Sara sta diventando Tommaso: “Durante il lockdown ho trovato il coraggio”
La testimonianza del 35enne abbiatense, che racconta il suo percorso, tra accettazione, transizione e pregiudizi
La testimonianza del 35enne abbiatense, che racconta il suo percorso, tra accettazione, transizione e pregiudizi
Sara sta diventando Tommaso: “Durante il lockdown ho trovato il coraggio”
Il tema dell’identità di genere e le battaglie civili attorno all’universo transgender suscitano da sempre grande risonanza mediatica: basti pensare proprio in questi giorni al polverone sollevato dal Ddl Zan, oggi bloccato al Senato, sull’omo-trans-bifobia. Ma solo chi vive in prima persona queste tematiche può sentire quanto sia doloroso dover affrontare un percorso di reale inclusione. È il caso di Tommaso Reina, 35 anni, nato come Sara in un corpo femminile in cui non si è mai riconosciuto e cresciuto in una città di provincia come Abbiategrasso. L’abbiamo incontrato e, insieme a lui che si racconta per la prima volta, abbiamo provato a ripercorrere tutta l’esperienza di sofferenza per accettarsi e farsi accettare e la conseguente coraggiosa scelta di cominciare una terapia psicologica e ormonale al fine di raggiungere il traguardo, sempre sognato, della transizione da donna a uomo.
Tommaso, raccontaci di te e del tuo percorso.
«Partiamo dall’infanzia: mia mamma mi racconta che ho sempre voluto giocare con le macchinine telecomandate, a differenza della mia gemella Deborah che, invece, desiderava bambole e Barbie. Alla mia Cresima ho pianto per non indossare un vestito femminile - il reparto uomo dei negozi mi ha sempre fatto sentire a mio agio - e mia mamma mi ha comprato pantaloni e gilet. Ho sempre amato i capelli corti e i vestiti che nascondevano le mie forme, pensa che non indosso un costume da donna dal 2010 e al mare provo un forte disagio perché sono costretto a indossare una canotta stringente e una maglietta con 35 gradi. Alle elementari giocavo a pallone con i miei compagni e alle superiori mi sono infatuato di una mia prof. Ho provato a uscire con più di un ragazzino ma non sentivo alcun tipo di trasporto, la mia prima fidanzata è arrivata a 18 anni: lì ho capito davvero quale fosse il mio orientamento sessuale».
Specifichiamo la differenza tra identità di genere e orientamento sessuale...
«L’identità di genere si riferisce a come ti percepisci tu, mentre l’orientamento sessuale indica il genere verso cui provi attrazione. Conosco molte donne che si sentono femmine (identità di genere femminile) e sono attratte da donne (orientamento sessuale). Ci sono, invece, donne che si sentono uomini, ma sono attratte da uomini. Oppure c’è chi, come me, si sente uomo ed è attratto da donne».
Quando hai deciso di «transitare» verso l’altro genere?
«Durante la pandemia mi sono visto costretto a confrontarmi, profondamente, con me stesso e a trovare il coraggio di prendere quella decisione che dentro di me era già consolidata da anni. I mesi che ho trascorso in casa da solo per il lockdown e la sensazione di essere rinchiuso in una prigione mi hanno fatto sentire che la più dolorosa prigionia non era dovuta alle restrizioni per il Covid, ma a tutte quelle volte che per accontentare gli altri e per farmi accettare, ho negato la verità a me stesso. Una di quelle mattine mi sono guardato allo specchio e mi sono reso conto che non potevo più aspettare. E poi, se tra le persone a me care non tutte hanno compreso la mia scelta, grande supporto è arrivato dal mio migliore amico David, che prima di me, da ormai 5 anni, ha intrapreso l’iter di transizione da donna a uomo, esperienza sulla quale ha anche scritto un libro intitolato Metamorfosi».
C’è stata qualche frase omofoba che ti ha ferito?
«Sì, quando ho deciso di aprire gofundme per ottenere un supporto economico per le terapie, tante persone mi hanno aiutato e ne sono lusingato. Ma c’è stato chi mi ha insultato con frasi come: «Sei un mezzo uomo»; «Sarai un uomo senza la sorpresa»; «Non sarai mai un vero uomo»; «Una donna non starà mai con te». Ma a questo, noi della Comunità Lgbt+ siamo abituati».
Quali sono le terapie e l’iter che stai intraprendendo?
«Ho intrapreso da più di un anno un percorso di psicoterapia: nei primi incontri, a cadenza settimanale, si cercava di capire se davvero fosse arrivato il momento ed è emerso chiaramente che sarei stato pronto per il passaggio. È stato lo psicoterapeuta a consegnare il nulla osta all’endocrinologo che, in concomitanza con un ginecologo, ha avviato la terapia ormonale mascolinizzante. Assumo testosterone. È una terapia che non finirò mai, visto che il mio corpo non produrrà mai abbastanza testosterone. Nel frattempo ha iniziato ad abbassarsi il tono della mia voce e anche i lineamenti del viso si sono fatti più marcati. Anche l’odore del mio corpo è mutato. Sto vedendo crescere sempre più peli sulla pancia e sulle cosce ed è spuntata la prima, timida, barba. Il ciclo mestruale è ormai scomparso da sei mesi. Il 14 settembre, finalmente, potrò operarmi per rimuovere il seno (mastectomia bilaterale), ma sarò costretto a farlo in Croazia perché in Italia i tempi burocratici sono veramente lunghi: dovrei attendere due sentenze del tribunale, con relative spese, che rettifichino il cambio di tutti i documenti anagrafici e che diano l’ok per gli interventi. In pratica, in Italia, Sara non può mettersi in lista per gli interventi se prima non ha cambiato ufficialmente nome e fatto tutti i documenti come Tommaso, ma ci vorrebbero almeno tre anni. Dopo la rimozione del seno dovrò fare un intervento di isterectomia per rimuovere l’apparato genitale femminile (utero e ovaie), anche per prevenire l’alto rischio di tumori provocati dalla terapia mascolinizzante».
Per lo Stato italiano, dunque, tu oggi non sei Tommaso.
«No. Fino a che non avrò l’ok del tribunale, per lo Stato italiano, sono ancora Sara. Grazie ad una sentenza della Corte di Cassazione, ci sarebbe comunque dal 2005 la possibilità di avviare l’iter burocratico di cambio anagrafico, mantenendo però l’apparato sessuale di origine, per diventare un cittadino italiano».
Quanto è costato dare forma a questo coraggio? Come ti senti adesso?
«Euforico. Una rinascita, mi sento libero e sogno una famiglia tutta mia. Desidero operarmi e mi commuovo pensando che, a volte, i sogni hanno bisogno di essere sostenuti e il mio si sta avverando anche grazie alla bontà silenziosa di chi mi sta sostenendo nella raccolta fondi su gofundme».