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Omicidio di Solaro: movente e dinamica
Mario Zafferano continua a definirsi innocente, ma a incastrare l'uomo, 59 anni, ci sarebbero tre elementi emersi durante le indagini.

Come riporta La Settimana di Saronno, in edicola da venerdì 6 aprile, il filo conduttore dell'omicidio di Solaro sembrerebbe l'acqua.
Il movente
L'acqua sarebbe il presunto movente del delitto. Redaelli utilizzava quella condominiale per lavare la macchina nel box, ogni tanto si faceva anche mezza doccia perché era maniaco della pulizia, gesti che al suo vicino di casa non sarebbero mai andati giù. Stando a quanto ricostruito dagli uomini del capitano Mansueto Cosentino, comandante della Compagnia di Desio, i dissidi tra vittima e presunto carnefice sarebbero andati avanti per diverso tempo, proprio perché il 59 enne avrebbe avuto più volte da ridire sulle abitudini del suo vicino.
La dinamica
Secondo l'inchiesta, coordinata dal Pm di Monza Carlo Cinque, il 22 dicembre scorso Redaelli sarebbe sceso in box intorno all'ora di pranzo, dopo aver lasciato la porta di casa socchiusa, su un mobiletto all'interno il suo telefonino e le chiavi. Una volta in garage, ancora va chiarito in che modo, Zaffarana sarebbe comparso alle sue spalle, coltello alla mano, e lo avrebbe pugnalato due volte al collo, senza dare al 54 enne nemmeno il tempo di voltarsi. Crollato a terra e prossimo a morire dissanguato, Michelangelo Redaelli aveva addosso un giubbino di pelle infilato solo per un braccio. Zaffarana a quel punto avrebbe chiuso il box e sarebbe partito alla volta della sua nuova casa, a Limbiate, dove di lì a poco si sarebbe trasferito con la moglie, dalla quale però si stava separando. Alle 17 di quello stesso giorno il 59 enne è andato a firmare il rogito della sua nuova dimora. Prima però, grazie al gps collegato alla sua vettura, i carabinieri hanno documentato una sua sosta nei pressi di un campo di Cesate, dove forse l'uomo avrebbe tentato di liberarsi dell'arma del delitto. Poi il presunto omicida è andato a cena con delle amiche.