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Rho piange Miro, l’ultimo Partigiano

Vladimiro Zeminian aveva 98 anni Il suo nome di battaglia nella 118° Brigata Garibaldi «Servadei» era «Miro»

Rho piange Miro, l’ultimo Partigiano
Rho
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«Miro diceva di essere partigiano sempre. Ora tocca a noi mantenere viva la memoria della lotta di Liberazione.» Ha usato queste parole il primo cittadino di Rho Andrea Orlandi per ricordare Vladimiro Zeminian l’ultimo dei partigiani rhodensi che era ancora in vita.

Il suo nome di battaglia nella 118° Brigata Garibaldi «Servadei» era «Miro» sulla sua esperienza scrisse un libro

Nato il 12 gennaio 1926 a Stienta (Rovigo), Miro venne ad abitare a Rho nel 1928 a soli due anni. Il suo nome di battaglia nella 118° Brigata Garibaldi «Servadei» era «Miro» e sulla sua esperienza scrisse il libro «Memorie del partigiano Miro, operaio all’Alfa Romeo». «Vladimiro Zeminian ha saputo testimoniare per tutta la sua lunga vita i valori della Resistenza appresi fin da ragazzo – commenta il Sindaco Orlandi, porgendo le sue condoglianze alla famiglia – Era l’ultimo esponente di una generazione che ha segnato la nostra storia: grazie a loro il nostro Paese ha potuto sperimentare libertà e democrazia. Ora tocca a noi raccogliere il testimone e continuare a mantenere viva la memoria della lotta di Liberazione».

Ai  ragazzi delle scuole diceva: "I partigiani mi hanno insegnato a vivere in modo giusto, corretto"

Arrivato a Rho nel 1928 Il padre trovò lavoro all’Alfa Romeo e anche Valdimiro venne assunto come apprendista aggiustatore meccanico, a soli quindici anni, dopo avere frequentato la scuola tecnica professionale. Era il 1941. L’opposizione al fascismo e poi al nazifascismo crebbe all’interno delle fabbriche e si fece sentire anche all’Alfa Romeo, allora con sede a Milano. Vladimiro Zeminian ha raccontato più volte la sua esperienza agli studenti di Rho insieme con i rappresentanti dell’Anpi rhodense, parlando della propria famiglia antifascista, del nascondiglio che si era creato in cantina, dei suoi 20 anni trascorsi a combattere per la libertà e dei diversi episodi in cui ha rischiato di morire - come ricorda l’ex presidente dell’Anpi di Rho Alfonso Airaghi - Ai ragazzi che gli chiedevano cosa avesse lasciato in lui l’esperienza partigiana, - prosegue Airaghi - Zeminian rispondeva: “Mi ha lasciato una mentalità onesta. I partigiani mi hanno insegnato a vivere in modo giusto, corretto. Un giorno trovai molti soldi che erano dei fascisti, potevo tenermi tutto ma lo consegnai al comandante. Dopo il 25 aprile la gente si aiutava, a costruirsi una casa, a cercare lavoro. Piano piano si è cambiati. Le nuove generazioni sono poco informate, si rischia di dimenticare tutto, di perdere quei valori. Io sono partigiano sempre».

"A uomini come lui l’Italia deve la propria libertà"

Un ricordo di Miro è stato fatto anche da Primo Minelli Presidente provinciale dell’Anpi milanese «A uomini come lui l’Italia deve la propria libertà sancita nei principi della Carta Costituzionale antifascista. I funerali si terranno domani, martedì, alle 10 nella chiesa di Barbaiana di Lainate.

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