Giuseppe Agrati all'ergastolo, le motivazioni: "Voleva i soldi dell'eredità"
Il documento con le motivazioni della decisione presa dal giudice: "Lui ad appiccare l'incendio e a non avvisare che all'interno dell'abitazione c'erano le due donne"
Giuseppe Agrati, condannato all'ergastolo per la morte delle sorelle Carla e Maria nell'incendio del 13 aprile 2015 a Cerro Maggiore, rese note le motivazioni della sentenza di primo grado.
Giuseppe Agrati, le motivazioni dell'ergastolo
"Movente che appare con elevate probabilità di natura economica". Così recitano le motivazioni della sentenza di primo grado del 21 dicembre 2021 (emesse in questi giorni) che ha condannato all’ergastolo e 9 mesi di isolamento diurno Giuseppe Agrati, 69enne cerrese, considerato l’assassino delle sorelle Carla e Maria morte nell’incendio della loro abitazione di via Roma la notte del 13 aprile 2015 (Giuseppe si trova in carcere dal novembre 2019, inizialmente del caso si stava occupando la Procura di Busto Arsizio, poi la richiesta di archiviazione; dopo l’opposizione del nipote Andrea Agrati il caso è stato avocato dalla Procura generale di Milano che ha rifatto le indagini). Per la corte, ad appiccare le fiamme è stato proprio Giuseppe, unico sopravvissuto. Il motivo? Economico. Anche nelle motivazioni viene ricordato come la morte del fratello Antonio (avvenuta improvvisamente e la settimana prima del f atto) sia stata un elemento che ha inciso sugli equilibri di Giuseppe verso la famiglia: Carla, anzichè lasciare la sua eredità a Giuseppe, avrebbe infatti scelto i figli di Antonio.
Da qui la decisione, secondo la corte, di dare fuoco alla casa e uccidere le sorelle: per il giudice Daniela Frattini della Procura di Busto Arsizio, "in primo luogo per impedire a Carla di attuare il proposito di testare in favore dei nipoti nonchè distruggere un eventuale testamento già dalla stessa predisposto. In secondo luogo tornare nel possesso delle somme di denaro che, a suo dire, la sorella gli aveva sottratto, con la quale aveva un rapporto conflittuale. In terzo luogo accedere all'eredità di entrambe le sorelle: in particolare, come evidenziato da molti testimoni, Giuseppe faceva affidamento sul fatto che la sorella Maria avesse fatto un testamento in suo favore (considerato il migliore rapporto instaurato con lei e le donazioni che la donna gli aveva già elargito in vita). In quarto luogo, beneficiare di polizze sottoscritte dalle sorelle".
Alle obiezioni sul fatto che Giuseppe potesse non avere interesse a bruciare la sua abitazione, le motivazioni mettono nero su bianco come "la stessa abitazione fosse assicurata da una polizza con un massimale di 350mila euro; anzi, deve ritenersi che l'imputato avesse uno specifico interesse ad assicurarsi l'eredità delle sorelle in quanto, in sostanza, viveva grazie ai redditi degli immobili appartenenti al patrimonio familiare".
Le stranezze nel comportamento di Giuseppe
Il documento analizza anche lo strano comportamento di Giuseppe: "Si evidenzia come l'imputato non abbia nè aiutato le sorelle a uscire dall'appartamento nell'immediatezza del fatto nè avvisato subito i vicini e i Vigili del fuoco ma, solo a seguito di sollecitazione da parte dei vicini e in un secondo momento, della presenza nell'appartamento delle sorelle, circostanza che causò una ritardata irruzione nell'immobile dei Vigili del fuoco che fino a quel momento erano intenti solamente a metterlo in sicurezza", "a dimostrazione della malafede dell'imputato si evidenzia come lo stesso abbia reso ricostruzioni dei fatti aggiungendo particolari o dettagli sempre divergenti tra loro al fine di insinuare sospetti che potessero allontanare da lui la responsabilità dell'accaduto".
L'incendio e i punti di innesco
Motivazioni che sposano la ricostruzione dell’accusa che ha sempre parlato di un incendio appiccato in diversi punti della casa (probabilmente con l’utilizzo di acceleranti): "E' provato che Agrati abbia dato volontariamente fuoco all'abitazione, in più punti (uno in prossimità della camera da letto delle sorelle dormienti), è provata la sussistenza del nesso causale tra tale condotta e la morte delle sorelle".
I difensori pronti a fare ricorso
I difensori di Agrati, ossia Giuseppe Lauria insieme a Desiree Pagani, hanno annunciato che ricorreranno in Appello: "Ci stiamo già lavorando" il commento di Lauria.