Il progetto ecosostenibile e solidale del talento abbiatense

La speciale clinica delle bambole di Rebecca. FOTO

L'abbiatense Rebecca Di Biagio ripara le Barbie e le dà in adozione: “Progetto ecosostenibile ed inclusivo, sogno di portare le mie creazioni nei reparti pediatrici degli ospedali”

La speciale clinica delle bambole di Rebecca. FOTO
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L'abbiatense Rebecca Di Biagio ripara le Barbie e le dà in adozione: “Progetto ecosostenibile ed inclusivo, sogno di portare le mie creazioni nei reparti pediatrici degli ospedali”

La speciale clinica delle bambole di Rebecca

Un successo rapido, travolgente e inaspettato: quando appena tre settimane fa Rebecca Di Biagio ha fatto circolare in rete i suoi primi lavori, non poteva immaginare che il suo progetto #adottaunabarbie avrebbe conquistato in così breve tempo la ribalta di programmi televisivi e testate nazionali, suscitando interesse e curiosità virali. La reazione della 30enne abbiatense? Alzare ancora più in alto l'asticella, trasformando l'iniziativa in un vero laboratorio sociale.

Tutto è iniziato dalla volontà di mettere alla prova la propria innata creatività come «doll maker». E l'occasione per cimentarsi si è concretizzata quando una nipotina ha chiesto a zia Rebecca di ripararle una Barbie, alla quale il fratellino aveva tagliato i capelli. Rebecca non le ha solo creato una parrucca sostitutiva, ma ha anche donato alla bambola un vestito e scarpe nuove. Un gesto apparentemente semplice, ma dietro al quale Rebecca ha capito esserci molto di più. Un modo di incanalare la propria creatività in un processo con al centro i valori del recupero e del riciclo di materiali usati, e con la possibilità di dare nuova vita e personalità a un personaggio che è da sempre anche espressione di moda e stile. Non ultimo, restituendo in dono a una bambina un giocattolo trasformato in un pezzo unico e speciale.

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Desiderosa di approfondire la sua intuizione, Rebecca si è rivolta ai social. Ed ha scoperto che non era solo la sua nipotina ad apprezzare moltissimo quello che era stata in grado di fare. E' nata così l'idea della «clinica» delle Barbie: «E’ sorta spontaneamente una rete di donatori che mi mandano le loro bambole malandate. Io do loro nuova vita riparandole e personalizzandole. Poi cerco per loro una nuova famiglia adottiva. Che deve garantire, con tanto di contratto, di aderire all'impegno morale di non mettere sul mercato la nuova Barbie». Rebecca svolge infatti il restauro delle bambole gratuitamente, accettando solo eventuali libere offerte per il tempo ed il reperimento dei materiali, che sono quasi sempre di recupero. E richiede che anche chi adotta le sue creazioni non ne tragga poi alcun profitto. Un codice etico coerente con lo spirito del progetto: «C'è il piacere di fare un dono ai bambini in un periodo particolarmente complicato, ma voglio anche diffondere consapevolezza sull'importanza di riscoprire il valore della durevolezza degli oggetti che ci circondano e del recupero ecosostenibile. Tutto ciò che chiedo a chi abbraccia la mia iniziativa è di accogliere questa prospettiva».

Il salto dal passaparola sul web alle interviste in tv è stato sorprendentemente breve. Ma con altrettanta rapidità Rebecca Di Biagio sta mettendo a fuoco potenziali ulteriori dimensioni del progetto. «Da #adottaunabarbie voglio passare ad #adottaunabambola». Il messaggio sociale si orienta infatti in senso più ampio anche nella direzione di una celebrazione dell'inclusività e in un rifiuto di ogni discriminazione. «Le bambole possono essere adottate da chiunque, non ci sono parametri di età, sesso, genere. Perpetriamo il diritto di ogni bambola di plasmarsi come vuole ed il diritto di ognuno di essere se stesso con la propria Barbie adottata», chiarisce Rebecca a proposito dell'imminente modello Barbie Karma B, che ha visto il coinvolgimento dell'omonimo, storico, duo di drag queen.

Non è tutto: la giovane abbiatense ha avviato una collaborazione con l'associazione piemontese Angeli di Ninfa, che si occupa di ragazzi autistici: «I ragazzi dell’associazione collaboreranno con il loro laboratorio al restauro ed alla caratterizzazione delle Barbie adottate». Al momento Rebecca Di Biagio tiene i laboratori didattici tramite webcam, con la speranza di poterli svolgere presto in presenza. «Ma ho un altro sogno – aggiunge - Portare le mie bambole nei reparti pediatrici degli ospedali».

Non è l'unico orizzonte che l’intraprendente giovane sta esplorando in questi giorni: c'è infatti l'idea di utilizzare i social per dare vita a dei «featuring» tra le sue creazioni e alcune imprese del territorio, che potrebbero personalizzare assieme a Rebecca alcune bambole e poi veder circolare online l'opera finita associata al proprio nome: «Potrebbe essere un modo per valorizzare l'artigianato locale in un periodo davvero nero per molte attività». Una fucina di idee. Un'impresa che parla di creatività, resilienza, ecologia e impegno sociale. Nata dal semplice desiderio di restituire il sorriso a una bambina, e che oggi promette di diventare molto di più. TORNA ALLA HOME

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