Il ruolo dello stipendio nell’attrarre talenti: i consigli dell’headhunter

Il ruolo dello stipendio nell’attrarre talenti: i consigli dell’headhunter
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Un tempo lo si dava quasi per scontato: per attirare i migliori talenti e costruire così dei team di qualità per la propria impresa, l’offerta di buone retribuzioni costituiva l’elemento fondamentale. Successivamente, negli anni più recenti, è stato messo in luce quanto quello della retribuzione fosse solamente uno dei driver per attirare professionisti qualificati. Diverse indagini, condotte a livello nazionale e internazionale, hanno per esempio sottolineato l’importanza di garantire ai propri dipendenti flessibilità crescenti e sapienti politiche di welfare aziendali, così da facilitare l’equilibrio tra vita personale e professionale. 

E ancora, è stato dimostrato come le imprese, per rendersi attrattive, debbano essere in grado di proporre ai potenziali candidati dei valori in cui identificarsi, nonché concrete opportunità di formazione e di crescita. Ma se è vero che approfondire elementi come questi permette agli imprenditori di attrarre più efficacemente nuovi talenti, è altrettanto certo che non si può e non si deve trascurare il fattore stipendio, elemento che non viene oscurato dalle altre esigenze dei lavoratori. «Possiamo affermare che negli ultimi anni l’importanza di altri elementi attrattivi è divenuta sempre più evidente, senza però scalfire la centralità della retribuzione» spiegano gli headhunter di Adami & Associati, società di ricerca e selezione del personale di Milano, aggiungendo che «la retribuzione risulta essere un aspetto sensibile per i candidati, soprattutto qui a Milano, nella consapevolezza che il capoluogo lombardo presenta un costo della vita concretamente superiore rispetto alla media delle altre aree metropolitane italiane». 

In un contesto in cui la difficoltà di reclutamento si attesta ormai fisiologicamente al di sopra del 45%, dunque, le imprese sono spesso chiamate a ripensare le proprie leve di attrattività dei talenti, sapendo peraltro, come sottolineano i cacciatori di teste di Adami & Associati, che «un buon stipendio non supporta solo la talent attraction, ma anche la retention, aiutando cioè a trattenere in azienda i migliori talenti».

Qualcosa peraltro ha già iniziato a muoversi: tenendo in considerazione pericolosi fattori come gli aumenti delle dimissioni volontarie, la difficoltà di reclutamento e l’insoddisfazione di tanti lavoratori, le imprese lombarde hanno messo a budget nel 2025 un incremento retributivo pari al +3,1%, con percentuali che si muovono tra il +3% degli operai e il +3,4% relativo a impiegati e dirigenti (secondo le stime di Confindustria Milano). Pur di fronte a questi numeri, sono tantissimi i professionisti che lamentano retribuzioni troppo basse e la difficoltà nel ricevere aumenti; trascurare questo diffuso sentimento potrebbe essere molto pericoloso per imprese di qualsiasi dimensione. 

«Milano è la città dei grandi player nazionali e internazionali, e il suo ecosistema di startup innnovative e multinazionali è visto da molti talenti come la meta ideale per la propria carriera professionale» spiegano gli head hunter «ma è anche una città in cui la competizione per assicurarsi nuovi talenti è ai livelli massimi: affidarsi a una società di headhunting è premiante, per elevare la qualità e l’efficacia del processo di ricerca e selezione del personale e per non farsi rallentare dalla difficoltà di reclutamento».