Abusi sessuali sulle bambine al maneggio: 25enne a processo
All'epoca dei fatti le vittime avevano tra i 5 e gli 11 anni, nel frattempo la direzione l'ha espulso.
Parte della verità emergerà il 22 dicembre in Tribunale a Milano. Perché in quella data il gup Ezia Maccora scioglierà la riserva sulla perizia che deve valutare la capacità d’intendere e di volere di Matteo Torbidi, incensurato di 25 anni, ex tesserato del «Centro Ippico Torre dei Gelsi» (poi espulso), a processo in primo grado con l’accusa di violenza sessuale aggravata per presunti abusi sui minori che avrebbe perpetrato all’interno del maneggio di Sedriano.
Quattro (più una) presunte vittime
In fase di indagini preliminari, una consulenza disposta dalla pm Rossana Guareschi aveva infatti concluso con quello che potremmo definire quasi un «unicum» per la giurisprudenza: l’imputato era incapace di intendere, ma capace di volere. Una versione fortemente criticata dalle famiglie delle presunte vittime (quattro, fra i 5 e gli 11 anni, in questo procedimento e un’altra in uno parallelo), due delle quali si sono costituite parte civile assistite dall’avvocato Solange Marchignoli e hanno commissionato una perizia di parte al professor Giuseppe Sartori, ordinario di Neuroscienze forensi e Neuropsicologia forense all’Università di Padova. L’imputato ha scelto di essere giudicato con rito abbreviato, scelta che consente un processo allo stato degli atti, a porte chiuse e uno sconto automatico di un terzo della pena in caso di condanna.
Gli abusi al maneggio
Il nodo della questione ruota attorno a questo elemento: all’epoca dei presunti abusi, Torbidi, che nel maneggio sedrianese si occupava dei pony, aveva contezza delle proprie azioni? Sì, a detta delle parti civili, che puntano molto sul «modus operandi» del 25enne: scegliere le vittime, portarle con sé in luoghi appartati come la selleria, chiuderle dentro, abusarle e, infine, minacciarle con un coltello affinché non rivelassero nulla di quanto accaduto. Una ricostruzione che – fanno notare le famiglie delle presunte vittime – stride con l’asserita incapacità di intendere del 25enne, poiché, se non fosse stato in grado di comprendere le sue azioni, non avrebbe avuto la necessità di minacciare le bimbe per non farle parlare. Una delle bambine, peraltro, ha risentito a lungo degli strascichi di quanto sarebbe avvenuto al maneggio e degli atti espliciti a cui avrebbe assistito ed è ora in cura psichiatrica. Secondo la difesa dell’ex tesserato, che ha sempre negato ogni addebito, le dichiarazioni delle famiglie non sarebbero invece attendibili perché «de relato» delle figlie e assunte «senza le garanzie previste dalla normativa vigente in tema di minori». Un elemento non trascurabile, però, è anche il fatto che le dichiarazioni sono già state giudicate «convergenti» e corroborate da «elementi oggettivi e concordanti» dal Tribunale della Fise, la Federazione italiana sport equestri. Finora, Torbidi è sempre rimasto a piede libero, anche se in passato la Procura aveva chiesto per lui l’applicazione di una misura cautelare, salvo poi revocare la richiesta dopo tre mesi.
La sentenza della Fise
Sulla vicenda, come detto, si sono già pronunciati i giudici federali, che in primo grado (collegio Musumarra-Cusimano-Orsino) il 18 dicembre 2020 hanno applicato al 25enne «la sanzione della sospensione per anni cinque» per violazione del Regolamento di giustizia Fise e del Codice di comportamento sportivo del Coni, il Comitato olimpico nazionale italiano. Il Tribunale ha anche sospeso per sei mesi il presidente e legale rappresentante del «Centro Ippico Torre dei Gelsi», comminandogli un’ammenda di 2mila euro «per non aver tempestivamente posto in essere ogni opportuno provvedimento interno di allontanamento» del 25enne. Il titolare del maneggio sedrianese, dal canto suo, si è sempre difeso dicendo di aver «immediatamente espulso» Torbidi alle 23.30 del 12 novembre 2019, appena quattro ore «dopo aver saputo dei possibili atti di molestia». La Procura federale, però, ha contestato al presidente del centro ippico di essere a conoscenza di un precedente episodio, risalente al 28 dicembre 2018 (ma venuto alla luce il 4 gennaio 2019), per il quale il titolare del maneggio «sosteneva che non avrebbe dovuto prendere alcun provvedimento di espulsione solo perché era stato riferito che, mentre era seduto in macchina», il 25enne «avrebbe fatto il gesto di slacciarsi i pantaloni mentre stava salendo una ragazzina minore».
Le parole del titolare
Il rappresentante del maneggio si è anche difeso dicendo che il giorno stesso della segnalazione ha «subito provveduto a convocare le parti» ricevendo una «versione discordante sul punto» dal suo tesserato, «mentre alcun altro seguito o chiarimento veniva fornito dalla famiglia della denunciante»: ciò non gli avrebbe quindi permesso di «svolgere un’istruttoria interna utile e sufficiente a prendere una decisione di natura disciplinare nei confronti del proprio tesserato», si legge negli atti. Versione che non ha però convinto né i giudici di primo grado né quelli della Corte d’Appello federale (collegio Bruni-Pitzolu-Marino), che l’8 aprile 2021 hanno confermato le sospensioni dell’ex collaboratore e del presidente del maneggio di Sedriano rilevando che «non è concepibile che nei centri federali vengano compiute azioni come quelle emerse nel presente procedimento e soprattutto che le stesse vengano perpetrate più volte e nei confronti di più tesserati junior». La Procura federale, intanto, starebbe valutando la riapertura dell’istruttoria per comminare delle sanzioni più gravi una volta terminato il processo in sede penale.
Abbiamo contattato la direzione del maneggio che si è riservata di rilasciare di ulteriori dichiarazioni dopo un confronto con i legali.