Don Fabio Stevenazzi torna a fare il medico contro il Coronavirus
L'ordinazione nel 2014, dopo dieci anni da internista al Pronto soccorso di Legnano, e ora la scelta di rimettersi il camice bianco.
Don Fabio Stevenazzi (nella foto di copertina, giovane medico all'ospedale di Legnano) si rimette il camice: da medico a prete e ritorno, per combattere il Coronavirus.
Don Fabio Stevenazzi torna in corsia
Prima di entrare in seminario faceva il medico e, ora che le chiese sono state svuotate dai decreti per l'emergenza Coronavirus, ha deciso di tornare in corsia: il 47enne don Fabio Stevenazzi, che presta il suo ministero nella comunità pastorale San Cristoforo di Gallarate, prenderà servizio all'ospedale di Busto Arsizio per assistere i malati di Covid-19. Impossibile per lui restare con le mani in mano, di fronte all'emergenza sanitaria in atto. Il sacerdote ha manifestato il suo desiderio ai superiori - il vicario episcopale di Zona monsignor Giuseppe Vegezzi e il prevosto di Gallarate don Riccardo Festa - i quali, ottenuto il parere favorevole dell'arcivescovo monsignor Mario Delpini, gli hanno dato il via libera. E i colleghi del nosocomio bustocco lo hanno accolto a braccia aperte: assunzione immediata come previsto dal bando emesso dalla Regione Lombardia per fronteggiare l'emergenza sanitaria.
Per dieci anni in Pronto soccorso a Legnano
Per dieci anni don Fabio, che è originario di Lozza nel Varesotto, ha lavorato come internista al Pronto soccorso di Legnano. Anche dopo l'ordinazione, avvenuta nel 2014, non ha mai smesso di tenersi aggiornato in medicina con tutti i relativi crediti formativi e dal 2017 collabora con l'ong Cuamm - Medici con l'Africa, per cui nei mesi estivi del 2018 è stato in Etiopia e nel 2019 in Tanzania. Per essere pronto a fronteggiare l'emergenza Coronavirus ha partecipato a uno specifico addestramento, imparando le procedure per il biocontenimento e la salvaguardia sua e dei colleghi.
Vivrà da eremita nel suo appartamentino
Finché l'ospedale avrà bisogno di lui, vivrà da eremita nel suo appartamentino nella casa parrocchiale, senza vedere nemmeno i confratelli. Si è già attrezzato per celebrare l'Eucarestia nel suo salotto, rigorosamente solo.