SUCCEDE A BOLLATE

Centro sportivo di Bollate: è divorzio tra Insport e Comune

Il sindaco Vassallo: "Il Comune non può intervenire per coprire perdite di privati che si sono assunti in proprio il rischio imprenditoriale"

Centro sportivo di Bollate: è divorzio tra Insport e Comune
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Bollate, centro sportivo in crisi: è divorzio tra Insport e Comune.

Gli annunci della crisi

La crisi, scaturita dalle perdite generate dalle chiusure degli impianti sulla scia del Covid, si è aperta nei mesi scorsi ma è stata ufficializzata solo negli ultimi giorni. Ad esprimersi sulla vicenda prima il gestore dell'impianto di via Dante, nella giornata di venerdì 15 gennaio, per mezzo di un comunicato stampa, poi l'Amministrazione comunale, che lo ha fatto quest'oggi, lunedì 18 gennaio, in mattinata, dopo aver convocato una conferenza stampa per fare il punto dalla sala Giunta di Piazza Aldo Moro.

"Gestione insostenibile", poi la ricostruzione del Comune

Una crisi che è sfociata nel divorzio tra le due parti coinvolte, con la società, Insport appunto, costretta a lasciare per "gestione insostenibile". Pronta la ricostruzione dei fatti che hanno portato alla separazione ad opera del sindaco Francesco Vassallo.

Fase 1 e 2

I primi contatti del Comune con la società In Sport sono iniziati nel mese di maggio con l’obiettivo di valutare e affrontare congiuntamente l’emergenza economica della società dovuta alla chiusura delle attività in presenza. Gli incontri sono proseguiti nei mesi successivi e le questioni messe sul tavolo possono, ad oggi, essere differenziate per fase.

Fase 1: le perdite successive alla chiusura per il lockdown dal 25 febbraio al 31 maggio 2020:

Fase 2: la gestione della riapertura dal 1 giugno ai mesi successivi condizionata dalle limitazioni  determinate dalle norme di contenimento del Covid contenute nei vari DPCM.

Subito la proroga di 3 anni

L’azione del Comune è stata di estrema collaborazione: come previsto dalla normativa il Comune ha subito concesso un prolungamento di tre anni del contratto in essere con In Sport, portando la scadenza dal 2033 al 2036. inoltre l’Ente, fatte le opportune considerazioni e valutate le richieste della società, ha previsto un ristoro immediato per le perdite della Fase 1, quantificato in 110mila euro di cui 26 mila per i costi vivi necessari ad affrontare i problemi provocati dal Covid e i rimanenti 84mila a copertura delle maggiori spese e delle minori entrate verificatesi (tale ristoro è stato previsto in forma di pagamento delle bollette per le utenze relative all’impianto di Bollate).

Saltato il tavolo sulla Fase 2

Contestualmente a questi aiuti, il Comune ha richiesto l’apertura di un tavolo di confronto per la verifica della situazione nella Fase 2, chiedendo a In Sport di fornire i Bilanci e la situazione contabile dell’impianto di Bollate così da valutare l’effettiva situazione della struttura sportiva. Tale documentazione non è mai stata fornita da In Sport e il tavolo di confronto non è mai stato aperto.

Lo scontro sui 70mila euro annuali

Pur non fornendo la documentazione, però, la società ha proposto un nuovo Piano Economico Finanziario che prevedeva un contributo annuo da parte del Comune di 70mila euro indicizzati, necessari, secondo la società, ad aiutare la gestione fino alla scadenza contrattuale. Un totale di oltre 1 milione di euro in 15 anni che il Comune avrebbe dovuto investire a copertura di perdite presunte. Una cifra e una richiesta che il Comune non ha potuto accettare, supportato anche da impedimenti normativi. In risposta il Comune ha ribadito l’aiuto di 110mila euro per la prima fase e l’apertura di un tavolo sulla base della documentazione puntuale da consegnare all’ente.

Il rifiuto della società

Siamo al 18 dicembre quando il Comune ha ricevuto da In Sport il rifiuto dell’accordo di riequilibrio concordato e la formalizzazione del recesso dal contratto, con la richiesta di un ulteriore confronto per definirne consensualmente le condizioni. Nella successiva risposta del 31 dicembre il Comune ha spiegato che la disciplina vigente non consente rimborsi economici delle perdite né proposte unilaterali di modifica del contratto. Rifiutando, quindi, sia la pretesa di un immediato e completo ristoro che l’anticipazione di contributi pubblici che lo avrebbero posto in violazione della normativa stessa.

La recessione contrattuale

Il Comune ha chiesto, inoltre, la restituzione delle chiavi dell’impianto per l’11 gennaio, data poi prorogata al 25 gennaio per andare incontro alle esigenze dei dipendenti di In Sport in cassa integrazione. Con la recessione contrattuale resterà a carico del Comune, fino all’ingresso di un nuovo gestore, la rata del mutuo di circa 125mila euro anno per i prossimi 5 anni, fino al 2025 o comunque fino a quando un nuovo gestore se ne farà carico.

Il commento del sindaco

Siamo molto dispiaciuti per la conclusione della collaborazione con In Sport  che ha gestito bene la nostra struttura in questi anni  - ha scandito il primo cittadino - Pur comprendendo le difficoltà, che tutti stiamo vivendo in questo momento difficile, come Amministrazione riteniamo di aver fatto tutto quanto ci fosse consentito dalle vigenti normative per salvare la situazione e andare incontro alle necessità del soggetto gestore. Certo, il Comune non può intervenire per coprire perdite di privati che si sono assunti in proprio il rischio imprenditoriale né tanto meno può dare risorse senza le adeguate documentazioni. Il nostro impegno ora sarà per la rapida soluzione della gestione dell’impianto, così da restituirlo, quando le norme di prevenzione da Coronavirus lo consentiranno, alla città e ai suoi cittadini”.

Cosa succede ora

Le soluzioni prospettate dall’Amministrazione sono di due tipologie che verranno discusse nei prossimi giorni al fine di intraprendere la soluzione più adeguata. Dalla gestione diretta da parte del Comune alla predisposizione di un nuovo bando per la gestione attraverso un nuovo operatore privato. Nelle intenzioni dell’Amministrazione anche la salvaguardia del maggior numero dei contratti di lavoro in essere e la garanzia del mantenimento e del potenziamento della qualità dell’offerta dei servizi fino ad oggi erogati.

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