Giacomo Poretti e il suo "Turno di notte" nell'ospedale cittadino
Il comico del noto trio Aldo, Giovanni e Giacomo ha presentato la sua nuova fatica letteraria: cresciuto a Villa Cortese, racconta la sua esperienza di infermiere nell'ex ospedale cittadino. "Queste persone sono eroi, sempre". E annuncia: "L'anno prossimo il nostro nuovo film"
Giacomo Poretti a Legnano per la presentazione del suo nuovo libro, "Turno di notte", dove racconta la sua esperienza di ex infermiere nell'ospedale cittadino.
Giacomo Poretti e il suo nuovo libro
Si chiama "Turno di notte" ed è il nuovo libro di Giacomo Poretti, comico diventato famoso con il celebre trio Aldo, Giovanni e Giacomo. Un uomo che sa far ridere ma anche riflettere. Merito del suo passato da infermiere (ma anche di caposala) nel vecchio ospedale di Legnano. Un'esperienza a tu per tu coi malati che era già diventata uno spettacolo teatrale, "Chiedimi se sono di turno", ora raccolta nel libro, presentato la sera di ieri, venerdì 22 ottobre 2021, al Teatro Tirinnanzi di Legnano. E Poretti, cresciuto a Villa Cortese (dove risiede la madre), è uno che Legnano ce l'ha nel cuore: "Ora vivo a Milano ma a questi luoghi ci sono molto legato - ha raccontato prima di salire sul palco - Torno a Villa Cortese per far visita a mia mamma, non vengo spesso nella zona di Legnano ma quando ci vengo è tutto un ricordare fatti ed emozioni".
Nel libro ci sono i ricordi degli anni passati al fianco dei pazienti: Poretti, che ha fatto la scuola per infermieri nel 1977, è stato prima ausiliario, poi infermiere e caposala al vecchio nosocomio.
"La scrittura è sempre stata la mia passione, fin dalle elementari: riuscivo a fare bene i temi, unica cosa che facevo senza problemi - ha sottolineato Poretti - Non avrei mai pensato potesse diventare un'attività ma il lavoro di questi anni mi ha aperto diverse porte e ne sono felicissimo".
Il legame col territorio
"Legnano è importante, quella di stasera è una delle prime presentazioni del mio libro - ha esordito Poretti nella serata - Per noi di Villa Cortese, da giovanissimi, venire a Legnano era qualcosa di importante, era l'andare nella grande città. Sono nato e cresciuto, poco (nota: per sottolineare in maniera ironica la sua bassa statura) a Villa Cortese, è strano per uno come me, alto 1,57 m essere nato nell'Alto Milanese! Villa Cortese allora era una frazione e, infatti, sulla mia carta di identità c'è scritto Busto Garolfo. Da piccolino, venire al cinema a Legnano era qualcosa di fantastico, addirittura l'Olona sembrava bella! Ho frequentato l'istituto Dell'Acqua per fare il geometra, poi il lavoro in fabbrica e il Bernocchi, serale, per quattro anni. Legnano è un pezzo del mio cuore: ricordo i primi amori, non corrisposti. Come detto, vivo a Milano, ma venire qui è sempre un piacere: quando ci torno è un tuffo nei ricordi". E ancora: "Io tifo Inter, ma la mia squadra del territorio è il Legnano: quindi forza lilla!".
L'esperienza in ospedale
All'ex ospedale di Legnano Poretti, classe 1956, è stato infermiere nel reparto di Chirurgia plastica della mano, poi in quello di Traumatologia e Ortopedia ed è stato anche caposala, in Neurochirurgia. "Cosa ricordo del turno di notte? Tanto sonno, i tanti giri per le camere con la pila per vedere se i pazienti dormivano - C'erano tanti timori: in primis un paziente potesse andare in arresto cardiaco". Nel cuore di Poretti un posto speciale ce l'hanno le suore, che erano in ospedale. In particolare Suor Aurelia, caposala del reparto di Traumatologia e ortopedia: "Per lei il lunghissimo corridoio doveva brillare, ci si metteva in 10 persone per lavarlo con sapone a scaglie fatto bollire e poi spazzando tutto con la segatura - ha ricordato il comico - E' stata lei a insegnarmi a fare la mia prima puntura. E tanti insegnamenti da lei: mi ha fatto capire che non puoi scansare le tue responsabilità". Perchè il rapporto col paziente, che a causa della malattia è minato nel fisico (basti pensare all'utilizzo del pappagallo e della padella), è tutt'altro che facile: "Suor Aurelia diceva sempre che un bravo infermiere è quello che riesce a tenere compagnia alla vergogna: e aveva ragione. Il turno di notte, di fatto c'è sempre: prima su tutta va difesa la dignità del paziente" ha affermato Poretti.
L'impatto col dolore, e con la morte, è stato nella Medicina seconda, al quinto piano: "Era come l'inizio del reparto Oncologia - ha ricordato il comico - Lì ho visto il mio primo paziente deceduto. Era un uomo taciturno, veniva a fare la chemio. Quando ha chiuso gli occhi per sempre sono rimasto colpito. C'è un equilibrio non facile che ogni medico e infermiere deve riuscire sempre a mantenere".
Cosa rimane dentro? "Il ricordo del dolore è indelebile, non andrà mai via - risponde Poretti -Non avrei mai immaginato di dover fare un lavoro dove il datore di lavoro è la malattia. E le sue conseguenze talvolta. Sono cose che ti segnano profondamente".
Non può mancare un pensiero al ruolo degli infermieri diventati gli eroi contro la pandemia di Covid: "Ho pensato molto a loro vedendo le foto, le cronache di quanto accadeva - ricorda Poretti - Mi sono immedesimato con la loro fatica e ho pensato che gli infermieri sono eroi non solo nei momenti del Covid: lo sono sempre. Ora siamo di fronte a una cosa di portata eccezionale ma spesso sono chiamati a dare tanto, tantissimo. Eroi lo sono sempre".
L'inizio della carriera teatrale di Giacomo Poretti
Dopo l'esperienza da caposala, Poretti ha voluto cambiare: "Mi sono iscritto a un corso teatrale serale, il teatro ce l'avevo nel cuore già da bambino quando all'oratorio il don cercava attori per uno spettacolo: serviva un bambino altissimo, uno grassissimo e uno bassissimo. Quest'ultimo sono stato io, non ho dovuto neanche fare il provino - ha proseguito Poretti - Avevo 9 anni: le luci, il palco, il pubblico. Era un'esperienza bellissima".
L'inizio, in una compagnia teatrale di Busto Arsizio fu un po' da dimenticare. Poi l'incontro fortunato con Aldo Baglio e Giovanni Storti.
L'annuncio del prossimo film
Che il trio Aldo, Giovanni e Giacomo sia in buona salute lo ha confermato lo stesso Poretti ieri sera a Legnano. Che ha annunciato: "Dopo 30 anni di trio ho voluto mettermi a scrivere, ma tra noi non c'è nessun problema: l'anno prossimo faremo un film, state pure tranquilli!".
La soddisfazione del sindaco
"Stasera, per la prima volta, torniamo a sederci come una volta in un teatro, segno che una normalità sta tornando - ha commentato il sindaco di Legnano Lorenzo Radice - Sono stato subito felice di ospitare questa serata perchè Poretti ha dato molto a questa città, nella sua vita ha incontrato la nostra comunità e l'ha raccontata in giro per l'Italia. Nel suo racconto ricordiamo le eccellenze che hanno fatto grande Legnano e una di queste, non dimentichiamocelo mai, è il nostro ospedale: sta facendo tantissimo in questo periodo di pandemia ma fa tantissimo tutti i giorni".
E ha ricordato: "Bello ascoltare i racconti di quanto avveniva nell'ex ospedale, che presto tornerà a vivere in alcune sue parti".
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