezzando per trovare una soluzione: un lavoro da poter fare da casa o in modo telematico, magari all’aperto, insomma qualcosa che possa permetterle di contribuire alle spese familiari: «Sono un'educatrice professionale con vent'anni di esperienza con bambini e adolescenti. Lavoro nel Milanese, seguo regolarmente corsi di formazione, anche per la mia crescita personale e sto cercando nuove strade per sviluppare le mie competenze. Vorrei continuare a lavorare con i bambini ma la necessità del momento mi spinge a cercare anche soluzioni temporanee alternative. Penso che questo periodo rappresenti una sfida per molte persone come me. Vedremo cosa accadrà. Non intendo comunque abbassare la testa ma non per questo credo mi si debba rendere la vita quasi impossibile, togliere il lavoro significa togliere la dignità». Una posizione sicuramente controversa, quella di Roberta Giacone, la cui storia ha ad ogni modo il valore di una testimonianza rispetto alle conseguenze ed alle ricadute che l’introduzione del Green pass può avere sulla piccola parte di cittadini che ne rifiutano il principio.

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