Il caso a Bareggio

Omicidio di Barbara Grandi: confermato l'ergastolo per l'ex compagno

La Corte d'Appello ha confermato la condanna all’ergastolo di Domenico Horvat, 32 anni, accusato dell’omicidio della compagna Barbara Grandi.

Omicidio di Barbara Grandi: confermato l'ergastolo per l'ex compagno
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La Corte d’Assise d’Appello di Torino mercoledì ha confermato la condanna all’ergastolo di Domenico Horvat, 32 anni, accusato dell’omicidio della compagna Barbara Grandi, la 37enne originaria di Bareggio uccisa con 77 coltellate nel suo appartamento di via Sanzio a Trecate il 20 novembre 2019.

Omicidio di Barbara Grandi: la decisione dei giudici della Corte d'Appello

I giudici hanno dunque accolto la richiesta del procuratore generale Alberto Benso, il quale aveva invocato la conferma della condanna emessa in primo grado dalla Corte d’Assise di Novara nel febbraio dello scorso anno contestando in aggiunta il reato di maltrattamenti che la donna avrebbe subìto dal 2015.
La Corte ha poi confermato le pene accessorie dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici e dalla patria potestà, oltre alla provvisionale economica per le due parti civili: il figlio minorenne della coppia, rappresentato dalla legale Carla Naldi, e il padre di Barbara, Claudio Grandi, assistito dall’avvocato Giorgio Scisca.

Parlando con la stampa a margine della sentenza, l’avvocato Naldi ha detto che il bambino, che oggi ha 6 anni, è di fatto "la seconda vittima di questo femminicidio" riservandosi dal rilasciare ulteriori dichiarazioni per "il rispetto che provo per tutte le parti". Ad eccezione di alcune parole di speranza: "Confido che ora, finalmente, questo bimbo cresca nella serenità che finora gli è stata negata".

La difesa

La difesa dell’imputato – che con buona probabilità farà ricorso in Cassazione una volta depositate le motivazioni – chiedeva invece l’assoluzione per Horvat, sostenendo che le indagini non hanno mai davvero appurato la presenza di altre persone in casa la sera dell’omicidio della 37enne, che a Bareggio ha vissuto per anni frequentando le scuole elementari e medie di via Matteotti.
Horvat, nel professarsi innocente, ha sempre sostenuto la tesi secondo cui ad uccidere Barbara sarebbe stata una banda di rumeni che, dopo essersi introdotti in casa, lo avrebbero tramortito con un pugno in faccia per poi infierire sulla compagna.
Un’ipotesi ritenuta non credibile né dai giudici né tantomeno dalla Procura, secondo la quale l’omicidio di Barbara non sarebbe altro che l’epilogo di un’escalation di maltrattamenti, percosse, minacce e ingiurie certificati anche dalle testimonianze dei vicini di casa e di una collega della donna nel corso del dibattimento di primo grado.

Il movente

Il movente, sostiene l’accusa, sarebbe duplice: da un lato il sospetto di una relazione (senza riscontri) della 37enne con il fratello di Horvat; dall’altro l’asserita responsabilità per la perdita del figlio, dato in affidamento nel giugno 2019.
Per l’accusa una frase che Horvat avrebbe pronunciato al telefono poco prima dei fatti – "Se torni a casa faccio un massacro" – avvalorerebbe l’ipotesi che nell’omicidio ci fosse premeditazione, aggravante invece negata dalla difesa ed esclusa anche dai giudici già in primo grado.

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