Rider sfruttati, scoperto un nuovo "caporalato digitale"

Maxi controlli sullo sfruttamento dei rider in tutta Italia.

Rider sfruttati, controlli in tutta la nazione

E' terminato da poche ore un servizio straordinario di controllo su tutto il territorio nazionale per combattere nuove forme di sfruttamento lavorativo nel settore della Gig economy ossia quella basata sul lavoro a chiamata, occasione e temporaneo. In campo un massiccio dispiegamento di forze che ha portato alla scoperta di ben 92 cessioni illecit di account nell'ambito del caporalato digitale. In azione si sono visti i militari del Comando Carabinieri per la tutela del lavoro (101 nuclei ispettorato del lavoro e 5 nuclei operativi) insieme a tutti i Comandi provinciali e con l'aiuto di diverse Polizie locali. Loro ad aver controllato tutti i capiluogo di provincia e i principali centri abitati d'Italia per individuare forme di sfruttamento lavorativo attraverso la cessione di credenziali di accesso alle piattaforme di food delivery per l'esercizio dell'attività di ciclo fattorino ossia i conosciutissimi rider. L'attività è l'evoluzione delle verifiche avviate dal Nucleo Carabinieri ispettorato del lavoro di Milano e della Polizia locale milanese nel settembre 2019 dopo che alcuni ciclofattorini erano stati coinvolti in incidenti (anche mortali) proprio nel capoluogo lombardo, tutto sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Milano-VI Dipartimento salute, ambiente e lavoro con controlli a campione sulle strade così da capire dai rider il loro orario di lavoro, come venivano pagati, che mezzi utilizzavano, le condizioni di igiene e sicurezza visto che i lavoratori non avevano nessuna tutela nè spettava loro l'eventuale infortunio sul lavoro. Da qui erano state emesse delle prescrizioni così da aumentar la sicurezza (si è arrivati poi all'archiviazione del procedimento penale nel marzo 2022).

Il nuovo caporalato

Con nuovi controlli è emersa l'esistenza di un nuovo "caporalato digitale". Come agiva? Von l'illecita cessione di account. Dopo la pandemia, infatti, con la crescita della richiesta di servizi di delivery tramite applicazioni telematiche dedicate, le piattaforme di App delivery hanno proceduto a reclutare telematicamente nuovi lavoratori. Ed è qui che i miilitari hanno scoperto numerosi episodi di cessioni di account con l'intermediazione di manodopera tra il proprietario dei dati di account e l'effettivo prestatore di manodopera. Gli account inoltre sarebbero stari registrati sulle piattaforme anche con l'utilizzo di documenti falsi e, dopo l'avvenuto accreditamento, ceduti al rider che effettuava la prestazione previa trattenuta di una quota percentuae del guadagno giornaliero da parte del caporale.

Il problema dei mezzi

Altro problema era rappresentato dai veicoli utilizzati dai lavoratori, non conformi alla normativa di riferimento (oltre alla mancanza di assicurazione, casco, targa e altro ancora).

I risultati

Nel corso dei controlli, i Carabinieri hanno individuato 1609 ciclofattorini in 22 hot spot, verificato la presenza della cessione di account con 823 lavoratori stranieri controllati di cui 92 (per questo saranno interessate 36 Procure competenti) risultati in cessione di account in percentuale dell'11,2%, accertato 23 prestazioni lavorative fornite da persone irregolari col permesso di soggiorno, avviato verifiche su oltre 1500 rider in materia di sicurezza, controllato anche un minorenne che lavorava in cessione di account (e riaffidato ai genitori). Inoltre è vi è stato il sequestro-fermo amministrativo di 22 mezzi non idonei alla circolazione stradale in quanto non conformi alla normativa e pericolosi per i rider e utenti della strada. Nell'operazione sono stati impiegati complessivamente 845 Carabnieri, di cui 465 del comando Carabinieri per la Tutela del lavoro, 380 dell'Arma territoriale, 137 agenti delle Polizie locali.