Lite a scuola, la preside: "Dialogo e provvedimenti"

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Lite a scuola, la preside: "Dialogo e provvedimenti".  Insulti, spintoni, un ragazzino che sbatte contro il muro e la scuola che, suo malgrado, si trova costretta ad attuare il protocollo di sicurezza, chiamando il 112. E così, martedì, all’Ipsia Leonardo da Vinci sono arrivati Carabinieri e ambulanza. Nulla di grave, per il 15enne che ha preso la botta e che solo precauzionalmente è stato accompagnato in codice verde al Pronto soccorso del Fornaroli. Una lite accesa, sedata dai docenti, che hanno evitato che si passasse un po’ troppo alle mani. Poi, in cattedra, è però salita la dirigente scolastica, Maria Grazia Pisoni, che a quei ragazzi, studenti di prima, ha voluto spiegare dove hanno sbagliato, allargando la riflessione anche ai compagni di classe.

Il tema del disagio

Un episodio che non va drammatizzato, certo, ma che serve a tenere accesi i riflettori su un tema, che da settimane, il nostro giornale sta trattando sotto diversi profili: il disagio delle nuove generazioni, legato anche alla pandemia. Un argomento che, nelle scuole, attira la massima attenzione di dirigenti e docenti, consapevoli che il lockdown prima e la didattica a distanza prolungata, poi, hanno lasciato dei segni nella psiche dei ragazzi, soprattutto dei più vulnerabili. E’ stata proprio la professoressa Maria Grazia Pisoni ad affrontare il tema, spiegando come, dopo l’indispensabile dialogo, sarà ora un Consiglio di classe urgente a prendere provvedimenti nei confronti dei due ragazzi litigiosi.

Lite a scuola, la preside: "Dialogo e provvedimenti"

Cosa è accaduto martedì 9 febbraio?
«Un episodio sicuramente non positivo che è servito ad aprire la riflessione per tutti. Due studenti di prima, arrivati a scuola con la seconda campanella (le classi entrano a scaglioni, ndr) hanno discusso per chi dovesse occupare un banco. Uno lo voleva per sé, l’altro voleva tenerlo per l’amico. Sono partite le parolacce, poi gli spintoni. Un motivo futile, ma che ci fa capire come dietro ci sia una situazione complessa».
Pensa che ciò sia frutto di un disagio?
«Una cosa è certa. Molti ragazzi riflettono oggi le conseguenze di mesi vissuti a distanza. Pensiamo a questi adolescenti di prima, neanche si conoscono. Le dinamiche tipiche dei primi mesi in presenza sono venute meno e si stanno concentrando ora, esplodendo. C’è bisogno di affermazione, di marcare i confini. C’è un rapporto che va costruito, e in questa condizione non è facile».
Come state intervenendo?
«Con scelte mirate. Innanzitutto, abbiamo favorite il rientro in presenza delle prime proprio per far sì che questi ragazzi almeno si conoscano. Hanno iniziato un nuovo percorso dietro a uno schermo. Secondariamente abbiamo aumentato le ore di sportello psicologico, con una specialista a disposizione sia in modalità online che a scuola per ascoltare e supportare chi ne ha necessità. A questo proposito abbiamo sfruttato al massimo i fondi che il ministero ci ha accordato. Facciamo, anche, incontri nelle prime dedicate al cyberbullismo e al bullismo, fenomeni da contrastare già in condizione normale. Insomma tentiamo di dare un sopporto fattivo».
Come ha reagito martedì dopo la lite in aula?
«Con calma e determinazione. Non dimentichiamo che il nostro ruolo è insegnare ma anche educare. Partire dagli errori e spiegarli, non solo punire. Sono andata in classe e ho dialogato con loro, spiegando perché non ci si rapporta così. Ma diciamolo, presi uno a uno questi atteggiamenti spariscono. E’ solo un modo per primeggiare, dimostrare di essere qualcuno rispetto ai compagni. Per questo ho voluto un dialogo. Per ora restano in didattica a distanza, poi il Consiglio di classe valuterà ulteriori provvedimenti».

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