la lettera di 200 sindaci lombardi

Tagli ai Comuni dal Governo: no del sindaco di Rho e Legnano

I Sindaci chiedono con forza “che queste risorse, essenziali per finanziare la Spesa Corrente, quella che impatta più direttamente in termini di servizi e prestazioni sulla cittadinanza, non siano ridotte"

Tagli ai Comuni dal Governo: no del sindaco di Rho e Legnano
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Ci sono anche i sindaci di Legnano e Rho fra i 208 primi cittadini lombardi che hanno sottoscritto la lettera inviata ai Ministri Piantedosi e Giorgetti per chiedere uno stop ai tagli previsti per le spese correnti nei comuni italiani.

Tagli ai Comuni: no del sindaco di Rho e Legnano

Anche il sindaco di Legnano Lorenzo Radice è fra gli oltre duecento primi cittadini della Lombardia firmatari della lettera inviata oggi ai ministri dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti e dell’Interno Matteo Piantedosi per dire no ai tagli delle risorse ai Comuni previste nello schema di decreto ministeriale. I tagli, quantificabili per i Comuni della Lombardia in 47 milioni di euro per il solo 2024 e in 200 milioni di euro per il quinquennio 2024 – 2028, per Legnano valgono 224mila euro per il 2024 e superano il milione 128mila euro nell’arco dei cinque anni.

«Questi tagli prospettati dal Governo vanno ad aggredire la carne viva della nostra comunità, ossia le risorse che finanziano quella spesa corrente che, negli ultimi anni, sta scontando gli effetti di una vera e propria emergenza educativa e socio-assistenziale -spiega Radice-, proprio quella spesa corrente che, per i Comuni, è stata progressivamente ridotta e che oggi è ai limiti della sopportabilità. Un ulteriore taglio, in altre parole, ci impedirebbe di coprire quei costi sociali che stanno drenando dai bilanci risorse impensabili fino a qualche anno fa e che riflettono l’invecchiamento della popolazione, la crescita della non autosufficienza e, soprattutto, l’infragilimento delle reti familiari, da cui consegue un aumento del carico per i servizi di educativa scolastica e per la protezione dei minori. Sottrarre ulteriori risorse comporterebbe, inevitabilmente, ricadute, in termini di minori servizi e prestazioni, che, come sindaco con una forte e precisa responsabilità nei confronti della comunità che amministro, non considero sostenibili. Come sindaci, e penso che questo sia un atteggiamento responsabile, non chiediamo al Governo risorse supplementari, che pure ci servirebbero, ma che almeno ci siano lasciate quelle attuali per essere nelle condizioni di lavorare per i nostri cittadini. In via subordinata, come sindaci, chiediamo una maggior flessibilità nella redazione del bilancio, che può significare uso dell’avanzo per spesa sociale o riduzione % degli accantonamenti FCDE o altro, che ci permetta di fronteggiare lo scenario drammatico che questi tagli comporteranno per i prossimi 5 anni e che tali tagli non si applichino già a partire dall’anno in corso».

Un aumento per Legnano di 330mila euro

In numeri la Spesa sociale a Legnano (che complessivamente supera gli 11 milioni di euro) per far fronte alle esigenze di minori, disabili, anziani e di educativa scolastica, è cresciuta, rispetto al 2023, di oltre 330mila euro. Questo incremento si inserisce in un quadro di criticità per gli equilibri contabili dei Comuni che, a partire dal 2020, ha visto le amministrazioni comunali affrontare gli effetti di un’inflazione galoppante e di un incremento dei prezzi per le materie energetiche; gli aumenti contrattuali dovuti al personale comunale e quello delle cooperative sociali, i soggetti che assicurano gran parte dei servizi sociali, educativi e assistenziali nei sistemi di welfare delle comunità locali.
«Ma c’è di più -conclude Radice-; oggi siamo di fronte a uno scenario inedito, quello originatosi a seguito dell’emergenza pandemica e che ci ha visto, come tanti altri Comuni, intercettare e mettere a terra le risorse a valere sui fondi PNRR. A Legnano stiamo realizzando opere utilizzando quasi 20 milioni di euro di risorse PNRR su scuole, palestre, centri civici e sportivi ben consapevoli che non riceveremo risorse aggiuntive per la gestione di nuovi servizi e che dovremo organizzare il bilancio per essere pronti, dal 2026, ad affrontare una nuova sfida: erogare più servizi senza incrementare la spesa corrente. Una sfida che diventa difficile come scalare una montagna con una pietra al collo a fronte dei tagli prospettati dal Governo su risorse indispensabili per la gestione di quel patrimonio immobiliare che abbiamo riqualificato ed efficientato sotto il profilo energetico per offrire più servizi alla cittadinanza, per aumentare la sostenibilità ambientale, ma anche la coesione e l’inclusione sociale nelle nostre comunità. Da qui l’assoluta necessità di non procedere a ulteriori tagli: solo così gli investimenti che Legnano e gli altri Comuni stanno attuando attraverso il PNRR faranno veramente ripartire la Lombardia e l’Italia. Diversamente, rischieremo di trovarci tante opere nuove di zecca che risulteranno “scatole vuote” dentro le quali non potremo dare i servizi attesi dai cittadini, come chi possiede una bellissima macchina che non riesce a rifornire di carburante».

Il sostegno anche del sindaco di Rho, Orlandi

Il Sindaco Andrea Orlandi ha sottoscritto la lettera rivolta al ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e, per conoscenza, al presidente della Commissione permanente del Senato Finanze e tesoro, Massimo Garavaglia; al presidente della Commissione permanente della Camera – Finanze, Marco Osnato; al Responsabile Finanze Locali dell’ANCI Alessandro Canelli. Al centro dell’attenzione il taglio ai finanziamenti dello Stato agli enti locali.

I Comuni evidenziano i loro sforzi “per intercettare quella irripetibile occasione di sviluppo per i nostri territori rappresentata dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza” nel rispetto delle tempistiche indicate. Evidenziano “il grande lavoro delle strutture comunali, sottoposte a carichi lavorativi mai visti in precedenza, con organici già sottodimensionati e rimasti, nella sostanza, invariati”.

“Come Comuni – scrivono i Sindaci - abbiamo affrontato un investimento sulle strutture (scuole, palestre, centri civici e sportivi, ecc.) consapevoli che non avremmo avuto risorse aggiuntive per la gestione di nuovi servizi e che avremmo dovuto organizzare i nostri bilanci comunali per essere pronti, dal 2026 a questa nuova sfida: più servizi senza incremento della spesa corrente. Dal 2020 a oggi abbiamo fronteggiato, come tutto il Paese, un’inflazione galoppante e un incremento dei prezzi per le materie energetiche che non sono più ritornati ai valori pre-crisi Ucraina; inoltre stiamo gestendo aumenti contrattuali dovuti al personale comunale e a quello delle cooperative sociali. La spesa sociale nei nostri Comuni è letteralmente esplosa nel corso degli ultimi anni: l’invecchiamento della popolazione, la crescita della non autosufficienza, e soprattutto l’infragilimento delle reti familiari col conseguente aumento del carico per servizi di educativa scolastica e per la protezione dei minori sta drenando risorse impensabili fino a qualche anno fa dai nostri bilanci”.

Tutto questo ha generato “una vera e propria emergenza educativa e socioassistenziale che si sta riversando sui nostri Enti: i cui bilanci - già oggi - sono oltre il limite della capacità di assorbire ulteriori incrementi di domanda (e di conseguente spesa)”.

Tagli delle risorse per servizi fondamentali

I Sindaci non negano di avere ricevuto in passato “risposte e fondi specifici per affrontare le fasi più acute della crisi e degli incrementi di costi” ma dichiarano di trovarsi davanti a uno “scenario nuovo”:

“A fronte di uno sforzo condiviso per far ripartire il Paese, oggi vediamo tagliate risorse essenziali per portare avanti un’ordinata attività amministrativa nei nostri Comuni Lombardi. I tagli previsti dallo schema di decreto ministeriale, recante riparto del contributo alla finanza pubblica previsto dall’articolo 1, comma 533, della legge 30 dicembre 2023, n. 213, pari a 250 milioni di euro annui per ciascuno degli anni dal 2024 al 2028, di cui 200 milioni di euro annui a carico dei comuni e 50 milioni di euro annui a carico delle province e delle città metropolitane, comporta un taglio alla carne viva delle nostre comunità. Gli schemi che stanno circolando prevedono per il solo 2024 quasi 47 milioni di euro di taglio netto ai Comuni Lombardi. Sono risorse necessarie, anzi vitali, per la tenuta del Titolo I dei nostri bilanci e dell’equilibrio contabile dei nostri Enti”.

I Sindaci chiedono con forza “che queste risorse, essenziali per finanziare la Spesa Corrente, quella che impatta più direttamente in termini di servizi e prestazioni sulla cittadinanza, non siano ridotte, come prevede il Piano dei tagli per i prossimi cinque anni”. Scrivono: “L’alternativa, che non vorremmo mai e poi mai prendere in considerazione è, tagliare i servizi e aumentare le tariffe, gravando così sui cittadini. Tagli e aumenti che dovremo motivare, spiegando ai cittadini in termini chiari come, a fronte di spese aumentate per dar loro servizi essenziali, le risorse vengano drasticamente ridotte per scelte che hanno luogo lontano dalle nostre comunità Lombarde. Non vorremmo che questa fosse l’autonomia che residua ai Comuni: tagliare e far pagare di più i cittadini”.

Gli altri timori dei sindaci

Altro timore riguarda la possibilità di generare disavanzo nei bilanci:

“Da lombardi, crediamo che sarebbe una ferita rispetto alla storica capacità di gestire in autonomia la tenuta sociale e lo sviluppo delle nostre comunità. Servirebbero risorse aggiuntive: responsabilmente, per il bene della finanza pubblica, non chiediamo che ci siano date ma almeno che ci vengano lasciate quelle attuali. O almeno che vengano date possibilità di flessibilità nella redazione dei nostri bilanci per i prossimi 5 anni (uso dell’avanzo per spesa sociale; riduzione % accantonamenti FCDE; ecc.) tali da consentirci di fronteggiare lo scenario drammatico che questi tagli comporteranno per i prossimi 5 anni e che tali tagli non si applichino già a partire dall’anno in corso”.

La spesa corrente è stata già ridotta. L’uso dell’avanzo di amministrazione diviene sempre più difficile. Un ulteriore taglio comporterebbe, inevitabilmente, ricadute che i Sindaci considerano “non più sostenibili”.

La conclusione evidenzia la volontà di continuare a essere Comuni virtuosi e a non incappare in difficoltà gestionali: “Dateci la possibilità di non mortificare i nostri cittadini e di garantire i servizi come abbiamo fatto - con enormi sacrifici - negli ultimi anni. Solo così gli investimenti che stiamo attuando attraverso il PNRR faranno ripartire la Lombardia e l’Italia”.

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