Davide Fontana aggredito in cella, ora è tra i "protetti" a Pavia
Il 44enne, condannato a trent'anni per l'omicidio di Carol Maltesi, è stato trasferito dopo che un altro detenuto si è scagliato contro di lui nel sonno.
Davide Fontana, condannato a trent'anni di reclusione per il delitto Carol Maltesi, è stato trasferito dal carcere di Busto Arsizio a quello di Pavia.
Davide Fontana è stato trasferito al carcere di Pavia
Il trasferimento è stato deciso dopo che il 44enne è stato aggredito nel sonno dal suo compagno di cella. La casa circondariale Torre del Gallo di Pavia dispone infatti del reparto protetti, che accoglie gli autori dei reati più gravi e i cosiddetti sex offender, che nel penitenziario bustocco non c'è. Per il 44enne, reo confesso dell'omicidio dell'ex compagna e vicina di casa 26enne (compiuto l'11 gennaio 2022 a Rescaldina, nella casa di corte dove i due vivevano in due appartamenti contigui), la vita nel carcere bustocco non è mai stata facile: è stato minacciato più volte da altri carcerati e per questo ha trascorso lunghi periodi in isolamento, ma poco prima della sentenza, pronunciata lunedì 12 giugno 2023, era stato collocato nuovamente nella sezione comune. E' qui che nei giorni scorsi il suo compagno di cella lo ha aggredito nel sonno, scagliandosi contro di lui con una penna con la quale lo ha ferito alla testa. Svegliatosi, Fontana è riuscito a chiamare gli agenti della Polizia penitenziaria. L'uomo ha rimediato solo qualche ecchimosi, ma l'episodio ha dimostrato come il trasferimento di Fontana in una sezione di alta sicurezza, già ipotizzato durante il dibattimento, non fosse più rinviabile.
A giugno la condanna a trent'anni di reclusione
Per il 44enne, la condanna a trent'anni era arrivata dopo ben sette ore di camera di consiglio. La Corte d'assise del Tribunale di Busto Arsizio ha escluso le aggravanti della premeditazione, delle sevizie e dei futili e abietti motivi (che avrebbero invece portato all'ergastolo), ritenute sussistenti le aggravanti della minorata difesa della vittima e la relazione affettiva tra i due. Per le parti civili è stata riconosciuta la somma di 180mila euro per il figlio di Carol, 20mila euro al padre del figlio della vittima, 40mila al papà di Carol e 60mila alla madre. L'accusa, rappresentata dal pm Carlo Alberto Lafiandra, aveva richiesto l'ergastolo, mentre la difesa, nella persona dell'avvocato Stefano Paloschi, aveva chiesto il minimo della pena. Durante il processo, la perizia aveva accertato per Fontana la capacità di intendere e volere.
Le polemiche dopo la sentenza e le motivazioni
Alla lettura del dispositivo, erano seguite le polemiche di quanti ritenevano che i giudici fossero stati troppo clementi e che per un delitto così efferato la pena congrua sarebbe stato l'ergastolo. Le motivazioni della sentenza, depositate dopo soli 30 giorni, invece di placare le polemiche le avevano riaccese.