CERRO MAGGIORE

Morte sorelle Agrati: "Può essere stata Carla a incendiare la casa nel tentativo di suicidarsi"

In vista del Processo di Appello per il fratello Giuseppe (condannato in primo grado all'ergastolo), la difesa mette sul tavolo altre ipotesi

Morte sorelle Agrati: "Può essere stata Carla a incendiare la casa nel tentativo di suicidarsi"
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Morte sorelle Agrati di Cerro Maggiore, al via il processo d'Apello per Giuseppe Agrati, il fratello condannato all'ergastolo. La nuova tesi della difesa.

Morte sorelle Agrati, processo d'Appello

"Gli Agrati erano accumulatori seriali; l'incendio può essere stato appiccato da Carla nel tentativo di suicidarsi". Questa la tesi che verrà portata in aula dai difensori di Giuseppe Agrati, condannato in primo grado all'ergastolo per la morte delle sorelle Carla e Maria avvenuta la notte del 13 aprile 2015 nell'incendio della loro casa di via Roma a Cerro Maggiore, al processo d'Appello che prenderà il via mercoledì 28 settembre 2022, alle 9.15, nel Tribunale di Milano. Per l'accusa è stato lui, unico sopravvissuto di quella notte, ad aver appiccato l'incendio in tre distinti punti (al piano terra e al primo). Il movente? Economico, legato all'eredità.

La tesi della difesa

Giuseppe Agrati è difeso sempre dall'avvocato Giuseppe Lauria e da Desiree Pagani. Che per l'Appello sfornano un documento firmato da Pagani, Diana Zatta e Michela Rughi che punta a smontare le accuse verso l'imputato.  "La tipologia di materiale coinvolto nell'incendio non è stata oggetto di approfonditi esami di laboratorio - si legge nella tesi - I periti non hanno effettuato nessun tipo di campionamento di residui carbonioso e scrostature dell'intonaco nei locali maggiormente danneggiati dal fuoco. In particolare, sulla rilevabilità di tracce di acceleranti si evidenzia che e il campione non è raccolto entro poche ore, o al limite pochi giorni, dall'incendio non è possibile rinvenirvi tracce di prodotti volatili idrocarburici che non siano stabilmente legati al supporto per ragioni chimico-fisiche. I tamponi effettuati dalla Polizia scientifica non sono significativi circa la dinamica dell'evento".
Poi i presunti comportamenti: "La famiglia Agrati soffriva di Disposofobia ossia di disturbo da accumulo. Tale disturbo può determinare un ampliamento e un'espansione del calore e delle fiamme in pochi minuti. La ricostruzione del sinistro che si manifesta maggiormente coerente con lo stato dei luoghi è, a nostro parere, quella dell'evento accidentale alimentato dalla comprovata abitudine della famiglia Agrati ad accatastare beni di ogni genere accumulando materiale di ogni tipo in grande quantità".
E spunta l'ipotesi della responsabilità di Carla: "Non vi sono elementi per dimostrare la dinamica puntale e le modalità di comportamento adottato dalle due sorelle Agrati in quella notte - afferma la difesa - Dalle foto del cadavere, risultano ben evidenti le aree con cui Carla è entrata in contatto col fuoco: le sopracciglia e tutta la parte dei capelli che contorna il volto. Non anche la parte di capelli immediatamente retrostante. Quasi come se una fiammata avesse investito la parte frontale del volto di Carla. Ora, è indubbio che Carla sia entrata a diretto contatto con il fuoco, ma non è dato sapere con certezza come e quando. Non si può dunque escludere che il responsabile dell'incendio possa essere stato proprio Carla. Non si può escludere a priori che la stessa, come risulta dagli atti processuali, scossa dal recente lutto dell'amato fratello Antonio, abbia deciso di compiere un gesto potenzialmente irrazionale ma al contempo umano, quale è l'atto di appiccare un incendio. E avrebbe dunque avuto modo di appiccare dapprima l'incendio al piano terra e, quindi, risalire al primo piano, rientrare momentaneamente nella propria camera per poi uscirne nuovamente e innescare l'incendio anche al primo piano, in corridoio".

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