'ndrangheta

Usura ed estorsione commessi con metodo mafioso: 14 misure cautelari

E' l'operazione "Atto finale" della Guardia di finanza di Brescia

Usura ed estorsione commessi con metodo mafioso: 14 misure cautelari
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Usura ed estorsione commessi con metodo mafioso: Questa mattina, 25 ottobre, sono scattate le misure cautelari nei confronti di 14 soggetti legati alla 'ndrangheta.

Usura ed estorsione commessi con metodo mafioso: 14 misure cautelari

Nelle prime ore del mattino, nelle province di Brescia, Milano, Reggio Calabria, Cremona e Ascoli Piceno, la Polizia di Stato, l’Arma dei carabinieri e la Guardia di finanza di Brescia, coordinati dalla Procura della Repubblica - Direzione distrettuale antimafia di Brescia, nell’ambito dell’operazione “Atto finale”, hanno dato esecuzione a 15 misure cautelari personali nei confronti di soggetti contigui ed inseriti in contesti di criminalità organizzata di stampo mafioso (‘ndrangheta) e gravemente indiziati, a vario titolo, di usura ed estorsione commessi con metodo mafioso.

Le indagini

L’attività degli investigatori - diretta dal sostituto procuratore della Repubblica Roberta Panico della Dda di Brescia, unitamente ai sostituto procuratore Erica Battaglia e sostituto procuratore Carlotta Bernardini - ha permesso di documentare, nonostante il periodo di lockdown, condotte intimidatorie ed estorsive, accordi e pagamenti usurari, accompagnati da pressioni e pretese economiche in danno di imprenditori, accordi per la spartizione degli illeciti guadagni, richieste di protezione criminale e gravi situazioni di esposizione a rischio per l’incolumità individuale.

L'operazione nel dettaglio

In particolare, le indagini condotte dalla 1^ Divisione del Servizio Centrale Operativo della DAC, dalla Squadra Mobile della Questura di Brescia, dai Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Brescia, proiettate anche all’estero, hanno permesso di infliggere un duro colpo ad un’importante cosca, che rappresenta un casato di ‘ndrangheta tra i più antichi e potenti della Piana di Gioia Tauro, in provincia di Reggio Calabria, infiltrata nel tessuto economico bresciano.

Usura e estorsione

Nello stesso contesto operativo, sono state eseguite 20 perquisizioni ed è stata sottoposta a sequestro preventivo una somma pari a € 77.540,00, quale profitto del delitto di usura. In alcuni casi, è stata provata una vera e propria vendita di denaro a condizioni usurarie ad un imprenditore del Nord in difficoltà economiche, cercando di assicurarsi la certezza del rientro dell’investimento con i convincenti sistemi propri del metodo mafioso e dunque consentendo il conseguimento di fonti parassitarie di reddito.

Difficoltà economiche dovute anche alla pandemia

Nell'indagine si inquadra anche la figura di alcuni imprenditori, in difficoltà economiche, sicuramente amplificate a causa dell’emergenza Covid-19 e del conseguente lockdown, i quali hanno avuto notevoli difficoltà nel rispettare gli impegni e le scadenze, con ciò causando il “nervosismo” di alcuni indagati, i quali con un intento intimidatorio, hanno addirittura inviato via WhatsApp la riproduzione fotografica delle abitazioni degli imprenditori.

I tentacoli della 'ndrangheta in Lombardia

L’attività investigativa, peraltro ancora in corso, ha ulteriormente consentito di confermare il radicamento e l’operatività della ‘ndrangheta nel tessuto economico del distretto bresciano, la quale, avvalendosi, appunto, della creazione e dell’utilizzo di decine di società “cartiere” italiane ed estere - messe a disposizione da soggetti gravitanti attorno al predetto sodalizio - ha assicurato un vorticoso giro di fatture false per decine di milioni di euro a vantaggio di imprese locali, riuscendo, in tal modo, ad attuare una sofisticata e pericolosa forma di “inquinamento” dell’economia legale attraverso l’erogazione di servizi fiscali illeciti.

 

 

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