SANT'ILARIO DI NERVIANO

La banca chiude, scoppia la protesta

La filiale dovrebbe finire la sua attività il 5 giugno 2021. Il sindaco: "Sarebbe uno sfregio al territorio"

La banca chiude, scoppia la protesta
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La banca chiude: protesta a Sant'Ilario di Nerviano e nei paesi vicini.

La banca chiude, c'è preoccupazione

La data di chiusura dovrebbe essere quella del 5 giugno 2021. Stiamo parlando della Banca san Paolo di Sant'Ilario, frazione di Nerviano. La notizia è arrivata in modo informale a diversi utenti, che come noto arrivano anche dai paesi vicini. E ora in tanti monta la preoccupazione di perdere un sportello così importante. Dalle prime indiscrezioni pare che la banca chiuda e per i servizi occorrerà recarsi a Nerviano.

Il sindaco si unisce alla protesta

Non sta a guardare il sindaco di Nerviano Massimo Cozzi che ha già scritto ai vertici della banca: "Con la presente, raccogliendo la protesta di diversi residenti di Sant'Ilario, Garbatola, Villanova, Cantalupo e Nerviano, si chiede di non procedere alla chiusura della vostra filiale di sant'Ilario - si legge del documento di Cozzi - E' evidente che sta completamente venendo a mancare la funzione 'sociale' che ricopre la filiale di una banca nella frazione, privilegiando esclusivamente il capitale economico e dimenticandosi di tutto il resto. E' doveroso sottolineare che ci saremmo aspettati ben altra attenzione e rispetto del territorio".
E ancora: "Entro i legittimi programmi di riorganizzazione territoriale da voi effettuati, la popolazione nervianese ritiene irrispettoso l'atteggiamento nei confronti di uno dei comuni demograficamente ed economicamente più importanti della Città metropolitana di Milano. Una filiale dovrebbe essere partner commerciale mentre, invece, con questa chiusura aumenta l'handicap commerciale dei territori decentrati, con imprese costrette a rimodulare la loro organizzazione entro un quadro più complesso e meno snello. Sottolineo poi il disagio che si andrà a creare tra la popolazione anziana che sarà privata della residua autosufficienza nella gestione del proprio patrimonio dato che la filiale, anche grazie alla disponibilità dei suoi addetti e alla sua presenza, è per molti un autentico presidio. Sottolineiamo poi come la chiusura significherebbe uno sfregio al territorio dove, con fatica, si continua a fare. In virtù di ciò, l'Amministrazione comunale chiede con fermezza un dialogo con i vertici di Intesa per scongiurare tale ipotesi scellerata, chiedendo un coinvolgimento diretto con un incontro".
E la lettera di Cozzi così si conclude: "La scelta di chiudere la filiale e disattivare l'ultimo Atm è la dimostrazione del fatto che la ricchezza prodotta dagli individui e dalla comunità, cui questi appartengono, si sposta in una logica e in un altrove indefinito. Chi prenderà il posto delle filiali nei territori rimasti orfani di queste ultime? Chi si porrà l'obiettivo di assicurare la piena inclusione finanziaria della cittadinanza anziana e non? Chi riuscirà ad attrarre e redistribuire la ricchezza prodotta 'in loco' verso nuove imprese, startup e servizi di interesse pubblico e privato?".

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