Tre generazioni di donatori Avis
Da nonno Giancarlo alla nipote Giulia: a Cornaredo c'è una famiglia di donatori del sangue
Tre generazioni di donatori Avis: è la famiglia Rangoni di Cornaredo.
Donatori Avis
Una splendida pubblicità per il valore del volontariato e in particolare per la donazione del sangue. Lo sono da anni, con la forza dell’esempio, i membri della famiglia Rangoni, e in particolare Giancarlo Rangoni, Cavaliere della Repubblica italiana, 85 anni, i figli Paolo e Luca, e da pochi giorni anche la giovane Giulia, 18 anni.
La scorsa settimana, infatti, Giulia ha per la prima volta donato il sangue al centro donazioni dell’Ospedale Sacco di Milano, diventando anche lei come il nonno e il papà Paolo una socia dell’Avis (Associazione Volontari Italiani del Sangue) di Cornaredo e San Pietro all’Olmo e proseguendo così quella che è ormai una tradizione familiare.
Il primo fu Giancarlo, negli anni Sessanta. Residente a Milano, fu presidente della sezione Avis Milano Ticinese, riuscendo a forza di banchetti e attività di sensibilizzazione per la strada, direttamente a contatto con le persone, a raddoppiare i soci della sezione.
Famiglia Rangoni
«Era un periodo differente rispetto all’attuale - ricorda Rangoni - con procedure diverse da quelle di oggi. Ricordo all’epoca che, in alcuni casi di estrema urgenza, si eseguivano ancora trasfusioni dirette, da donatore a ricevente, fianco a fianco, sul lettino dell’ospedale. O ancora quando, al mattino presto, noi donatori ci recavamo al Niguarda per aiutare il reparto di Chirurgia toracica, dove la necessità di sangue era sempre moltissima».
Grazie al progresso scientifico le procedure di donazione e trasfusione oggi sono molto diverse, certamente più sicure ed anche controllate. Ma l’importanza della donazione di sangue resta un aspetto fondamentale per ogni realtà ospedaliera.
Trasferitosi negli anni ‘70 a Cornaredo, Rangoni ha proseguito con il proprio impegno, raggiungendo l’impressionante numero di 145 donazioni e ricevendo per questo il titolo di Cavaliere della Repubblica Italiana. «La buona salute mi ha aiutato a raggiungere questo numero. Sinceramente, mi sono fermato per volontà del mio dottore visto che ormai avevo 70 anni».
Quando i suoi figli hanno raggiunto i 18 anni di età, Rangoni e la moglie Giuditta li hanno accompagnati all’Avis per diventare soci e dare il proprio contributo alla comunità di cui fanno parte.
E così Paolo, oggi 55enne, e suo fratello Luca (non più residente a Cornaredo ma sempre donatore) hanno proseguito con l’impegno intrapreso del papà, con il cornaredese Paolo che ha già effettuato 104 donazioni.
Ed ora il passo successivo, con Giulia a prendere il testimone. «E’ stata un’esperienza positiva - racconta la studentessa del liceo di Scienze Umane Rebora di Rho che questa estate affronterà la prova dell’esame di maturità - Pensavo fosse peggio. Non ho provato dolore e non ho avuto nessun tipo di problema. Inoltre c’erano le infermiere del centro trasfusionali estremamente gentili, attentissime che tutto andasse bene. Sono contenta di poter portare avanti quella che ormai è una tradizione di famiglia».
Ricambio generazionale
Un ricambio generazionale fondamentale e che permette di non disperdere l’impegno sociale promosso dal nonno e dal papà.
Giulia e sua sorella fra l’altro fanno anche parte di Italia Nostra, l’associazione di cui nonno Giancarlo è stato presidente per tanti anni e che da decenni si occupa del territorio cornaredese e che, proprio in questo finesettimana e in questi giorni, ha organizzato la sempre partecipata Festa del pane a Cascina Favaglie con la partecipazione anche delle classi delle scuole primarie cornaredesi.
In Italia dai dati del Ministero (https://www.donailsangue.salute.gov.it/donaresangue/) sono 1.600.000 i donatori (5% della popolazione), ma non si è ancora tornati ai livelli pre-Covid ed in particolare sono diminuiti, rispetto al 2019, i nuovi donatori. Quello di donare sangue resta un atto che non solo è fondamentale per garantire al sistema sanitario nazionale un elemento essenziale per molte cure e per i casi di emergenza e le operazioni chirurgiche, ma che è anche utile al donatore che viene monitorato costantemente nel suo stato di salute. Speriamo che tanti altri giovani decidano di seguire l’esempio di Giulia.