Assolti i due psichiatri della giovane che si tolse la vita
"In sostanza in questi casi per evitare il suicidio bisognerebbe fare un Tso continuo. Cosa non praticabile", dice il legale.
Non disposero il Trattamento Sanitario Obbligatorio per una ragazza di 20 anni che poi si è tolta la vita. Due medici del servizio psichiatrico dell’ospedale di Garbagnate che in primo grado erano stati condannati per omicidio colposo,sono assolti con formula piena dopo il processo di appello.
Assolti i due psichiatri
Il primo medico di reparto, il secondo in servizio al centro Psicosociale di Bollate. Lunedì scorso si è conclusa in Corte d’Appello a Milano la vicenda che ruotava attorno all’interrogativo di sottoporre o meno a Tso una ragazza con problemi di anoressia e depressione. Da anni la giovane era in cura nel Centro Psicosociale per un disturbo borderline.
Dopo due tentativi di suicidio
La giovane aveva già tentato il suicidio provando a gettarsi dal balcone di casa al sesto piano. La prima volta, erano riusciti a fermarla i parenti, la seconda i carabinieri quando aveva già scavalcato il parapetto. Portata all’ospedale di Garbagnate era stata dimessa con un aumento della posologia dei farmaci che già stava assumendo. Dopo un paio di giorni il 2 aprile del 2016, la ventenne si è gettata dallo stesso balcone.
Condannati in primo grado
Il medico che l’aveva visitata era finito sul banco degli imputati insieme ad un collega del Centro Psicosociale per non avere disposto Il Tso che secondo la Procura, avrebbe evitato il suicidio. Dopo la condanna in primo grado gli imputati avevano proposto Appello.
E assolti in secondo grado
In secondo grado i due medici, difesi dagli avvocati Davide Steccanella e Paolo Tosoni, erano stati assolti ma il procuratore generale (che è il pubblico ministero in Appello) aveva ricorso in Cassazione per motivi di errata applicazione della legge che secondo lui avevano indotto il giudice di appello ad assolvere.
Mentre la Cassazione...
La Suprema Corte ha rinviato il processo in Corte d’Appello per una rivalutazione secondo le indicazioni di rito. Nel processo bis (in Appello) è stata confermata la assoluzione con formula piena.
"Nel primo d’appello i giudici avevano seguito la linea di una perizia, disposta d’ufficio e valutato come corretto l’approccio terapeutico dei due psichiatri. Solo farmacologico e non restrittivo con il Tso e hanno assolto perché il fatto non sussiste – spiega l’avvocato Paolo Tosoni difensore di uno dei due - Sulla documentazione peritale è spiegato chiaramente che esistono delle patologie borderline molto serie. Questa ragazza aveva una ideazione suicidaria forte. Sono patologie nella quali il tema del suicidio è davvero costante. Stati mentali talmente gravi che per fermare l’atto suicidario bisognerebbe legarla al letto. Cosa non fattibile – prosegue il legale leggendo gli atti – I periti della Corte d’Appello hanno fatto una valutazione accurata e hanno confermato che la giovane è stata seguita molto bene da entrambi i sanitari. In sostanza in questi casi per evitare il suicidio bisognerebbe fare un Tso continuo. Cosa non praticabile".