Morte sorelle Agrati, chiesto l'ergastolo per il fratello Giuseppe
L'accusa ha chiesto il carcere a vita (con isolamento diurno per 9 mesi) per il fratello delle vittime accusato di duplice omicidio aggravato e incendio
Morte sorelle Agrati di Cerro Maggiore: la Procura generale di Milano ha chiesto l'ergastolo per il fratello Giuseppe, accusato di duplice omicidio aggravato e incendio.
Morte sorelle Agrati, la richiesta dell'ergastolo
Ergastolo e isolamento diurno per 9 mesi. E' la richiesta fatta dall'accusa, ossia la Procura generale della Repubblica di Milano, questa mattina, martedì 14 dicembre 2021, al giudice durante l'udienza al Tribunale di Busto Arsizio che vede imputato Giuseppe Agrati, unico sopravvissuto all'incendio della notte del 13 aprile 2015 nel quale morirono le sorelle Carla e Maria. Un caso che stava andando verso l'archiviazione, poi l'avocazione da parte della Procura generale milanese che ha rifatto le indagini, arrivate all'arresto dell'uomo nel novembre 2019 con l'accusa di duplice omicidio aggravato e incendio: lui, per l'accusa, ad aver appiccato volontariamente il fuoco all'abitazione per uccidere le due sorelle.
"Dopo quasi 6 anni dal quel fatto l'ipotesi più ragionevole è quella di un incendio non accidentale - ha dichiarato il pm Maria Speranza Vittoria Mazza nella sua requisitoria durante l'udienza di questa mattina - Si sono avute conferme delle indagini svolte negli anni precedenti dalla Procura di Busto Arsizio che aveva raccolto elementi ma non adeguatamente approfonditi. Con l'avocazione del caso ci sono stati approfondimenti ad opera del nostro perito di parte e del Nucleo investigativo dei Carabinieri di Milano. Si è arrivati alla conclusione che, quella notte, vi sia stato un incendio al piano superiore e uno al piano terra, a poca distanza temporale tra l'oro, con diversi inneschi. La scelta di dove posizionare gli inneschi non è stata casuale: il primo, al piano superiore, per bloccare l'uscita delle sorelle dalle camere da letto, gli altri due al piano terra per chiudere le vie d'uscita dall'abitazione. Chi può averlo fatto se non l'unica persona che è uscita dalla casa? L'unico scenario possibile è quello che vede Giuseppe Agrati responsabile, che ha agito posizionando un qualsiasi accelerante per gli inneschi: non si deve trattare unicamente di benzina ma è sufficiente qualsiasi altro materiale infiammabile che si può trovare in ogni casa. Un innesco fu vicino alle camere da letto e al bagno di sopra, il secondo al piano terra nella zona dei contatori del gas che lo stesso Agrati aveva manomesso per causare una perdita di gas, il terzo vicino alla porta d'uscita verso il cortile interno".
Stranezze poi riscontrate nel comportamento di Giuseppe: "E' stato visto dal vicino di casa sulle scale, al buio: non per dare l'allarme, di lui si è accorto il vicino che era uscito di casa perchè aveva notato l'incendio - ha proseguito il pm - Agrati ha inoltre cercato subdolamente di dare la colpa a terzi dicendo di aver trovato uno straccio imbevuto di alcol fuori dal portoncino che dà sua via Roma ma questo straccio non l'ha visto nessuno e non ve n'è infatti traccia. Agrati era lucido, per nulla impanicato. Se lo scenario fosse stato diverso, lo stesso Agrati sarebbe morto pure lui o, comunque, si sarebbe salvato ma andando sul terrazzo. Così non è stato e le sue uniche, modeste, bruciature, sono quelle riportate durante la manomissione dei contatori e nel tentativo di spegnere il fuoco".
Per la Procura generale di Milano chiaro anche il movente: "Il movente è economico, ricordiamo che ha ereditato il 30% di 400mila euro - ha proseguito Mazza - Da ricordare un fatto importante: pochi giorni prima della tragedia, era venuto a mancare il fratello Antonio, persona che riusciva e tenere dritti gli equilibri della famiglia. Giuseppe sapeva che le sorelle Carla e Maria avevano fatto testamento e dove lo tenevano. Carla aveva palesato la sua volontà di lasciare la sua eredità ai figli di Antonio escludendo totalmente Giuseppe. Quest'ultimo era convinto dell'esistenza del testamento di Maria tanto da cercarlo spasmodicamente nell'appartamento della sorella a Milano. L'incendio della casa di Cerro, dove Carla teneva il suo testamento, è avvenuto proprio quando anche Maria era presente; in questo modo Giuseppe, in un colpo solo, ha ottenuto due risultati a suo favore: impedire il ritrovamento del testamento di Carla, che lo escludeva, e puntare all'eredità di Maria". I rapporti con le sorelle: "Carla considerava Giuseppe un pazzo, Maria gli andava incontro con un supporto economico. E' emerso l'astio verso Carla: se le sorelle fossero morte in maniera naturale lui non avrebbe percepito nulla" ha ricordato il pm. E ancora: "Giuseppe non lavorava, non prendeva la pensione, viveva del sostegno economico di Maria. Aveva un avido attaccamento al denaro, dimostrato anche dall'affermare di essere in possesso di fantomatici, e mai trovati, brevetti americani milionari a suo nome".
Da qui il riassunto di quella notte: "Giuseppe ha agito per uccidere le sorelle, non voleva incendiare la sua casa ma causare la morte delle due donne evitando loro ogni via di fuga con 3 punti di innesco del fuoco - ha affermato Mazza - Non ha avvisato le sorelle del fuoco, ha ritardato il più possibile il dare l'allarme, ha cercato, non ha chiamato le sorelle dalle finestre, non ha informato di chi c'era in casa, non l'ha detto ai Vigili del fuoco che sono così entrati nella casa con un equipaggiamento non idoneo rischiando la loro vita: questo configura un dolo di omicidio particolarmente intenso ed efficace. Invece di adoperarsi per spegnere l'incendio, si è preoccupato di vestirsi con pantaloni e giacca. E' emersa poi la premeditazione: ha agito mentre le sorelle dormivano, nel cuore della notte, ha manomesso i contatori, trovato materiale infiammabile e appiccato fuoco, in una casa piena di vestiti, oggetti e giornali".
Da qui la richiesta: "Per Giuseppe Agrati chiediamo la pena dell'ergastolo con isolamento diurno per 9 mesi".
Parlano i difensori e lo stesso Agrati
"Ritengo plausibile, anche se forte, avanzare ulteriori ipotesi - ha affermato Giuseppe Lauria, avvocato difensore di Giuseppe Agrati insieme a Desiree Pagani -La morte del fratello Antonio aveva sconvolto Carla, si è pensato a un ipotetico ruolo di Carla nell'incendio? Non possiamo permetterci di escludere nulla. Carla è stata trovata morta in bagno, la porta era chiusa: era vestita, non ferita dalle fiamme. Come si è dimostrato, la donna è stata capace di muoversi in quei momenti. Carla era poi in sofferenza ogni volta che Maria veniva a Cerro. Si può escludere che nella casa siano entrate terze persone, con chiavi o forzando gli ingressi? Le caratteristiche personologiche di Agrati devono escludere la sua credibilità? Le bestialità da lui dette, ossia l'aver avuto figli dalla sorella di Jodie Foster, i brevetti americani e altro rientrano in quel racconto fantastico emerso in sede di perizia. Si tratta di sue fantasie, che tra l'altro non hanno mai allarmato la sua famiglia. E non aveva nessun motivo per incendiare la sua casa: la perizia ha escluso che sia un folle delirante, il movente non sta in piedi. Dopo l'incendio ha fatto la vita, semplice di sempre. E come ha fatto a fare tutto quello che gli viene addebitato? Chi è? Houdini? Siamo convinti della sua innocenza. Ci sono dubbi sulle indagini, la scena del crimine è stata contaminata. Dubbi ci sono anche sugli acceleranti. Una perizia non può sostituirsi agli esiti del dibattimento. Per Agrati chiediamo l'assoluzione perchè il fatto non sussiste, in subordine assoluzione per insufficienza di prove e ancora assolto per vizio parziale di mente da affrontare con un programma clinico-terapeutico".
Anche questa mattina Agrati ha preso la parola: "Sono accusato sulla base di tante farneticazioni, è un processo alle intenzioni. Ho avvisato le mie sorelle del fuoco e sono sceso. L'appartamento di Maria a Milano l'ho svuotato a mie spese, le tombe delle mie sorelle le ho pagate io, ho cambiato l'auto perchè quella vecchia si era fermata. Anche sui rapporti familiari tante falsità".
Martedì 21 dicembre, alle 9.15, la sentenza.