le indagini

Molotov per gestire lo spaccio: arrestati due giovani

I giovani avevano realizzato diverse Molotov e le avevano nascoste all'interno di un parco

Molotov per gestire lo spaccio: arrestati due giovani
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Per difendere la propria piazza di spaccio avevano realizzato diverse Molotov e le avevano nascoste in una parco alla Stadera di Milano. Arrestati due giovani egiziani di 19 e 21 anni.

Molotov per gestire lo spaccio: arrestati due giovani di 19 e 21 anni

La Polizia di Stato e la Polizia Locale di Milano, coordinate dalla Procura della Repubblica di Milano, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nei confronti di due cittadini egiziani di 19 e 21 anni, con precedenti di polizia, ritenuti responsabili di fabbricazione e porto in luogo pubblico di armi da guerra in concorso.

L’indagine svolta dai poliziotti della Sezione Antiterrorismo della DIGOS della Questura di Milano e dagli agenti della Squadra di Polizia Giudiziaria della Polizia Locale ha preso il via a seguito dell’azione incendiaria che, la notte del 30 gennaio scorso, ha interessato due autovetture del Comando di Polizia Locale di viale Tibaldi 45 Milano, rivendicata il giorno dopo sul sito d’area anarchica infernourbano.altervista.org. nell’ambito della campagna di solidarietà ad Alfredo Cospito.

Realizzate decine di bottiglie Molotov

Grazie ai primi accertamenti condotti dal Gabinetto Regionale di Polizia Scientifica su alcune bottiglie molotov rinvenute nei pressi del luogo dell’incendio, si è potuto accertare che quella sera un gruppo di giovani stranieri, frequentatori abituali del quartiere Stadera, avevano realizzato una decina di bottiglie molotov compatibili con quelle usate per l’azione delittuosa in un cortile condominiale poco distante dalla sede della Polizia Locale, per poi disseminarle nel vicino parchetto di via Montegani.

Ulteriori approfondimenti di polizia hanno poi hanno consentito di identificare compiutamente tutti i componenti del gruppo - composto in maggioranza da giovani di origine nordafricana, alcuni dei quali minorenni e senza fissa dimora – e di appurare che la fabbricazione delle molotov era finalizzata a difendersi da un eventuale attacco da parte di un “gruppo rivale” – formato anch’esso da stranieri di origine marocchina - per motivi legati alla gestione delle cosiddette “piazze di spaccio”. Proprio i giovani marocchini, la sera precedente, si erano resi autori di un violento pestaggio a danno dell’arrestato e di un suo connazionale con un’azione punitiva che era stata ripresa in diretta divenendo virale sui canali social.

Le indagini, oltre alla identificazione certa di tutti gli autori della fabbricazione delle molotov e del successivo trasporto delle stesse all’interno del parchetto di via Montegani, hanno consentito di aprire uno spaccato sul contesto sociale del quartiere milanese Stadera, in cui sono attestati gruppi di giovani stranieri, anche di seconda generazione, connotati non di rado, come dichiarato dal GIP in ordinanza, da un “contesto relazionale e di vita precario ed instabile, nonché caratterizzato da attività spesso illecite e compiute in gruppo”.

Video online con pistola, fiamme e sassi contro il tram

Dall’analisi dello smartphone sequestrato a uno dei due giovani, in occasione della perquisizione cui era stato sottoposto all’inizio dell’indagine, sono emersi numerosi video che lo ritraggono, unitamente ad altri soggetti sodali, nell’atto di compiere atti vandalici anche di elevata pericolosità sociale, verosimilmente finalizzati ad accrescere, anche attraverso la cassa di risonanza offerta dall’utilizzo intensivo dei social media più diffusi, la propria autorevolezza all’interno del gruppo di riferimento: in particolare, il ragazzo è immortalato in live mentre impugna una pistola ed esplode un colpo in aria, nonché all’atto di versare del liquido infiammabile su una bici del servizio bike-sharing, mentre lancia un sasso contro un tram in transito e, addirittura, mentre svolge una vera e propria prova a fuoco di una delle molotov fabbricate dal gruppo.

Proprio tali aspetti, unitamente alla particolare gravità dei reati contestati – la fabbricazione di vere e proprie armi da guerra ed il loro collocamento in un parco pubblico, frequentato anche da bambini, con totale sprezzo del pericolo per la pubblica incolumità – nonché la loro “contiguità con ambenti criminali di spessore legati allo spaccio di stupefacenti, con scenari da guerriglia urbana da attuarsi con congegni micidiali quali bottiglie molotov, catene e machete” hanno indotto il GIP a ritenere che la custodia in carcere fosse l’unica misura idonea a preservare le esigenze cautelari e proporzionata al disvalore della condotta.

Sono tuttora in corso approfondimenti investigativi da parte della DIGOS milanese per individuare l’autore dell’incendio delle due auto della Polizia Locale significando che, allo stato, pur in assenza di alcun elemento che faccia propendere a favore della matrice anarchica, non è stato individuato un riscontro decisivo che consenta di addebitare il gesto al sopracitato gruppo di stranieri.

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