Morti in corsia, perizia su Brasca: trovati farmaci nel corpo
Medicinali non previsti nel trattamento terapeutico del paziente portato al pronto soccorso di Saronno e poi dimesso dopo le cure.
Morti in corsia: altro caso che potrebbe allungare l'elenco delle morti di cui è già accusato il Leonardo Cazzaniga, l'ex vice primario del pronto soccorso di Saronno. Nel mirino delle indagini la salma di Domenico Brasca, esumata il 21 maggio nel cimitero di Rovello Porro. Nel corpo dell'uomo sono stati trovati Midazolam, Promazina e Clorpromazina.
Morti in corsia, perizia su Brasca
Secondo la perizia firmata da Cristina Cattaneo, direttore del laboratorio di antropologia e odontologia forense di Milano, Gaetano Iapichino, ordinario di anestesia alla Statale, Vera Gloria Meretti, medico legale del Labanof e Angelo Groppi, tossicologo forense di Pavia, i farmaci trovati nel corpo di Domenico Brasca avrebbero aggravato le condizioni del paziente, provocando un’acuta insufficienza cardiorespiratoria risultata poi letale. A differenza delle altre 11 morti addebitate a Cazzaniga, quella di Brasca, risalente al 18 agosto 2014, è avvenuta a casa e non in ospedale. L'uomo era stato infatti portato al pronto soccorso di Saronno alle 5 del mattino. Dichiarato ormai agonico era tornato a casa alle 10 dove è morto qualche ora dopo. Dalla cartella clinica però, risulta che Cazzaniga abbia somministrato all'uomo solo dell'ossigeno.
La nuova inchiesta
La cartella medica di Brasca era già stata esaminata dal pm Maria Cristina Ria, insieme a circa altre 80, nella prima tranche dell'inchiesta che si concluse coll'arresto del medico e dell'amante Laura Taroni. La nuova inchiesta è partita grazie alla denuncia delle figlie di Domenica Brasca, Antonella e Roberta Rosa Maria.