Omicidio Mannina: confermato l'ergastolo per lo zio del killer
Dopo quasi 8 anni dall'omicidio del castanese Silvio Mannina, le sezioni unite della Cassazione hanno confermato l'ergastolo per lo zio del killer.
Caso Mannina: le sezioni unite della Cassazione hanno confermato la condanna all’ergastolo per Sadik Dine, sottolineando così come l'uomo fosse stato complice nell'omicidio.
Omicidio Mannina: la decisione della Cassazione
Le sezioni unite della Cassazione hanno confermato la condanna all'ergastolo per complicità in omicidio nei confronti di Sadik Dine, lo zio di Dritan Demiraj ovvero il killer del castanese Silvio Mannina e di Lidia Nusdorfi, rigettando di fatto il ricorso presentato dal suo avvocato difensore, Massimiliano Orrù.
Una vicenda giudiziaria da film quella nata dopo l’omicidio di Mannina, avvenuto a Rimini il 28 febbraio 2014, e che arriva - forse - al termine dopo quasi 8 anni.
L'iter giudiziario
E’ infatti la seconda volta che il caso finisce davanti ai giudici della Corte di Cassazione. Il 13 luglio 2018, gli ermellini avevano deciso di rinviare tutto di nuovo alla Corte d’Appello, accogliendo il ricorso presentato dal legale di Dine per il duplice omicidio di Mannina e di Nusdorfi. L’avvocato Orrù, infatti, si era opposto alla sentenza di ergastolo data in secondo grado a Dine e che aveva aggravato la sua posizione rispetto al primo grado, quando era invece stato condannato a 5 anni per occultamento di cadavere, ma era stato assolto per il reato di complicità nel duplice omicidio. Una condanna all’ergastolo per complicità nell’omicidio nata dopo la testimonianza di Monica Sanchi, l’amante di Demiraj, che aveva rivelato come lo zio Dine avesse avuto un ruolo di complice nell’omicidio.
Così nel luglio 2018, la Cassazione aveva annullato la sentenza di secondo grado per la condanna di omicidio che aveva fatto esprimere l’Appello alla pena dell’ergastolo. Da qui il rinvio alla Corte d’Appello, che avrebbe dovuto risentire la Sanchi. Ma la donna è morta nella notte del 2 febbraio 2019 a 40 anni, prima che ricominciasse il processo d’Appello e, così, i giudici avevano deciso di prendere in considerazione la testimonianza che la donna aveva fatto in primo grado. Di fatto la Corte di Appello di Bologna, a marzo 2019, aveva condannato all’ergastolo, con isolamento diurno, Sadik Dine. Già a marzo 2021 era attesa la sentenza di terzo grado, che però era stata rinviata per motivi di salute dell’avvocato di Dine.
A giungo infine un altro slittamento con l’assegnazione del caso alle sezioni unite della Cassazione, che si sono espresse giovedì scorso confermando la condanna all’ergastolo per lo zio del killer, che poi venerdì è stato portato in carcere a Rimini.
L'avvocato di Dine pronto a fare ricorso
Ha dichiarato il legale di Dine, Massimiliano Orrù:
"Attenderemo i 30 giorni per poter leggere le motivazioni della condanna. Infatti, secondo il pronuciamento della Corte di giustizia europea un verdetto non può essere ribaltato da un grado di giudizio all’altro, senza che venga risentito prima chi accusa l’imputato, in questo caso la Sanchi che però è morta. Vogliamo quindi capire se alla base della decisione dei giudici ci sono altre motivazioni. Se non ci dovessero essere, non escludo un ricorso alla Corte di giustizia europea".
Le parole della sorella di Silvio Mannina
Dall’altra, invece, la famiglia di Silvio Mannina ha tirato un sospiro di sollievo, anche se non considera questo pronunciamento una vittoria. Ha affermato infatti la sorella Simona Mannina:
"Come ho sempre detto la nostra non è una vittoria, perché da festeggiare non c'è nulla, mio fratello non tornerà comunque, però sento che un tassello è stato messo al proprio posto, è stata come una liberazione “finalmente Silvio riposa davvero in pace”. Abbiamo sofferto tanto in questi 7 lunghi anni per ottenere giustizia. L'emozione è stata davvero tanta: finalmente abbiamo messo un punto. Ho sempre pensato a Silvio in tutti questi anni, a come poteva prendere questa notizia... lui era uno appassionato di calcio, in particolare dell'Inter e dei cori da stadio: sicuramente avrebbe esultato. Mi manca davvero tanto; sebbene cerco sempre di non pensarci e di tenere la mente occupata, a fine giornata arriva sempre il suo ricordo, anche solo il suono della sua voce. La sua assenza fa mancare ancora il respiro".