Oggi i funerali di Fabio Ravasio
Ultimo saluto alla vittima del piano omicida
Si sono svolti questa mattina, nella chiesa parrocchiale di Locate Triulzi, i funerali di Fabio Ravasio, il 52enne ucciso nell'incidente "ideato" dalla moglie.
Fabio Ravasio
Un incidente simulato per coprire l’omicidio di Fabio, vittima di un piano ordito dalla moglie e dai suoi complici per questioni di eredità.
Delitto premeditato
Un delitto che sarebbe stato pianificato da tre mesi di fronte al quale la Procura aveva sottolineato fin da subito la spregiudicatezza degli arrestati. Quel terribile 9 agosto, infatti, Fabio era in sella della propria bicicletta mountain bike mentre stava percorrendo attorno alle 19.50 via Vela da Casorezzo a Parabiago, per tornare a casa. Pervenuto all'altezza della progressiva chilometrica 1,8, il 52enne è stato investito frontalmente da un'auto proveniente dall'opposta direzione di marcia.
Il falso incidente
Il veicolo, dopo aver invaso l'opposta corsia di marcia sulla quale procedeva la vittima, ha investito violentemente il parabiaghese, determinandone la caduta e conseguenti gravi lesioni personali da cui ne è poi scaturito il decesso. Nell’esecuzione del suo progetto omicida, quella che ormai viene definita come «mantide di Parabiago», Pereira (già vedova di due mariti) aveva coinvolto, come detto, altre cinque persone, poi diventate sei: oltre ai due pali - Mirko Piazza , 44enne di Parabiago, e Fabio Lavezzo, 32enne parabiaghese e fidanzato di una sua figlia - che nella loro confessione racconteranno praticamente tutto, dicendo però di non aver riconosciuto Ravasio mentre passava in bici), nel gruppo c’erano un altro figlio della 49enne, Igor Benedito, 25 anni, (forse lui alla guida della Opel nera intestata alla madre con cui materialmente Ravasio è stato falciato) e l’amante di lei, Massimo Ferretti, 47, «regista» dell’omicidio e titolare di un bar in paese. E poi il tuttofare del 47enne, Marcello Trifone, 51 parabiaghese anni originario di Magenta, sposato con Pereira nel 2015 e che ancora oggi figura come suo marito, che era sull’auto con Benedito. Mercoledì poi il fermo di Fabio Oliva, 40enne meccanico di Parabiago e anche lui amante della Pereira: prima dell'omicidio avrebbe sistemato l'autovettura utilizzata per il delitto (la Opel Corsa nera intestata a Pereira) rendendola utilizzabile (era infatti una vettura datata e danneggiata) e avrebbe consigliato agli altri fermati - sapendo del loro progetto di voler eliminare Ravasio - di utilizzare proprio quell'auto e non altre tra le quali avrebbero potuto scegliere (anche lui si trova nel carcere di Busto Arsizio). E infine quello di un settimo uomo, accusato di aver finto un malore per distrarre le persone mentre i complici compivano il delitto.