Dazi al 15% per gli Stati Uniti, Confcommercio: "Meno incertezze ma export più caro"
L’export complessivo verso gli Stati Uniti (dati al primo trimestre 2025) da Milano, Monza Brianza, Lodi è stato di 2 miliardi e 70 milioni di euro

La combinazione dazi al 15% sui prodotti esportati negli Usa-deprezzamento del dollaro (che, dall’avvio della presidenza Trump ha perso il 13% del suo valore rispetto all’euro) porterà a un incremento dei prezzi dei beni che - da Milano, Monza Brianza, Lodi - saranno destinati agli Stati Uniti.
Dazi al 15% per gli Stati Uniti, Confcommercio: "Meno incertezze ma export più caro"
Va, infatti, considerato il dazio medio totale, con la svalutazione del dollaro, che graverà sull’Italia in virtù dell’accordo fra Stati Uniti ed Unione Europea: attorno al 21% (dato Ispi).
L’export complessivo verso gli Stati Uniti (dati al primo trimestre 2025) da Milano, Monza Brianza, Lodi è stato di 2 miliardi e 70 milioni di euro: quasi l’87% dalla Città metropolitana di Milano, il 12% da Monza Brianza, l’1% da Lodi. Un export in calo rispetto al quarto trimestre 2024 (a doppia cifra – 25,1% da Monza Brianza e – 12% per Lodi. Decremento del 2,2% dalla Città metropolitana di Milano). Nell’export verso gli Usa da Milano e Città metropolitana prevalgono gli articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (405 milioni di euro) seguiti dai prodotti tessili, abbigliamento, pelli e accessori (394 milioni di euro). Anche da Monza Brianza si esportano negli States soprattutto articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (54 milioni di euro) mentre dalla provincia di Lodi le esportazioni riguardano soprattutto prodotti alimentari, bevande, tabacco (4 milioni di euro).
Su Milano e Monza Brianza l’aumento dei prezzi dei prodotti esportati non dovrebbe avere particolari conseguenze sul mercato americano perché riguarda l’export in settori innovativi e ad alto valore aggiunto, quindi beni difficilmente sostituibili. Potrebbe soffrire di più il comparto del tessile, abbigliamento ed accessori, soprattutto per i prodotti di fascia media. Più esposto a rischio di contrazione del mercato, invece, l’export alimentare dalla provincia di Lodi. In questo caso, soprattutto se la tariffa del 15% andasse ad aggiungersi ai dazi preesistenti, l’impatto sarebbe rilevante. Va però anche considerato che la percentuale dei beni esportati negli Usa sul totale dell’export Lodigiano è complessivamente limitata (0,8%).
Le importazioni dagli Usa, in assenza di dazi europei come previsto dall’accordo, non causeranno per Milano, Monza Brianza, Lodi variazioni significative con conseguenze sui prezzi.
L'analisi di importazioni ed esportazioni
Esportazioni ed importazioni con gli Usa: la scheda di sintesi del Centro Studi Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza.
“L’intesa di massima che pone le basi per un accordo commerciale tra Usa e Ue – afferma Riccardo Garosci, presidente Aice (Associazione italiana commercio estero) e vicepresidente Confcommercio e Confcommercio MiLoMB per l’internazionalizzazione - deve essere accolta con favore, in quanto fattore di certezza e stabilità su cui rimodulare i flussi di import e di export. Una guerra commerciale avrebbe comportato conseguenze molto più gravi per le imprese e l’occupazione. Con un dazio di almeno il 30%, il commercio con gli Stati Uniti di fatto si sarebbe fermato”.
“Difficile, però – prosegue Garosci - esprimere totale soddisfazione. Un impatto negativo sul nostro export è inevitabile. Bisogna conoscere i dettagli dell’accordo per comprendere quali siano i prodotti esentati dai dazi. E sarà soprattutto importante avere conferma che la soglia dei dazi livellati al 15 per cento sulle merci europee da esportare negli Stati Uniti comprenda i dazi preesistenti. Se così non fosse, le tariffe a carico di diversi prodotti, soprattutto per i beni di consumo, sarebbero difficilmente sostenibili. Senza oltretutto contare la situazione, al momento non chiarita, su acciaio e alluminio (con i dazi al 50%). Il tutto in uno scenario di incremento globale delle misure protezionistiche che rendono ancora più complessa la ricerca di opportunità su altri mercati esteri, soprattutto per le pmi esportatrici”.
Non è, infine, assolutamente da trascurare l’impatto potenzialmente importante sul mercato europeo che avrà il cosiddetto fenomeno della deviazione commerciale causata dai dazi Usa: “Il mercato più vicino a quello americano in termini di composizione della domanda è, infatti, quello europeo – spiega Garosci - Molti prodotti provenienti da Paesi terzi - Cina in primis, ma anche Regno Unito, India, Turchia - in passato destinati agli Usa si riverseranno sul mercato comunitario provocando eccessi di offerta e maggiore concorrenza per le nostre imprese”.