Diffonde il filmino hard dell’ex moglie per vendetta
Un uomo ora residente a Garbagnate è finito a processo.

Avrebbe diffuso pubblicamente il filmino hard che la ex moglie aveva registrato per fargli sentire la propria vicinanza. Un gesto ignobile, molto grave che avrebbe avuto conseguenze penali ancora più pesanti se la nuova norma del Revenge Porn, appena approvata in Parlamento, fosse retrodatabile. Ma non è così. La vicenda, infatti, risale al periodo compreso tra il 2015 e il 2016 quando tale norma ancora non esisteva.
Diffonde il filmino hard: garbagnatese nei guai
Ma i fatti restano gravi. Li ha raccontati in aula la ex moglie, parte offesa costituitasi parte civile in tribunale a Monza. L’imputato è un uomo di 45 anni originario di Desio, ora residente a Garbagnate. Negli anni sotto esame la coppia viveva a Cogliate. Una relazione tormentata, diventata ancora più complessa dopo il 2015, dopo la loro separazione. Una rottura peraltro causata dallo stesso marito che nel frattempo si era invaghito di un’altra donna. Nonostante ciò, dopo la separazione la situazione si era fatta incandescente. Il coniuge avrebbe voluto riavvicinarsi, ma la donna lo aveva respinto provocando le sue ire. A quel punto le minacce si erano fatte sempre più pesanti, con cadenza quasi quotidiana. Il culmine della situazione di minacce e presunti atti persecutori è stato toccato dopo la separazione quando l’ex compagno diffuse tra le colleghe di lei un video hot che la ritraeva.
In aula le parole della donna
«Mi minacciò – ha riferito in aula – di inviarlo alle mie colleghe e alla direzione dell’azienda nella quale lavoravo. Quel video lo avevo registrato e glielo avevo inviato mentre si trovava lontano da me per motivi di lavoro. Era per farlo sentire più vicino a me. Un video nel quale ero nuda. A quel punto, spaventata, ho avvertito le mie colleghe raccontando loro la minaccia che avevo ricevuto dal mio ex. Lo dissi anche alla mia responsabile». La dirigente si attivò facendo bloccare il presunto account di posta elettronica da cui sarebbe dovuto arrivare il video a luci rosse. In azienda quelle immagini imbarazzanti non arrivarono per fortuna. Raggiunsero però le mail di un paio di colleghe. Una di sicuro, che, aprendo il messaggio in arrivo, vide la collega in mutande e reggiseno. «A quel punto ho subito chiuso il messaggio – ha raccontato in aula la collega – e non sono andata oltre. Eravamo sotto Natale e pensavo si trattasse del solito messaggio augurale e invece no».
Si torna in udienza a fine maggio quando verranno diffuse le conclusioni di parte e il dispositivo di sentenza.