la sentenza con rito abbreviato

Botte ai disabili in comunità: condanne fino a 4 anni

Urla, offese, vessazioni, lanci di oggetti e secchiate d’acqua fredda. A questo e molto altro sarebbero stati sottoposti i nove ospiti della residenza per disabili

Botte ai disabili in comunità: condanne fino a 4 anni
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Sei condanne a pene fino a 4 anni di reclusione nei confronti dei responsabili delle botte e vessazioni nei confronti degli ospiti della comunità di disabili psichici di Cesate dove operava la cooperativa "Sogno verde".

Botte ai disabili in comunità: le condanne

Si è chiuso ieri, 17 ottobre, con rito abbreviato, davanti al gup di Milano Alessandra Di Fazio, il processo a carico di responsabili, operatori e custodi di una comunità di Cesate, alcuni dei quali finiti ai domiciliari il 13 aprile del 2021 per maltrattamenti, umiliazioni e violenze ai danni di nove ospiti disabili psichici. Secondo quanto emerso dalle indagini del pm di Milano Rosaria Stagnaro con al centro la cooperativa sociale «Sogno verde».

Urla, offese, vessazioni, lanci di oggetti e secchiate d’acqua fredda. A questo e molto altro sarebbero stati sottoposti i nove ospiti della residenza per disabili gestita dalla cooperativa sociale Sogno Verde Onlus di Cesate per almeno quattro anni (dal 2017 al 2021), come cristallizzato dai carabinieri della Compagnia di Busto Arsizio nell’inchiesta ha portato all’arresto dei gestori della struttura.

La partenza delle indagini dopo una denuncia

Le indagini sono partite dopo la denuncia di una oss assunta a tempo determinato nella struttura. La donna dopo «l’ennesimo episodio di maltrattamento», si legge negli atti dell’inchiesta, va dai carabinieri di Castellanza e racconta che i disabili psichici ospiti della comunità di Cesate «vengono puniti ingiustamente ogni qual volta non rispettano le regole interne alla comunità» come la sveglia alle 7.30 del mattino o il prepararsi la colazione.

A quel punto scattano le indagini dei carabinieri, che piazzano nella struttura cimici e telecamere per documentare le presunte «pratiche punitive», ritenute però «educative» dagli operatori. Come ad esempio l’uso di un bastone «inserito nella cintura e vincolato alla testa tramite una fascia» per mantenere la schiena dritta ai degenti, «nonostante lamentassero dolore fisico». Gli ospiti disabili, dopo l’intervento delle forze dell’ordine e gli arresti, con l’ausilio dell’Ats di Legnano sono stati ricollocati in un’altra struttura per ricevere cure e assistenza.

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