Scoperto un “laboratorio di ingegneria fiscale”: frodi per centinaia di milioni di euro
L’operazione della Finanza sulle fatture false riguarda 104 persone fisiche e 126 società di Brescia, Bergamo, Milano, Monza-Brianza, Torino, Pavia, Alessandria, Parma, Genova, Firenze, Roma, Latina, Salerno, Bari e Trapani. Ventisei le custodie cautelari.
Scoperto a Sirmione un “laboratorio di ingegneria fiscale”: frodi per centinaia di milioni di euro. Il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria e la Tenenza di Pisogne della Guardia di Finanza di Brescia, coordinati dalla Procura della Repubblica di Brescia, hanno scoperto, presso uno studio contabile di Sirmione, il centro di un complesso e articolato sistema volto alla creazione di falsi crediti tributari per diversi milioni di euro, che venivano ceduti ai clienti dietro il pagamento di un corrispettivo, al fine di compensare i debiti da loro maturati verso l’erario.
Scoperto un “laboratorio di ingegneria fiscale”
L’attività investigativa, che ha visto il coinvolgimento di 104 persone fisiche e 126 società (tra “cartiere” e imprese realmente operanti) con sede in diverse province italiane (Brescia, Bergamo, Milano, Monza-Brianza, Torino, Pavia, Alessandria, Parma, Genova, Firenze, Roma, Latina, Salerno, Bari, Trapani), ha consentito di ricostruire il meccanismo illecito ideato e realizzato da professionisti bresciani, incentrato su un sistema di emissione di false fatture, ricorrendo a numerose società “cartiere” italiane e straniere, che ha permesso di creare crediti Iva e di ricerca e sviluppo, poi utilizzati da clienti consapevoli per compensare i propri debiti tributari. I principali indagati sono Fabio Nevio Cherin e Giovanna Ferlinghetti, con studio a Sirmione, e Luisa Franzoni, amministratore dello studio e figlia della Ferlinghetti.
“Pacchetti fiscali”
In particolare, i professionisti coinvolti, con la preziosa collaborazione di sodali con precedenti specifici e disponendo di svariate società “cartiere” legalmente rappresentate da loro prestanome, fornivano alla clientela veri e propri “pacchetti fiscali” relativi all’emissione di fatture per operazioni oggettivamente inesistenti; alla vendita di crediti fiscali fittizi da utilizzare in compensazione mediante il meccanismo dell’accollo tributario; alla compensazione di crediti fiscali fittizi con debiti tributari, ricorrendo a sofisticate operazioni di cessione di rami d’azienda di società “cartiere” ovvero di fusioni per incorporazione con le imprese interessate a ridurre la propria esposizione debitoria.
Si tenevano il 50-70%
La capacità dei professionisti di ideare sempre nuove ed evolute forme di frode fiscale, tese ad aggirare le disposizioni introdotte di volta in volta per contrastare le pratiche evasive, ha consentito di fornire “servizi fiscali” in grado di celare il meccanismo fraudolento posto in essere e di renderne più difficile l’emersione a favore di clienti disposti a versare un corrispettivo pari al 50% – 70% del valore nominale dei crediti tributari inesistenti.
Oltre a questi “servizi fiscali”, il sodalizio criminale si occupava anche di ripulire i proventi illeciti delle frodi tributarie, attraverso il trasferimento di somme di denaro su conti correnti aperti presso istituti di credito maltesi, slovacchi, ungheresi e croati, a loro riconducibili, che poi venivano “monetizzati” da “spalloni”, per essere infine restituiti agli evasori fiscali.
Fatture per operazioni inesistenti
All’esito dell’indagine condotta è emerso che sono state emesse dagli indagati fatture per operazioni inesistenti per circa 270 milioni di euro, che hanno consentito di abbattere, complessivamente, un debito Iva per circa 47 milioni di euro ed evadere l’Ires per oltre 58 milioni di euro, oltre che di cedere crediti fittizi per 21 milioni di euro.
L’indagine ha permesso di ricostruire minuziosamente tutte le fasi di trasferimento e di passaggio del denaro, nonché i ruoli dei vari indagati, così da consentire di smantellare il sistema criminale operante.
Ventisei custodie cautelari
Più di 350 unità operative delle Fiamme Gialle stanno procedendo, in ambito nazionale, a dare esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari di Brescia, nei confronti di 26 indagati per i reati di associazione per delinquere finalizzata all’evasione fiscale (indebite compensazioni), al riciclaggio ed autoriciclaggio, di cui 8 indagati sono sottoposti a misura cautelare di custodia in carcere, 16 indagati sono sottoposti agli arresti domiciliari e due a misure interdittive. Contemporaneamente, sono in corso sequestri di proventi illeciti per oltre 21 milioni di euro.