Una vera odissea al Pronto soccorso
La testimonianza di un'anziana di 85 anni che è rimasta per 8 ore al Pronto soccorso del Fornaroli per una "banale" caduta sottolineando anche le condizioni di lavoro del personale sanitario

Uno scritto carico di pathos ed enfasi per sottolineare la grande sofferenza sua e del personale sanitario. È questo quanto stilato dalla 85enne scrittrice magentina Raffaella Nova Santagostino che, a causa di una caduta, nei giorni scorsi si è dovuta recare al Pronto Soccorso dell’ospedale Fornaroli di Magenta. Una visita tutt’altro che di piacere per la donna che ha raccontato di aver passato otto ore al Pronto soccorso.
Una vera odissea al Pronto soccorso
Un racconto minuzioso della permanenza tra le corsie del Ps del nosocomio magentino che arriva a poche settimane di distanza dall’appello lanciato dal Nursind (il sindacato degli infermieri) sulle condizioni di lavoro e del sopralluogo del sindaco di Corbetta Marco Ballarini che proprio alcune settimane fa aveva sottolineato la necessità di un lavoro di squadra della politica del territorio per migliorare la situazione del Pronto Soccorso del Fornaroli.
Ore 8.32 mia figlia, famiglia casa lavoro, mi accompagna al Pronto Soccorso per caduta accidentale - scrive l’85enne - Visita immediata. Ore 8.40 Radiografia. Tutto perfetto. Troppo. La sala d'attesa si riempie: mamme con bambini piangenti anziani spinti in carrozzina da aitanti nipoti. Donne, uomini d'ogni età. Distinta signora in lino e collana etnica legge Stendhal. Attesa. Ancora attesa. Si chiede, si torna a chiedere. Domande/risposte. Un uomo alto in bermuda va allo sportello triage e torna a sedersi bestemmiando Dio. Una volta ci sarebbe stato un coro "Dio sia benedetto, benedetto il suo santo nome”. Nessuno benedice. Neanch'io.
Un racconto minuzioso
I minuti passano in fretta e così anche le ore, ma nessuna chiamata per la donna.
Le 10, le 11 e le 12 - prosegue - Mi dico che non devo lasciarmi andare a isterismi. Mi sento svenire. Sollecito l' infermiera allo sportello mi fa entrare e adagiare su un lettino. Ho anche da coprirmi. Sono nella zona arrivo lettighe da ambulanza. Da ogni dove arrivano. Arrivano anziane signore in ordine: capelli tinti, smalto alle unghie avvilite per l' improvvisa fragilità. Un vecchio coperto da un asciugamano, livido, lineamenti immobili quasi definitivi. E ancora e ancora. Giovani feriti sul lavoro. Bende insanguinate. E ancora e ancora. Un energumeno a torso nudo trattenuto da tre persone. E l' infermiera allo sportello corre a prendere le consegne dagli addetti alle ambulanze. Misura i parametri vitali, dirotta le barelle ai reparti. E corre allo sportello a calmare una folla che protesta, risponde al telefono, corre alle lettighe, ancora sportello e telefono. Ore 15.10. Vengo spostata al letto 12. Non vedo mia figlia che è rimasta fuori. Tirano una tenda. Lamenti e grida. La mia vicina che non vedo, da brava anziana donna lombarda si preoccupa di dire a qualcuno quel che c'è da pagare: bollette, tassa sulla casa, il libretto del cervelle'. Non vuole morire con i debiti. Io penso di essere stata dimenticata nel lettino 12. Io? E gli altri? Nessuno è dimenticato.
Ecco però arrivare un barlume di speranza. La donna viene raggiunta dalla figlia attorno alle 16 per essere portata alla visita ortopedica.
Alle 16.07 arriva mia figlia da non so dove - conclude Nova Santagostino - Mi porta all'ambulatorio ortopedico dove un medico cortese attento ed estremamente professionale mi spiega con calma diagnosi, prognosi e terapia. Risponde alle mie domande da Zulu, senza offesa, della medicina. Lo guardo. Mi sembra più sofferente di me. È in servizio dalle 8, digiuno, 25 pazienti in più, 2 ore di straordinario non retribuite. Nelle sfilate militari giovani e forti gridano "Onore alla bandiera!”. Noi anziani pazienti senza voce "Onore al personale sanitario e vergogna a chi ha operato tagli alla Sanità!".
Sulla questione abbiamo contattato l’ospedale Fornaroli per avere un riscontro della situazione del Pronto Soccorso ma al momento di andare in stampa non era ancora arrivata risposta.