la lettera

Ingegnere risucchiato dal ventilatore: "Ancora morti sul lavoro, è uno scandalo"

"Ma quali voci difendono i lavoratori ora? Troppo poche, anche se cerchiamo di farci sentire in un mondo pieno di sordi o ciechi".

Ingegnere risucchiato dal ventilatore: "Ancora morti sul lavoro, è uno scandalo"
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Da una nota inviata attraverso un comunicato congiunto di Sinistra Senago e Per un'altra Bollate sull'atroce episodio di morte sul lavoro, quella di Paolo Tamburini.

"Ancora morti sul lavoro"

Le parole dei gruppi Senago Sinistra e Per un'altra Bollate riguardo l'ultimo episodio di morte sul lavoro:

"Nel 2022 furono più di 1.000 i morti. E’ uno scandalo tenuto sotto traccia o persino nascosto da parte del “sistema Italia”, quasi che fosse un male necessario. Certo, ci sono norme di sicurezza: ma o sono inefficaci o, molto più probabilmente, sono male applicate, non adeguatamente diffuse o completamente trascurate. Non si parla solo di negligenza, ma di vero e proprio dolo da parte di chi gestisce od organizza i lavoratori, a partire da quei datori di lavoro che puntano, come al solito, al proprio massimo profitto, sulla pelle degli altri".

"Ogni lavoratore ha diritto alla sicurezza"

"Anche lo Stato e gli Enti preposti sono corresponsabili, con controlli troppo sporadici specie nelle aziende più a rischio, lasciando troppo alle autocertificazioni e risparmiando sul personale e modalità di controllo. Ogni caso di morte sul lavoro è diverso, ma tutti sono simili nelle ragioni di fondo: ricerca del massimo profitto possibile nella competizione del mercato; la strage colpisce i lavoratori, non i padroni o i loro dirigenti. Ogni lavoratore, dipendente o autonomo, ha invece diritto alla sicurezza sul proprio posto di lavoro, nessuno dovrebbe negarglielo o dimenticarsene".

"Controlli diffusi e regolari"

"Lo stillicidio di morti ed infortuni anche gravi (ben più numerosi delle morti) non deve dare assuefazione, non è un “male dovuto”, è opera di esseri umani e figlio delle “regole” della produzione del nostro attuale sistema economico, in cui i lavoratori sono strizzati come limoni, spesso senza un’adeguata formazione sulla sicurezza, con sempre meno diritti e con sempre meno spazi per lottare per difenderli. Per difendere i lavoratori, salvare lo loro vite, servono da una parte controlli diffusi, regolari, rigorosi e massivi, in tutte le ditte ed aziende italiane, con personale adeguatamente preparato, dall’altra serve una nuova e diversa mentalità, un diverso sistema produttivo ed economico che rivaluti al massimo la figura del lavoratore (dipendente od autonomo), ne rispetti la dignità umana, ne salvaguardi la vita sia fisica che sociale, ne riconosca i diritti in quanto lavoratore. Dobbiamo anche aggiungere, ricordando i giovani studenti morti sul lavoro, che la scuola dovrebbe tornare a puntare a formare un individuo con conoscenze e capacità critiche, non avere invece come principale obiettivo produrre una passiva e
acritica ruota di un meccanismo produttivo".

"Poche voci difendono i lavoratori"

"Queste morti, comprese quelle vicine a noi come nei nostri comuni, devono farci capire che la sicurezza sul lavoro ha un costo non più derogabile, non più pagabile in vite umane. La competizione giocata principalmente abbassando o riducendo “il costo del lavoro” è un segnale di imbarbarimento di una società e di un paese che inadeguatamente dichiara di sedersi tra i paesi civili ed avanzati del pianeta, ma che di avanzato mostra solo lo stato di decomposizione dei diritti al lavoro e nel lavoro. Ma quali voci difendono i lavoratori ora? Troppo poche, anche se cerchiamo di farci sentire in un mondo pieno di sordi o ciechi. Chi si impegnerà su questi fronti ci troverà di fianco, a lottare assieme, in ogni frangente. Un altro mondo è ancora possibile, basta aprire gli occhi ed impegnarci assieme".

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