Morti in corsia, la difesa chiede i domiciliari per Cazzaniga
Ci si avvicina alla conclusione del processo per l'ex viceprimario del Pronto Soccorso di Saronno.
Niente carcere per Leonardo Cazzaniga, il medico accusato di 12 morti in corsia e di due tra i famigliari dell'ex compagna e infermiera Laura Taroni. La richiesta formulata stamane dalla difesa.
Morti in corsia, Cazzaniga "non può nuocere"
Niente carcere ma pena agli arresti domiciliari con un braccialetto elettronico. Si è ormai alle ultime battute del processo al Tribunale di Busto Arsizio che punta a far luce sulle morti sospette all'Ospedale di Saronno causate secondo l'accusa dal "Protocollo Cazzaniga", un cocktail di farmaci somministrato dall'ex vice primario del Pronto Soccorso Leonardo Cazzaniga a suo dire per "lenire le sofferenze di pazienti prossimi al decesso". La difesa dell'ex medico chiede quindi che per lui si aprano, in uscita, le porte del carcere dove è detenuto da tre anni, e di fargli scontare la pena a casa. Questo perchè non vi sarebbe il rischio di reiterazione del reato dal momento che Cazzaniga nel 2016 (anno dell'arresto) era già stato trasferito lontano dai pazienti e affidato a incarichi amministrativi, e che dopo le manette era stato radiato dall'Albo dei Medici. Una condanna ben diversa rispetto quella di 30 anni di carcere comminata all'ex compagna Laura Taroni, infermiera nello stesso ospedale e ritenuta responsabile delle morti della madre e del marito.
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