Ad Arluno la base dei narcos: confermate quasi tutte le condanne
La rete vantava importanti agganci anche con la Colombia.
Ora possiamo dirlo: Arluno, almeno fino al maggio 2017, è stata la base di una rete di narcotrafficanti attivi sull’asse Calabria-Lombardia, con ramificazioni in Spagna, Germania, Olanda e – soprattutto – capaci di vantare importanti contatti in Colombia per il rifornimento diretto della cocaina.
La base dei narcos in via Martiri della Libertà
Lo hanno stabilito giovedì 14 gennaio i giudici della sesta sezione penale della Corte di Cassazione, che hanno confermato (quasi) interamente l’impianto accusatorio del processo ribattezzato «Area 51», nato dall’operazione della Dda di Milano che il 23 maggio di quattro anni fa aveva portato all’arresto di 20 narcos calabresi.
Il ventunesimo, il presunto broker e capo della banda Ciccio Riitano, era invece stato arrestato dopo oltre due anni di latitanza il 22 agosto 2019 in un appartamento di Giardini Naxos, località balneare siciliana. Riitano era residente in una villetta della frazione di Rogorotto, oggi sequestrata e affidata – in via provvisoria, in attesa di una possibile confisca definitiva – a una Onlus. La base logistica dell’associazione di trafficanti si trovava invece in una corte al civico 51 di via Martiri della Libertà, in pieno centro ad Arluno, trasformata in «una fortezza inespugnabile», per dirla con le parole degli inquirenti. In questa «Area 51» che ha dato il nome all’operazione, infatti, gli arrestati erano in grado di stoccare partite da decine di chili di coca, facendo affidamento su auto con doppifondi per i corrieri, una rete di cellulari criptati per comunicare e un appoggio logistico a Malpensa.
Confermate quasi tutte le condanne
Gli ermellini hanno annullato senza rinvio soltanto la sentenza di secondo grado emessa nei confronti di Agazio Vetrano, 41enne residente a Inveruno, «per non aver commesso il fatto». Assoluzione piena, dunque, per Vetrano, difeso dall’avvocato Vincenzo Cicino e che in Appello era stato condannato a 7 anni e 8 mesi di reclusione. I supremi giudici hanno annullato senza rinvio anche parte della sentenza emessa contro l’arlunese Agazio Samà, 46 anni, relativa alla confisca di un appartamento di 43 metri quadri a Guardavalle (Catanzaro), acquistato nell’agosto del 2009. La corte ne ha quindi disposto l’immediato «dissequestro e la restituzione all’avente diritto». Rigettata nel resto la sentenza a carico di Samà, la cui condanna a 8 anni e 4 mesi diventa così definitiva.
I magistrati hanno poi annullato senza rinvio parte della sentenza a carico di Damiano Emanuele, classe ’77 di Corbetta, che in Appello era stato condannato a 13 anni e 8 mesi di carcere. La Cassazione lo ha infatti assolto «per non aver commesso il fatto» dall’accusa di associazione finalizzata al narcotraffico per i fatti successivi al 2013, rinviando a una nuova sezione della Corte d’Appello di Milano per la determinazione della pena. Parziale annullamento anche per il ristoratore 70enne Alfio Di Mare, di Casale Monferrato, «limitatamente alla ritenuta continuità temporale tra l’associazione “Quito 2” e l’associazione “Area 51”, che esclude», si legge nel dispositivo della sentenza. Anche per Di Mare, al quale in secondo grado erano stati inflitti 13 anni e 4 mesi di cella, servirà un processo d’Appello-bis per rideterminare la pena. Rigettati, nel resto, i loro ricorsi.
Infine, diventano definitive otto condanne emesse al termine del giudizio di secondo grado. Rigettati infatti i ricorsi di: Nicola Guido, 34 anni, di Arluno (8 anni e 8 mesi in Appello); Raffaele Procopio, del ’72, di Sedriano (8 anni e 4 mesi); Nicola Samà, 48enne di Guardavalle (8 anni e 4 mesi); Marcello Andreacchio di Anzio (Roma), carrozziere del ’79 (6 anni e 8 mesi in secondo grado). Guido, Procopio, Nicola Samà e Andreacchio sono stati inoltre condannati al pagamento delle spese processuali.
"Ricorsi inammissibili"
Dichiarati invece «inammissibili» i ricorsi di: Francesco Maiuolo, 53enne sedrianese (in Appello 5 anni e 4 mesi); Saverio Gualtieri, 55 anni, di Sesto San Giovanni (7 anni e 4 mesi); Claudio Muccari, domiciliato ad Alice Castello (Vercelli), del ’73 (5 anni e 4 mesi); Antonio Traettino, 41 anni, di Somma Lombardo (in secondo grado un anno e 9 mesi). Questi ultimi – Maiuolo, Gualtieri, Muccari e Traettino – sono stati infine condannati al pagamento delle spese processuali e a 3mila euro ciascuno in favore della Cassa delle ammende. I legali difensori sono ora in attesa di leggere le motivazioni della sentenza.