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Ha vinto 50mila euro: «Ho pagato gli stipendi e anche il commercialista, questo virus ci sta uccidendo»

Le parole dell’imprenditore rhodense, titolare di una azienda al confine tra Rho e Vanzago,

Ha vinto 50mila euro: «Ho pagato gli stipendi  e anche il commercialista,  questo virus ci sta uccidendo»
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Parla l’imprenditore rhodense che giovedì ha vinto 50mila euro al 10 e lotto con una schedina giocata al bar Eureka

Ha vinto 50mila euro: «Ho pagato gli stipendi e anche il commercialista, questo virus ci sta uccidendo»

«Guardi, preferisco non comparire con nome e cognome, le posso dire però che questa vincita mi ha permesso di prendere una boccata d’ossigeno, ma soprattutto, e questa le assicuro che è la cosa più importante, di farla prendere ai miei dipendenti e alle loro famiglie».
L’abbiamo incontrato al bar Eureka di via Giusti a Rho, dove ha effettuato una vincita al 10 e lotto di 50mila euro, l’imprenditore rhodense, titolare di una azienda al confine tra Rho e Vanzago, che nelle prime ore della mattinata di giovedì scorso ha risolto qualche problemino economico. «La prima cosa che ho fatto è stata quella di pagare il commercialista che mi ha consegnato le buste paga dei miei dipendenti a cui ho subito pagato lo stipendio», ha rimarcato.
Un imprenditore come tanti altri che sta cercando di superare da solo, con le proprie forze, l’emergenza Covid. «Il lavoro è diminuito parecchio - racconta - La speranza è che si possa riprendere presto a lavorare come prima del Covid».
Un imprenditore che non ha perso le sue abitudini e che ogni mattina, nonostante i bar siano aperti solamente per l’asporto si ferma nel suo bar preferito, l’Eureka di via Giusti per farsi preparare il caffè dall’amico Simone e dalla moglie Federica. «Ogni tanto, come fatto nella mattinata di giovedì decido anche di giocare una schedina del 10 e lotto oppure di comprare un Gratta e Vinci. Giovedì la dea bendata è passata da qui proprio nel momento in cui stavo giocando. Quando Simone mi ha detto che avevo vinto pensavo mi stesse prendendo in giro, non ci volevo credere. Quando poi sono arrivato in ditta e l’ho detto ai miei dipendenti, che sono la mia seconda famiglia, non le dico che festa».

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