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Francesca Bommarito, sorella dell’appuntato Giuseppe chiude gli incontri dedicati ai familiari delle vittime di Mafia

La «rassegna» ha riscosso enorme successo quella svoltasi alla biblioteca comunale di Lucernate

Francesca Bommarito, sorella dell’appuntato Giuseppe chiude gli incontri dedicati ai familiari delle vittime di Mafia
Rho
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Si è concluso con successo, il ciclo d’incontri con i familiari delle vittime di mafia presso la biblioteca di Lucernate, iniziati nello scorso mese di gennaio. Ospite dell’ultimo appuntamento Francesca Bommarito, sorella dell’appuntato Giuseppe ucciso il 13 giugno 1983 insieme al capitano D’Aleo e  al carabiniere Morici in Via Scobar a Palermo per mano di Cosa Nostra.

"Grazie per avermi ospitata con calore e rispetto per raccontarvi la storia di mio fratello"

Francesca è stata accolta dalla responsabile della biblioteca Silvana Santoro e dalla presidente della commissione antimafia Clelia La Palomenta, che l’ha accompagnata nel dialogo con gli ospiti. «Grazie per avermi ospitata qui a Rho in questa accogliente biblioteca, con calore e rispetto per raccontarvi la storia di mio fratello. L’attenzione e la sensibilità di chi ha ascoltato hanno reso l’incontro vero, umano, significativo. Ringrazio tutti quanti voi, in particolare il Capitano della Guardia di Finanza di Rho Francesca  Lattarulo con la sua collega Maresciallo ordinario Marta Esposito, il Maresciallo dei Carabinieri della Stazione di Rho Stefano Falzone e il carabiniere Antonio Fasulo, che con  la loro presenza hanno aggiunto ulteriore valore alla serata.

"Ricordare fa male. È come riaprire una ferita che non si è mai davvero rimarginata. Ma sento che farlo è necessario"

Ho condiviso con voi la storia della mia famiglia, cresciuta con valori forti: solidarietà, coraggio, amore, condivisione e pace e ho ricordato mio fratello Giuseppe, carabiniere fedele allo Stato, ucciso con un colpo di lupara nella strage mafiosa del 1983. Ricordare fa male. È come riaprire una ferita che non si è mai davvero rimarginata. Ma sento che farlo è necessario. Per onorare chi ha pagato con la vita il proprio coraggio. Perché il cambiamento anche se faticoso, è possibile.» Le organizzatrici del percorso hanno regalato ai presenti semi di memoria e augurato ai presenti di poter continuare a offrire alla comunità rhodense altre occasioni per coltivare semidi legalità sul nostro territorio.

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