Perché promuovere il benessere organizzativo significa tutelare anche la salute psicologica dei lavoratori

Quando ci si riferisce alla sicurezza sul lavoro troppo spesso ci si concentra in modo esclusivo sugli aspetti fisici: l’uso di dispositivi di protezione individuale (DPI), la segnaletica, le norme antincendio. Ma la vera rivoluzione delle imprese moderne passa attraverso un concetto più ampio e profondo: il benessere organizzativo, che include anche la tutela psicologica del proprio staff.
Cosa si intende con benessere organizzativo
Il benessere organizzativo è la capacità dell’organizzazione di promuovere e mantenere il benessere fisico, mentale e sociale dei lavoratori all’interno dell’ambiente professionale. Molte aziende ne hanno compreso l’importanza inserendo strategie capaci di orientare tutti in questa direzione consapevoli di come questo si rifletta sulla produttività e sul clima aziendale.
Tra gli indicatori da considerare, oltre alla qualità delle relazioni interpersonali tra colleghi e con i responsabili, rientrano l’equilibrio tra vita professione e vita privata, il senso di autorealizzazione, la percezione di equità e il senso di appartenenza. Attenzione invece a segnali d’allarme come il crescente desiderio di cambiare lavoro, la sensazione di non essere valorizzati, episodi di mobbing o altre forme ricorrenti di tensione e disagio.
Secondo gli esperti, per poter raggiungere un buon equilibrio psicofisico è importante che l’orario sia flessibile e sostenibile, che il carico di lavoro sia commisurato allo stipendio, che la pianificazione dei compiti sia chiara e che ci possano essere opportunità di carriera meritocratiche.
La tutela psicologica rientra nel benessere organizzativo
Includere la salute psicologica nella cultura aziendale significa valorizzare ogni individuo, dal lavoratore al top management. Questo approccio offre numerosi benefici concreti: favorisce comportamenti sicuri incidendo sulla riduzione degli infortuni, riduce l’assenteismo ed il turnover, migliora il clima aziendale con un riflesso concreto sulla produttività.
Investire in questa direzione rende l’impresa un luogo dove le persone desiderano restare e crescere professionalmente.
E’ importante sottolineare che il decreto legislativo 81/08 impone una tutela dei lavoratori che include sia gli aspetti fisici sia quelli psicologici, e riconosce i rischi psicosociali tra quelli oggetto di valutazione e prevenzione da parte del datore di lavoro.
Si aggiunge poi la legge 4/2021 che ratifica la Convezione ILO n.190 sulla violenza e le molestie nei luoghi di lavoro, rafforzando il quadro normativo nazionale per la tutela della dignità e della salute psicologica dei lavoratori. Accanto a questa, la norma internazionale ISO 45003:2021 fornisce ulteriori linee guida per la gestione dei rischi psicosociali e per l’integrazione della salute mentale nei sistemi di gestione della salute e sicurezza sul lavoro. Sebbene non obbligatoria, rappresenta uno standard di riferimento per le organizzazioni che vogliono promuovere ambienti di lavoro psicologicamente sani.
Al di là di obblighi e norme, c’è la necessità concreta di prendersi cura delle persone.
Ignorare tutto ciò non è solo una mancanza etica ma soprattutto un errore strategico. È stato dimostrato che lo stress sul lavoro, il burnout e i conflitti interpersonali si riflettono negativamente sul clima aziendale, sulla produttività e sulla capacità di mantenere alta l’attenzione, aumento il rischio di errori e di comportamenti non sicuri.
Promuovere una solida cultura della sicurezza significa intervenire in modo preventivo, lavorando sulla percezione del rischio, sulla responsabilizzazione individuale e sulla collaborazione tra colleghi. Attenzione anche all’aspetto della formazione che troppo spesso viene trascurata: acquisire soft skill quali comunicare efficacemente, gestire lo stress e sviluppare l’intelligenza emotiva aiuta a creare un clima disteso, consapevole e rispettoso.
Benessere organizzativo: l’importanza di una consulenza
Chiedere il supporto di esperti del benessere organizzativo come Ceper, può far la differenza: attraverso una consulenza personalizzata si utilizzano modelli e strumenti scientificamente validati e linee guida internazionali per costruire ambienti di lavoro sicuri, inclusivi e psicologicamente sani. L’obiettivo? Non solo prevenire il disagio, ma promuovere attivamente il benessere.
Insomma, mentre il lavoro risulta sempre più complesso e i casi di burnout aumentano, tutelare la salute psicologica del proprio team quanto quella fisica è imprescindibile. Per farlo, il benessere organizzativo è fondamentale.