Chiusura dell'anno della santità in basilica

Messa solenne e dono del Crocifisso

Chiusura dell'anno della santità in basilica
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Un anno intenso di preghiera e comunità. L’anno della santità chiude, ma si apre una nuova «stagione» della fede che coinvolge e crea senso di comunità.

Termina l’anno della Santità

«Non si può chiudere un Anno della Santità, come non si può chiudere - riprendendo le parole di Papa Francesco - un Anno Santo della Misericordia». Ecco quindi aprirsi un anno sabbatico, durante il quale sarà possibile riflettere, meditare, pregare, tornare sui fondamentali della vita cristiana. Ma non solo: «Tutto quello che viviamo è in vista di una missione. Il cammino quindi continua» evidenzia don Marinoni, dando appuntamento per venerdì 8 dicembre all’evento finale dell’Anno della Santità, con una Messa solenne celebrata da mons. Luigi Stucchi (che aprì l’anno), alle 10.30 nella Basilica di S. Martino.

Anno da record

Il parroco ricorda ciò che è stato fatto in un anno davvero denso di momenti da ricordare. Innanzitutto, l’apertura della Porta Santa, gli importanti momenti vissuti con la presenza della Madonna di Fatima, le celebrazioni di commemorazione dei due Santi patroni della città magentina, Martino di Tours e Crescenzia: momenti di devozione collettiva e condivisa che – riprendendo concetti cari al Beato Paolo VI e al cardinal Carlo Maria Martini – evidenziano il carattere non elitario della santità bensì, di una santità popolare che porta alla creazione di un popolo santo. «L’anno della Santità si è inserito nel cammino liturgico, ha stimolato positivamente la Comunità Pastorale, che è stata partecipe di eventi culturali e artistici e ha vissuto momenti di carità e di fraternità confluiti nella nascita dell’Ambulatorio comunitario, grazie alla generosità di cittadini e fedeli nell’acquistare il dolce di S. Martino», ricorda.

Una Porta che si apre

«Dopo la celebrazione dell’8 dicembre, insieme agli altri sacerdoti della Comunità Pastorale distribuiremo una copia del crocifisso di Lello Scorzelli», scultore che creò il pastorale tanto caro a Paolo VI, scelto da Papa Francesco per il suo insediamento sulla Cattedra in San Giovanni in Laterano. Il messaggio da trasmettere è che la vera Porta è Gesù.

La missione di ognuno

«Vogliamo sottolineare il carattere missionario di ciascuno di noi e di apertura. Accosteremo al crocifisso l’immagine di Cristo che sta alla porta e bussa», segnala ancora don Giuseppe, evidenziando il carattere di comunicazione, di passaggio e di possibilità di accoglienza del nostro prossimo attraverso il gesto di aprire i nostri cuori. «Spero che il Crocifisso possa trovare posto sulla porta d’ingresso di ogni casa, un po’ ispirandosi alla Mezuzah ebraica, posta sullo stipite e contenente alcuni passi della Torah. L’augurio finale è di vivere insieme questo momento conclusivo, ma anche di aprirci ancora una volta al mistero sublime della nascita di un Bimbo che desidera trovare posto nel nostro cuore».

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