LEGNANO

Roberta Raschellà è la chitarrista nel musical dei Queen

La famosa musicista è nella band che accompagna lo spettacolo: "Voglio migliorarmi sempre. Ai giovani dico: studiate sempre e tanto e non limitatevi ai video on line"

Roberta Raschellà è la chitarrista nel musical dei Queen
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Roberta Raschellà, nota chitarrista di Legnano, è nella band del musical dei Queen.

Roberta Raschellà in "We will rock you"

Roberta Raschellà è una delle migliori chitarriste in circolazione. E' di Legnano ed è stata confermata nella band che suona dal vivo nel musical "We will rock you" sulla celebre band dei Queen, guidata dal grande Freddie Mercury. Docente delle 6 corde, la chitarrista sarà impegnata nella tournee dello spettacolo che fino al 12 febbraio 2023 sarà al Teatro Nazionale di Milano (un grande successo la prima di giovedì 2) per poi girare l'Italia.

L'intervista

Abbiamo parlato con Roberta, chiedendole della sua esperienza nel musical e il suo lavoro per ottenere il suono di Brian May, mitico chitarrista della band inglese.

- Come state vivendo questo ritorno sulle scene e tu l'esperienza di essere di nuovo nella band di questo grande musical?

"Ricordo le stagioni precedenti, delle bellissime esperienze, sempre tutti insieme nei vari spostamenti per i tour. Non posso non ricordare quel clima di bella unione tra cast, band e tutto lo staff, una vera e propria famiglia. La band siamo sempre noi, squadra che vince non si cambia! Andando in tour e girando molto è fondamentale stare bene tra di noi ed è sempre stupendo. Sicuramente al mio primo anno nel musical ho dovuto fare una ricerca sonora, per quel che mi riguarda, per avvicinarmi quanto più possibile ai suoni di Brian May; quest'anno, dopo due stagioni fatte, mi sono detta: provo ad arrivare al suo suono in un altro modo. Mi spiego meglio: nelle prime due stagioni suonavo la Red Special, replica della chitarra di Brian May, che però ora ho abbandonato. Il motivo? Una mia sfida, dovuta al mio volermi sempre mettere in gioco. Voglio fare una ricerca nuova: l'idea è ovviamente quella di arrivare ai suoi suoni ma con una chitarra diversa. Collaboro col marchio D'Angelico, ho due chitarre, di cui una con una modifica proprio come ha fatto Brian May sulla sua, con la controfase di pick up e quant'altro. C'è stato anche un lavoro con Sens Guitar Amp, liutaio di Varese, per modificare il circuito della chitarra e cercare così di avvicinarmi sempre di più alle sonorità dei Queen. Insomma, per quest'anno la sfida sarà questa! C'è da lavorare un po' ma sono contenta. So che magari tanti fan non digeriranno la mia scelta di abbandonare la Red Special ma ci sta. Brian May è sempre lui, anche con la Red Special io non sono lui! Credo che anche Brian mi 'perdonerà' questa decisione".

- Cosa vi aspettate ora col ritorno delle persone a teatro dopo le limitazioni Covid?

"Mi aspetto una grande presenza in teatro. C'è tanta voglia, soprattutto dopo 3 anni di pausa. Lo spettacolo è sempre andato bene e funziona. C'è una gran voglia di vedere e vivere l'arte dal vivo".

-  Come hai vissuto professionalmente  e artisticamente gli anni del lockdown e delle limitazioni Covid?

"Da un lato il primo lockdown l'ho vissuto benissimo: arrivavo da due anni di tour, eravamo sempre in giro. Il fatto di essere a casa, di vivermela era qualcosa che non avevo mai fatto. E mi sono detta. Beh, ogni tanto non è così male gustarsela, guardandosi un film, con la copertina sul divano. Inzialmente quindi è andata bene perchè avevo ritrovato i miei spazi, una vita privata. Poi è chiaro, tutto è stato molto difficile perchè il nostro lavoro è stato super penalizzato. Ma ho anche avuto modo di ristrutturare la mia scuola, di reinventarmi le lezioni e diverse molte altre cose. E dopo tre anni così difficili, il fatto che sia 'sopravvissuta' e faccia ancora questo lavoro mi fa dire di essere fortunata. Tanti colleghi invece hanno dovuto cambiare mestiere. Io sono ancora in giro, sto suonando e va bene così".

- Veniamo ai Queen. Con l'uscita del film "Bohemian Rhapsody", sulla band, tanti giovanissimi hanno scoperto i brani di questo gruppo. Sarà così anche per il musical?

"Il musical ha funzionato anche per via del film, quello di vedere un pubblico giovane è qualcosa di bello e di nuovo che continua ad esserci. Questi anni di stop, dove abbiamo vissuto dietro a un pc o a un cellulare, senza una comunicazione reale, da una parte hanno amplificato il lavoro in smart working e le lezioni on line, dall'altra hanno fatto venire fuori la voglia di viversi qualcosa d reale. Secondo me ci sarà un bel riscontro anche in teatro proprio per questo".

- Abbiamo capito che sei una persona che ama mettersi in discussione. Quali i tuoi obiettivi?

"La mia parola d'ordine è migliorarsi sempre. Non riesco a fare sempre la stessa cosa. Ho rinunciato a un grossissimo lavoro in America perchè per 2 anni avrei dovuto fare tutti i giorni la stessa cosa: secondo me questo è ammazzare l'arte. Ho bisogno di fare cose nuove, di mettermi in gioco appunto, di studiare. Ora collaboro con Mediaset e Rai perchè scrivo delle musiche, il mio obiettivo è sempre quello di crescere a livello artistico. Quindi, studiare sempre e approfondire, ma anche cambiare. Ci si evolve: oggi, oltre allo strumento, mi dedico anche all'arrangiamento, alla scrittura. Questo nel nostro lavoro è fondamentale".

- Che consigli di senti di dare ai giovani chitarristi?

"Di studiare. E tantissimo. Oggi il mondo dei social è una potenza incredibile ma dà anche un'apparenza incredibile. Spesso i ragazzi imparano solo l'assolo di una canzone piuttosto che l'intero brano solo per mettere il video on line. Il problema è che poi, quando vengono chiamati a lavorare perchè è stato visto il loro video, non sono in grado. Questo è successo veramente Quindi bisogna studiare, suonare perchè ti piace e non per dimostrare qualcosa a qualcuno. A loro dire: segliete questa cosa perchè vi piace e ve la sentite dentro e non perchè devi mettere il video e farti dire che sei bravo. Deve piacere a te, punto. Se poi ti piace e lo fai bene, funzionerà".

- Hai studiato a fondo il sound di Brian May. Che chitarrista è come hai impostato il tuo lavoro? L'hai mai conosciuto di persona?

"Il primo anno di musical ho studiato tantissimo il suo setup, quindi la sua chitarra, pedaliera, circuiti. Mi sono ovviamente procurata il suo strumento, la chitarra Red Special, per capire quel mondo e quella sonorità. E' andata bene, capendo tanto su d lui e sul suo modo di suonare. Quello che Brian May insegna è quello di tirare fuori il meglio da quello che si ha. La sua chitarra se l'è costruita da solo, così come il suo suono perchè non aveva la possibilità di acquistarsene una. Questo si collega con quanto abbiamo detto prima sui giovani che suonano: quando non hai la possibilità ma un grande desiderio, un grande amore, ecco che il modo lo trovi. E Brian ha fatto davvero così, l'ha fatto in maniera talmente forte da diventare una leggenda, un'icona. Il suo suono è diventato un marchio di fabbrica. Personalmente non l'ho mai incontrato, so che ha visto alcune nostre cose e gli sono piaciute. Come musical per noi è giusto avvicinarsi e riprodurre la loro musica ma, così come nelle voci, non vogliamo arrivare a un'imitazione: è un tributo fatto col massimo rispetto, con una grande ricerca sonora".

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