Serata speciale sulla storia della festa di Sant’Antonio
Percorso storico per raccontare le vicende e le tradizioni locali di un tempo
Un momento informativo per ripercorrere tutte le tappe della festa di Sant’Antonio Abate a Garbagnate Milanese tra benedizioni e falò nei primi del secolo.
Serata speciale sulla storia della festa di Sant’Antonio
Abitudini e riti pagani di un paese che oggi non c’è più. Questo è stato il tema della serata informativa di giovedì 16 gennaio nella sala meeting di Corte Valenti dal titolo “La Tradizione di Sant’Antonio a Garbagnate”. Uno spaccato della società garbagnatese dei primi anni del ‘900 per illustrare come gli abitanti, per la maggior parte contadini e manovali, agivano e festeggiavano la ricorrenza del 17 di gennaio. Relatore Giorgio Montrasi ingegnere avvezzo a muoversi con disinvoltura tra gli archivi storici delle chiese e dei comuni delle Groane. Con lui in cattedra la professoressa di storia Claudia Banfi, entrambi assistiti dalla musicalità delle poesia in dialetto milanese recitate da Emilia Ceriani.
Le origini del vecchio paese
Tra la fine dell’800 fino agli anni 40 la festa di Sant’Antonio Abate era molto sentita quasi come se fosse oggi il Capodanno. Le tradizioni erano in sostanza due: la benedizione degli animali e il grande Falò da accendere la sera nei cortili. Non era facile perché la legna da reperire era difficile.
"Il paese era idealmente diviso in due fazioni con il nord che sfidava il sud ad impegnarsi in una gara a chi realizzata il falò più grande - ha spiegato Montrasi - ogni famiglia delle 16 corti di Garbagnate realizzava un piccolo falò per pura scaramanzia ma ogni famiglia (in genere i padri e i figli maschi) contribuivano a costruire con legna quello grande in un cortile centrale o una piazza pubblica: davanti all’attuale Santuario oppure presso piazza Della Croce. A sud del paese, al Siolo, ci si muoveva allo stesso modo realizzando un stesso esemplare gareggiando con il primo. Attorno al Falò si usava cantare e danzare fino alle tre di notte".
Il rito durante la benedizione
Secondo rito tradizionale era la benedizione degli animali che veniva svolta dal parroco con altri sacerdoti davanti alla principale chiesa. Gli abitanti portavano alcuni animali perché convinti che la santificazione li avrebbe conservati in salute. Una fede mista a bigottismo e tradizione. Emilia Ceriani ha letto le poesie che anticamente venivano recitate durante questa ricorrenza. In queste filastrocche venivano ricordati volti, monumenti e santi disposti nel paese. In alcune poesie del '900 si rinviene la parola Baciocch che aveva il significato di paesano bonaccione. Titolo poi fatto proprio dall’associazione garbagnatese nata nel 1981.