Dalle risse in stazione al ring: la storia di Momo
Il pugile Mohamed El Maghraby è allenato dal Boxe Club di Bollate ed è già un campione.
Dalle risse in stazione al ring: la storia di Momo. Il pugile Mohamed El Maghraby è allenato dal Boxe Club di Bollate ed è già un campione.
Dalle risse al ring
E’ l’attuale punta di diamante della palestra di Boxe Bollate di via Grasso e dimostra giorno dopo giorno quanto la buona volontà (e anche un po’ di fortuna) possono donare tanto ad una vita che aveva il finale già scritto.
Un passato difficile
"Ho vissuto in una famiglia, che come tante, con i genitori separati - ha raccontato il giovane - Mia mamma però è partita per l’Egitto con le mie sorelle e io sono stato portato in comunità. Quando ho compiuto 18 anni ero una persona diversa e avevo tanta rabbia dentro di me".
Il passato di Momo ha influenzato per diverso tempo la sua esistenza: "Bevevo, fumavo, vivevo una vita sregolata e se c’era l’occasione facevo a botte - ha ammesso il giovane - Ero in stazione a Monza, anni fa, quando ho difeso un ragazzo che stava per essere derubato. In un’altra occasione, fuori dalla discoteca, ho avuto un accesa discussione con i buttafuori e siamo arrivati alle mani". Fin quando non è stato notato da qualcuno della Boxe Bollate: "Mi hanno detto 'Perché non sfoghi tutta la tua rabbia sul ring?'".
"Sto puntando al titolo italiano"
E così è stato. Da quel momento Momo ha combattuto 44 match da dilettante e 3 da professionista, diventando un campione indiscusso: "Ho fatto il mio debutto tra i professionisti da meno di un anno, nella categoria medio massimo 79 chili - ha spiegato - Sto puntando al titolo italiano". Ha varcato le porte della palestra e per lui si è accesa la speranza: "Da quando ho conosciuto i miei maestri, Matteo e Marco Salvemini, la mia vita è cambiata - ha detto fermamente il pugile - Grazie alla palestra ho trovato due lavori, abito da solo. Ho l’autocontrollo e non mi metto più in situazioni critiche. Avevo una testa calda, non mi prendevo impegni a lungo termine".
Dalla sensazione di solitudine alla consapevolezza di essere entrato a far parte di una famiglia: «Io ero da solo - ha continuato - Qui ho trovato tutto, sicurezza, affetto, comprensione".
Un sogno ambizioso
Momo è ambizioso e punta in alto: "Il mio sogno? Diventare campione del mondo - dice senza esitare - Non credo che sia troppo credere di poterlo diventare. Ad esempio, un tempo non avrei mai creduto che la mia vita potesse cambiare a tal punto, ma non ho mai smesso di crederci. Ho colto l’occasione che mi si è presentata davanti e ho trovato la via d’uscita dai miei casini. Dopo ciò che è successo a me, penso solo ad una cosa: niente è impossibile".
L'ARTICOLO COMPLETO E' PRESENTE NELL'EDIZIONE DI SETTEGIORNI DEL 29 APRILE