la banda di 60enni

Rapinavano le Sale slot sognando i Caraibi: fermati due uomini VIDEO

Stavano progettando una seconda rapina per poter dare "una svolta" alla loro vita.

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Duplice arresto per alcune rapine commesse nei confronti di Sale Slot dell'Ovest milanese: i due sognavano di andare in pensione... ai Caraibi.

Rapina alla sala slot per andare ai Caraibi

Nel pomeriggio del 18 Novembre i Carabinieri hanno dato esecuzione a fermo indiziato di delitto emesso dalla Procura di Monza nei confronti di due soggetti, già pregiudicati per rapina, rispettivamente di 58 e 65 anni, autori di una rapina aggravata dal fatto di essere stata consumata in concorso con l’utilizzo di armi e con il volto completamente travisato. Per il 65enne inoltre un’ulteriore aggravante di aver commesso il fatto in regime di detenzione domiciliare. Per entrambi è stato contestato il furto aggravato in concorso del veicolo utilizzato per compiere la suddetta rapina

Il provvedimento trae origine da un’attività di indagine condotta dai Carabinieri della Compagnia di Rho – Sezione Operativa intervenuti immediatamente a seguito della rapina compiuta presso la Queen Slot di Solaro del 13 ottobre 2022.

Le risultanze investigative condotte anche mediante l’utilizzo di intercettazioni telefoniche ed ambientali in macchina, oltre all’analisi incrociata di tabulati, l’analisi dei varchi stradali e le immagini estrapolate dai circuiti di videosorveglianza presenti in zona, ha permesso di ricostruire nel dettaglio l’evento criminale acclarando, inoltre, l’intenzione da parte dei due rapinatori di compiere un’ulteriore rapina che ha portato la Procura all’emissione dei fermi.

Il furto del furgone e la rapina

Nel dettaglio è stato acclarato che i due rapinatori avessero organizzato il tutto nei minimi dettagli: il 12 Ottobre gli stessi rubavano un furgone in Nerviano e lo collocavano in un parcheggio nelle vicinanze della Sala Slot ove l’indomani si sarebbero presentati per compiere la rapina. I due eventi avvenivano in un orario compatibile con il permesso di assentarsi per esigenze di vita quotidiana per il 65enne detenuto ai domiciliari.

Il giorno della rapina gli stessi lasciavano una loro auto privata in una zona vicina al parcheggio ove era stato posizionato il furgone rubato; dopo un breve tratto a piedi salivano a bordo dello stesso e si spostavano di pochi metri per giungere nella sala slot e, con arma puntata al volto dell’unico dipendente presente, si facevano consegnare dallo stesso la somma di 17.957 euro presente nelle casseforti, gratta e vinci dal valore di 850 euro e la somma di 150 euro che prelevavano dal portafoglio del citato dipendente per poi costringerlo a sdraiarsi intimandogli di non parlare. Dopo l’evento risalivano a bordo del furgone riposizionandolo nel vicino parcheggio e scappando a piedi in direzione della macchina disfacendosi dei giubbotti. Entrambi avevano volto completamente travisato e giubbotti di taglie notevolmente più ampie al fine di depistare un eventuale ricollegamento alla loro figura mediante l’analisi della loro fisionomia.

Ad incastrare loro i varchi stradali e le immagini dei circuiti di videosorveglianza che hanno ricostruito perfettamente la scena sopra descritta sia nella fase di posizionamento del furgone il giorno precedente sia la fase della rapina stessa analizzate per ore dagli investigatori che hanno indirizzato le indagini sul 58enne proprietario dell’auto.

Le successive indagini tecniche consistite in intercettazioni telefoniche ed ambientali in macchina hanno portato a riconoscere il complice.

Volevano andare in pensione ai Caraibi

Da queste ultime attività tecniche si è scoperto come i due soggetti stessero programmando una seconda rapina da commettere prima di Natale a tal punto che gli stessi cercavano un veicolo idoneo da rubare e da utilizzare per la commissione del reato. Dalle intercettazioni si evinceva come gli stessi desiderassero dare una svolta alla loro vita con la commissione di un’eclatante rapina che potesse portare loro denaro tale da poter andare ai Caraibi.

Date le risultanze investigative e il concreto pericolo che gli stessi potessero compiere ulteriori reati, la Procura di Monza emetteva apposito decreto di fermo che veniva eseguito a Saronno, luogo ove erano domiciliati. I soggetti venivano pertanto associati presso la Casa Circondariale di Busto Arsizio a disposizione dell’Autorità giudiziaria.

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