Scappa da Kiev, salvata dai "genitori italiani"; altri bimbi intrappolati sotto le bombe
La ragazza è fuggita dall'Ucraina trovando ospitalità dalla famiglia che l'aveva già ospitata in passato. L'appello del Comitato accoglienza bambini di Chernobyl: "Stop alla guerra e corridoi umanitari sicuri per quei piccoli che non possono raggiungere Polonia e Slovacchia""
Scappa da Kiev e viene salvata dalla sua "mamma e papà italiani" di San Vittore Olona. L'appello: "Altri bimbi sotto le bombe".
Scappa da Kiev, la salva la sua "famiglia italiana"
E’ riuscita a fuggire da Kiev, capitale dell'Ucraina assediata dai bombardamenti, città in cui risiede, insieme a un’amica e al suo cagnolino. Ad attenderla, in Slovacchia, i suoi "genitori italiani" che oggi la stanno ospitando.
Lei è Nastia: oggi ha 24 anni; da quando ne aveva 9 e fino ai 18, è stata una dei bimbi ucraini ospitati dal Comitato accoglienza bambini di Chernobyl attivo a Cerro, San Vittore, Canegrate, Legnano, Castellanza e Rescaldina (che in questi giorni ha lanciato il suo appello per salvare quei bimbi e ragazzi che non riescono a raggiungere il confine con la Polonia o la Slovacchia e ha attivato una raccolta di aiuti umanitari) per la "vacanza terapeutica" dopo il disastro nucleare di Chernobyl del 1986. La sua "mamma e papà italiani" sono Antonella Bareggi, insegnante alle scuole elementari a San Vittore, e il marito Alfredo Morello: sanvittoresi, da qualche tempo abitano a Nizzolina. Loro, appena saputo della guerra, ad essersi subito messi a disposizione della loro ex bimba, oggi diventata grande. Nastia, l’amica e il cagnolino hanno lasciato la capitale dell’Ucraina: prima il treno, poi le tante ore in auto fino all’arrivo in Slovacchia dove ad attenderli c’erano Antonella e Alfredo che oggi hanno nuovamente spalancato le porte di casa loro ospitandole.
Il racconto della ragazza
"Non ci saremmo mai aspettati una cosa del genere - racconta Nastia, rispolverando il suo italiano imparato da piccola - Abito a Kiev, dove faccio l’infermiera. Sentivo che stava per succedere qualcosa. La mattina del 24 febbraio, e quella del giorno successivo, io e la ragazza con cui vivevo siamo state svegliate dal boato di due bombe; abbiamo visto nel cielo questo missile che esplodeva. La mattina, quando ho acceso il telefono, ho trovato tante telefonate: ho scoperto così che c’era la guerra. Non sapevamo cosa fare. Siamo state per lunghe ore nella metro di Kiev per ripararci: c’era tantissima gente, con bimbi e anche animali. Faceva freddissimo, non abbiamo potuto rimanerci a lungo perchè c’era il gelo. Da lì ho capito che era successo qualcosa di tremendo. Tornate in casa, ho dormito nella vasca da bagno: era il locale più sicuro, non avendo finestre. Era come vivere in un incubo".
Poi la decisione di scappare. Prima il pullman, poi 15 ore di treno, "siamo stati fortunati perchè il posto che dovevamo raggiungere è stato bombardato prima del nostro arrivo" ricorda Nastia, poi cinque ore di auto e l’arrivo in Slovacchia.
L'emozione della "famiglia italiana"
"Quando la sua famiglia le ha dato l’ok per partire, siamo partiti anche noi andandole incontro - racconta Alfredo - Abbiamo mollato tutto e ci siamo messi in auto: 1300 chilometri, facendo Slovenia, Ungheria e un pezzo di Slovacchia"; E Antonella aggiunge: "Era tutto surreale. Ma i messaggi delle famiglie del comitato, delle colleghe e degli amici ci hanno fatto sentire meno soli». Poi l’abbraccio con Nastia, l’amica e il quattrozampe e il ritorno in Italia. "Il mio sogno? Che questa guerra finisca subito - risponde Nastia - Vorrei svegliarmi ed essere nel mio letto, nella mia città, col mio lavoro. E scoprire che è stato solo un brutto sogno".
Antonella e Alfredo concludono: "L’abbiamo messa in salvo da quell’esplosione nucleare, ora dalle esplosioni della guerra. Vogliamo che tutto questo finisca e che resti solo un brutto ricordo".
Dal comitato rilanciano un appello, lo stesso lanciato già in diverse occasioni: «Questa guerra deve finire all’istante - afferma il presidente Marita Maggioni - Abbiamo bimbi ucraini che non possono scappare, sono intrappolati nei loro villaggi. Chiediamo alle istituzioni di intervenire: stop alla guerra subito e corridoi umanitari sicuri".