"Mettete la mascherina e pensate a chi rischia la vita"
La storia di Elisa, che dopo il trapianto ai polmoni ancora lotta contro la fibrosi cistica.
Elisa Volontieri è una combattente. Non si è mai arresa davanti alle grandi sfide della vita, sempre in salita per via di una nemica dura da vincere: la fibrosi cistica. La sua battaglia contro la malattia ha tenuto, per anni, col fiato sospeso i magentini, fino al sofferto trapianto e alla conquista di una nuova vita. Studentessa, ora gestisce una pagina social, «Un respiro in più», dove tiene una sorta di «diario di viaggio» e promuove raccolte fondi per associazioni di volontariato.
"Mettete la mascherina e pensate a chi rischia la vita"
E' una che lotta, che dice ciò che pensa e che si arrabbia, e tanto.
E lo fa anche con chi, oggi, dice che la pandemia è tutta un'invenzione, non mette la mascherina e ignora le regole.
«Non respirate con la mascherina? Pensate che io ci convivo da sempre. Che fatico a far le scale di corsa a 24 anni e che sono dovuta andare in montagna con l'ossigeno. Questo è non respirare». Martedì 8 settembre ricorreva la Giornata Mondiale per la Fibrosi Cistica e lei, reduce da un anno difficile, invita a sostenere la ricerca: «Se oggi la si festeggia ancora è perché la malattia c'è ancora. Una cosa però è certa, sicuramente la stiamo affrontando con mezzi che fino a qualche tempo fa erano pressoché impensabili, questo perché la ricerca scientifica sta andando avanti. E' una delle malattie genetiche più diffuse, eppure se ne parla troppo poco. Anche qui, a Magenta, nella mia città. Per questo continuo a combattere e a portare la mia testimonianza».
L'impegno social
Dalla sua pagina Facebook, «Un respiro in più» Elisa lancia appelli, raccoglie fondi, sostiene le associazioni.
Solo pochi giorni fa ha fatto da testimonial ad una campagna di Aido e Lilt in valle d'Aosta per sostenere la donazione d'organi. In montagna ci è andata con l'ossigeno perché i suoi polmoni la fanno ancora disperare. Una caso raro il suo, che qualche anno fa, dopo un lungo calvario, subì un trapianto: «La fibrosi cistica mi è stata diagnosticata subito, appena nata, l'ho gestita fino al 2012, poi la situazione si è aggravata. Si iniziò a parlare di trapianto, che arrivò nel 2015, quando però mi ammalai e finii in Rianimazione. Ma ho vinto io, purtroppo non definitivamente. Nel 2018 i primi segni di rigetto, a gennaio di quest'anno un peggioramento. Vado in affanno subito». Eppure non si arrende. E se la prende con chi «se ne frega» del Covid e dei possibili contagi: «Al Policlinico San Matteo di Pavia, dove sono in cura, è stato richiuso il reparto di Pnenumologia. Durante il lockdown visite e controlli sono stati ridotti, se non urgenti. Un disagio enorme per chi ha una malattia cronica. Molti menefreghisti che guardano solo a loro stessi mi fanno arrabbiare perché non pensano a chi, invece, è a rischio. Anziani, malati come me, esposti ad un rischio perché c'è chi non rispetta le regole. Eppure si chiede solo di mettere una mascherina, cosa per me normale, tra l'altro».
L'appello
La vita di Elisa è stata un dentro e fuori dagli ospedali e lo è ancora. Lei va avanti, studia Scienze umane dell'ambiente e del paesaggio, sogna un futuro diverso e lotta perché altri non subiscano ciò che ha vissuto lei. Una forza incredibile, anche nei momenti più bui: «A volte non so neanche io dove la trovo. Io ho avuto un dono, col trapianto, ora mi batto perché anche altri possano averlo. Perché ci si iscriva all'Aido e si sostenga la ricerca. Ciò che per alcuni è poco, può essere tantissimo per chi vive in condizioni come la mia. Quindi mettete la mascherina e aiutateci a non ammalarci!».