Commemorati a Robecchetto i partigiani rhodensi uccisi
Arrivati a Robecchetto con Induno con due pullman e numerose auto, i rhodensi hanno formato un lungo corteo aperto dal Corpo Musicale Cittadino Parrocchiale
Si è svolta nel pomeriggio di sabato 12 ottobre la commemorazione dei partigiani rhodensi Alfonso Chiminello, Alvaro Negri, Pasquale Perfetti, Luigi Zucca, fucilati a Robecchetto con Induno il 13 ottobre 1944 dopo atroci torture subite alla Casa del fascio di Rho, e di Cesare Belloni, unico sopravvissuto a quel terribile eccidio fascista. Grande la partecipazione dei rhodensi, tra cui alcuni parenti dei partigiani uccisi.
Commemorati a Robecchetto i partigiani rhodensi uccisi
Arrivati a Robecchetto con Induno con due pullman e numerose auto, i rhodensi hanno formato un lungo corteo aperto dal Corpo Musicale Cittadino Parrocchiale. Presenti il Sindaco Andrea Orlandi, il vicesindaco Maria Rita Vergani, gli assessori Paolo Bianchi ed Emiliana Brognoli, i consiglieri comunali Clelia La Palomenta e Vito Galliani, il presidente del Consiglio comunale Calogero Mancarella e una rappresentanza del Consiglio comunale dei ragazzi e delle ragazze. Accanto a loro, Sindaci e rappresentanti di alcuni Comuni del Rhodense oltre a numerosi esponenti di ANPI e ANED. Il commissario prefettizio Sabrina Pace non ha potuto essere presente per motivi di salute ma ha inviato i suoi saluti a nome della comunità locale di Robecchetto con Induno. Tante le bandiere della pace, una delle quali sorretta da alcuni studenti della scuola “Tommaso Grossi”, accompagnati dalla docente Roberta Di Rocco.
Lungo il Naviglio, dopo l’Inno di Mameli, gli interventi istituzionali introdotti da Paola Cupetti responsabile del Cerimoniale del Comune di Rho.
Le parole del presidente di Anpi
Il presidente di ANPI Rho, Mario Anzani, ha rievocato i fatti del 1944 rivolgendosi ai cinque partigiani:
“Ottant’anni fa le vostre giovani vite sono state falciate e i vostri sogni sono stati infranti dalla ferocia nazifascista. Sono passati ottant’anni ma la vostra città non vi ha dimenticato”. Quindi si è rivolto ai ragazzi presenti: “Ricordare la Resistenza e i suoi eroi significa avvalersi della storia per riflettere sulla natura della politica, sugli orrori che essa produce quando diventa aggressiva volontà di potenza, quando l’inumano cancella e annienta l’umano. Significa riflettere sul valore della libertà, della democrazia e della dignità umana, sulla loro vulnerabilità, posto che non sono date una volta per sempre… Nell’animo dei partigiani c’era lo speranzoso convincimento di aver combattuto l’ultimo conflitto in Europa e nel mondo. Non è così. La guerra deflagra in Ucraina e in Medio Oriente e bisogna fermare questo scenario di orrori, questa vergogna che calpesta l’umanità e il diritto internazionale…. Sapendo qual era il miraggio della Resistenza, noi verremmo meno ai suoi ideali se dovessimo rimanere inerti di fronte a una drammatica situazione che sta portando l’umanità intera sull’orlo del precipizio, con l’aggravarsi del rischio di una guerra mondiale nucleare. Siamo chiamati tutti a lottare con le armi della democrazia per un destino diverso”.
Federico Pioltini, di ANPI Turbigo, ha ricordato i 54 conflitti in corso nel mondo:
“Viviamo tempi spaventosi, che fanno paura. La speranza è legata alle nuove generazioni, ai ragazzi oggi qui con noi”. Gli studenti della secondaria di primo grado “Tommaso Grossi” accompagnati dalla docente Roberta Di Rocco hanno letto alcuni pensieri ricordando che “non c’è storia senza memoria” e che “donare la vita oltrepassa i limiti del tempo”.
Gli interventi dei sindaci di Robecchetto e Rho
Sono quindi intervenuti i Sindaci dei ragazzi dei due Comuni. Marisol Caka per Robecchetto ha evidenziato “il coraggio e il sacrificio dei partigiani che hanno dato la vita per garantire anche a noi liberà e democrazia”. Danilo Ragucci, alla guida del Consiglio comunale dei ragazzi e delle ragazze di Rho, ha così dichiarato: “Siamo onorati di essere qui a celebrare il coraggio di cinque giovani rhodensi che hanno dato la vita per difendere i loro ideali. Crediamo sia importante ricordare quanto accaduto e che oggi siano presenti tanti giovani, così che le nuove generazioni possano costruire un futuro migliore e libero da ogni sopruso. Ricordare i martiri di Robecchetto significa difendere i valori della pace, del dialogo e del rispetto. Noi per primi vogliamo portarli avanti nella nostra vita. Mai dare per scontata la libertà, lo fecero dopo la prima guerra mondiale ed è arrivato il fascismo”.
Nel suo discorso il Sindaco Andrea Orlandi si è rivolto agli ultimi nati a Rho, Wassim e Cecilia, dando voce ai cinque giovani partigiani caduti nel 1944:
“Cari Wassim e Cecilia,
oggi venite al mondo a Rho esattamente a ottant’anni da quel 13 ottobre 1944, giorno in cui la furia fascista ci ha portato fino a questo luogo sperduto e nascosto dove, dopo averci uccisi, ci buttarono nel Naviglio. La nostra storia inizia qualche anno prima quando, giovanissimi, abbiamo sognato di cambiare il mondo in cui vivevamo. Guardavamo dalle stanze delle nostre case quello che stava accadendo intorno a noi. Osservavamo ed eravamo sempre più preoccupati. Non volevamo che il mondo prendesse quella piega, volevamo cambiarlo quel mondo e ci siamo accorti che toccava a noi, non ad altri, farsi parte attiva del cambiamento. Ci hanno preso tutti e condotti alla Casa del Fascio, l’attuale caserma della Guardia di Finanza. Lì fummo torturati ripetutamente. Le nostre grida di dolore si sentivano fino alle case vicine dove abitavano le nostre famiglie. Abbiamo subito frustate, pugni nello stomaco, sputi, bastonate in faccia e percosse. Dopo queste torture eravamo diventati irriconoscibili, facevamo fatica anche a distinguerci tra di noi. Chissà quanti Alfonso, Alvaro, Pasquale, Luigi e Cesare vengono torturati e uccisi in questo momento. Chissà quanti 13 ottobre 1944 stanno accadendo ora mentre vi scriviamo. Ma noi consegniamo a voi la nostra testimonianza. Eravamo cinque giovani di umili origine, mossi da una voglia di cambiare il mondo che vinceva ogni cosa. Ogni tanto capita che tra noi ci chiediamo se ne sia valsa la pena. Se davvero anche grazie a noi il nostro Paese sia migliorato, se avremmo rifatto la scelta di aderire alla lotta partigiana, se davanti anche all’ultimo arresto saremmo rimasti fedeli senza parlare e rivelare ciò che sapevamo della lotta partigiana. Ce lo siamo chiesti spesso e la risposta è sempre stata Sì. Sì, perché il mondo è nostro, non è di qualcun altro. Sì, perché la scala di valori di una società non può che essere frutto di uno sforzo collettivo. Sì, perché ha voluto dire davvero onorare le istituzioni italiane che avevano perso la rotta negli anni di dittatura. Sì, perché la libertà e la democrazia sono essenziali per la vita di tutti. Sì, soprattutto perché voi Wassim e Cecilia, oggi potete godere di un mondo migliore. Forse è proprio questa la cosa che più ci conforta: sapere che voi oggi potete vivere in una società democratica e avere molta più possibilità di noi di combattere la guerra, di sognare la pace, di volere un mondo migliore. Mi raccomando, fatelo e non abbassate mai la guardia! Noi saremo al vostro fianco per trasformare l’attuale mondo pieno di guerra in un mondo di pace!”.