Condannato a 3 anni e 6 mesi Valter Bovati, l’imprenditore della truffa del carburante
Due anni per il legnanese Marzio Egidio Buscaglia, confiscati beni complessivamente per 31 milioni di euro
Trentatré immobili tra fabbricati e terreni, 2 autovetture, quote sociali per oltre 70mila euro e i saldi attivi dei conti correnti. Ammontano a più di 30 milioni i beni confiscati dallo Stato nei confronti di una società con sede a Roma e del suo amministratore, l’imprenditore rhodense Valter Bovati, conosciutissimo in città anche per la sua attività nel mondo delle associazioni e del volontariato.
Incassavano l’Iva ma non la riversavano: allo Stato vanno 33 immobili tra fabbricati e terreni, 2 autovetture
Una frode all’Iva compiuta dalla società romana e dal suo amministratore Bovati che aveva portato all’acquisto di 270 milioni di litri di carburante senza pagare l’imposta.
La sentenza è stata emessa dal Tribunale di Roma che, oltre alla confisca dei beni, ha condannato l’imprenditore rhodense Bovati a 3 anni e 6 mesi di reclusione e Marzio Egidio Buscaglia a due anni. Buscaglia è molto conosciuto a Legnano per i suoi trascorsi nel mondo del Legnano calcio.
L'indagine era stata avviata nel 2016 dalla Guardia di Finanza di Venezia
L’indagine era stata avviata nel 2016 quando la Guardia di Finanza di Venezia aveva individuato numerosi distributori di benzina, tanto nella città metropolitana quanto sull’intero territorio nazionale, che applicavano un prezzo alla pompa sensibilmente inferiore alla media di mercato.
La successiva ricostruzione delle operazioni commerciali aveva consentito ai militari di capire che quel prezzo era reso possibile solo grazie all’evasione dell’Iva sui trasferimenti tra le diverse imprese della filiera commerciale e di individuare un’organizzazione criminale facente capo a due fratelli calabresi che avevano base in uno studio professionale di Roma e due esperti di prodotti petroliferi, Bovati e Buscaglia appunto.
Un giro di fatture false tra veri soggetti attraverso false dichiarazioni
L’imprenditore rhodense e Buscaglia facevano arrivare il carburante via nave al deposito costiero di Venezia e prima di metterlo in commercio lo trasferivano fittiziamente, tramite un giro di fatture false tra vari soggetti, senza in realtà mai spostarlo da lì. Attraverso false dichiarazioni dunque il primo cedente emetteva fatture senza Iva, che in questo modo veniva incassata, ma non riversata.
L’operazione denominata «Red Line» aveva portato all’esecuzione nel novembre del 2018 di quattro ordinanze di custodia cautelare e al sequestro preventivo, su tutto il territorio nazionale, di quote societarie, disponibilità finanziarie e di 48 immobili per un valore complessivo di 37 milioni di euro, quale profitto illecito corrispondente all’Iva evasa relativa alla commercializzazione degli oltre 270 milioni di litri di carburante.
Il comandante Fabio Dametto: " Questo sistema di frode porta con sé un danno duplice
«La prima cosa da dire è che chi delinque rovina gli operatori leciti mettendo fuori campo società che operano in maniera regolare e in diversi casi anche facendo perdere dei posti di lavoro. Questo sistema di frode porta con sé un danno duplice – spiega il comandante del Nucleo di Polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Venezia Fabio Dametto – Da un lato come detto colpisce chi opera nel mercato dei carburanti in maniera lecita, dall’altro va a sottrarre decine di milioni di euro allo Stato e dunque alle esigenze dell’intera comunità italiana. Nemmeno i consumatori traggono vantaggio da questo tipo di frodi: a fronte di un risparmio, nel migliore dei casi, di ben pochi centesimi, a guadagnarne è soltanto l’organizzazione criminale, a discapito di tutti».