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Una lettera d'intenti per il rilancio dell'ospedale di Abbiategrasso

La lettera scritta dal gruppo promotore per il rilancio dell'Ospedale C.Cantù di Abbiategrasso è diretta ai candidati sindaci che il prossimo 8 e 9 giugno correranno per la poltrona di primo cittadino

Una lettera d'intenti per il rilancio dell'ospedale di Abbiategrasso
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Il Comitato per l’Ospedale, propone ai sindaci del territorio dell’Abbiatense e in particolare ai candidati a sindaco dei 9 dei 14 Comuni che l’8 e 9 giugno rinnoveranno la propria amministrazione, l’adesione alla lettera d’intenti predisposta per chiedere a Regione Lombardia un intervento sostanziale per riportare l’Ospedale Cantù di Abbiategrasso nelle condizioni che aveva fino al 2015, con i servizi fino ad allora offerti ai cittadini.

Una lettera d'intenti per il rilancio dell'ospedale di Abbiategrasso

La lettera scritta dal gruppo promotore per il rilancio dell'Ospedale C.Cantù di Abbiategrasso è diretta ai candidati sindaci che il prossimo 8 e 9 giugno correranno per la poltrona di primo cittadino.

"Considerate le scarse risorse a disposizione di Regione Lombardia, ma anche dello Stato in questo periodo,si propone l’attivazione di un affidamento della gestione a un soggetto privato, mantenendo la struttura e i controlli in mano pubblica; esperienze già in atto non solo in Regione Lombardia - fanno sapere dal comitato - Seppur risaputo, vale la pena ricordare ancora una volta che all’ospedale C. Cantù, ritenuto obsoleto negli anni ’90 e a rischio chiusura, è stata data nuova vita tra il 2009 ed il 2015 con la realizzazione di 3 palazzine nuove e attrezzate con apparecchiature di ultima generazione, dal P.S. alle sale operatorie, grazie al finanziamento pubblico di 30 milioni di euro da Regione Lombardia. Nel 2016 invece del rilancio annunciato è iniziato un lento, progressivo, inarrestabile depotenziamento. Si è assistito alla chiusura del P.S. dalle 20 alle 8, alla chiusura della sala gessi, la perdita del servizio di ortopedia chirurgica, la soppressione della presenza h24 dell’anestesista rianimatore, ora disponibile solo a chiamata da Magenta e oltre, una carenza importante, una decisione incomprensibile, che non garantisce sicurezza agli utenti. Una volontà di depotenziare che non sta risparmiando neanche le tanto citate eccellenze, quali il piede diabetico di cui rimane solo l’ambulatorio mentre il reparto è stato destinato al Fornaroli di Magenta e l’oculistica che continua a perdere medici che lasciano il Cantù, considerato senza futuro, per strutture in cui sono più garantiti e ritengono di poter crescere professionalmente. L’ospedale C.Cantù è stato definito più volte ‘una margherita che, uno alla volta, sta perdendo tutti i petali’.

"Non più un ospedale, ma un poliambulatorio"

"Più che un ospedale ora la struttura è sempre più un poliambulatorio, altrettanto impoverito, recentemente ha perso anche il servizio dentistico,trasferito a Magenta. I tempi degli esami clinici, sono sempre più lunghi e costringono a cercare soluzioni alternative altrove con disagi di ogni genere, costretti a un ‘turismo sanitario’ che non tutti possono permettersi. La fornitura di servizi quindi lascia in generale, a desiderare. Inoltre la scelta effettuata da Regione Lombardia di modificare gli azzonamenti dei distretti, togliendo le aree di Trezzano sul Naviglio e di Corsico, e scegliendo Legnano come sede di riferimento, non ha fatto altro che ostacolare l’accesso ai servizi da parte dei residenti. Questa premessa spiega, almeno in parte, la richiesta di valutare un processo di trasformazione dell’ospedale pubblico C.Cantù in un ospedale che, pur rimanendo di proprietà pubblica, venga affidato a una gestione privata. Si è voluto approfondire tale possibilità, prevista da Regione Lombardia, incontrando gli amministratori del Comune di Suzzara che sperimenta con successo per il suo ospedale, dal 1994 l’affidamento a una gestione privata. Riportiamo un sunto di tale esperienza, descritta con dovizia di particolari nell’assemblea pubblica che si è tenuta il 12 febbraio 2024 nella sala consiliare del castello visconteo di Abbiategrasso".

L'esperienza dell'ospedale di Suzzara

“All’inizio degli anni 2000 l’ospedale di Suzzara seppure di recente costruzione, con l’avvento delle AO e la necessità di razionalizzare, iniziava a perdere servizi. Il progressivo impoverimento e la ventilata chiusura del P.S. hanno spinto la popolazione a mobilitarsi. Si è fatta strada l’idea di affidare l’ospedale, pur restando di proprietà pubblica, alla gestione di un privato. I dubbi di chi temeva di ‘svendere’ l’ospedale sono stati superati dalla consapevolezza che non ci fosse altro modo di mantenere i servizi. Insieme, 6 Comuni (50.000 abitanti), Azienda Ospedaliera, imprese e associazioni hanno intrapreso la strada della sperimentazione pubblico- privato (sperimentazione, già attiva con D.G.R. n. VIII/18575 del 05.08.2004 “Linee guida per l’attivazione di collaborazioni tra Aziende sanitarie pubbliche e soggetti privati”; confermata e regolata dal DGR 22/1/2024). Gli stessi soggetti nel 2003 hanno costituito la Fondazione Presidio Ospedaliero F.lli Montecchi che, tramite gara, ha affidato la gestione dell’ospedale al gruppo Kos con un contratto di 18 anni, a condizione che fossero riattivati tutti i servizi, che il personale in toto venisse assorbito e che venissero effettuati gli investimenti necessari per ammodernamenti. Il gruppo Kos ha pagato annualmente un canone di concessione di € 150.000, versato alla Fondazione che, a sua volta, ha utilizzato per finanziare progetti sociali per il territorio. Dalla partenza della sperimentazione nel 2004 al 2020, il privato non solo ha assicurato all’ospedale di Suzzara tutti i servizi base ma ha ampliato l’organico, offerto un’Ortopedia eccellente, al 2° posto a livello nazionale e ha continuato ad investire, arrivando a 26 milioni di euro in 18 anni, scaduti i quali, Regione Lombardia ha permesso la continuazione dell’esperienza, attualmente una nuova gara è in corso. I servizi possono ancora migliorare ma la popolazione di Suzzara e la sua amministrazione sono orgogliosi della scelta fatta, l’alternativa sarebbe stata perdere l’ospedale. La scelta della Fondazione permette al territorio di esercitare il controllo; non si tratta di una clinica privata: è il pubblico tramite ATS a decidere i servizi che devono essere erogati, poiché l’ospedale rimane pubblico, Regione Lombardia può, se il contratto non viene rispettato, ritirare la concessione. Le prestazioni offerte agli utenti sono le stesse di un ospedale pubblico per costo e modalità d’accesso.” Vista l’importanza di garantire a tutti i cittadini, da parte del SSN, i L.E.A. ( livelli essenziali di assistenza, ovvero le prestazioni e i servizi sanitari primari che devono rispondere ai bisogni dei cittadini) in questo caso, per la comunità del territorio abbiatense, si chiede innanzitutto di conoscere l’eventuale progetto della Direzione Sanitaria dell’ASST ovest milanese e di R.L. per ripristinare i servizi tolti dal 2015 con i relativi tempi previsti. Qualora tale richiesta non fosse esaudibile in tempi accettabili, si propone di valutare la proposta di trasformazione sovra citata che ha come obiettivo principale rendere di nuovo il Cantù un vero e proprio ospedale, con i servizi persi che corrispondevano fino al 2015, a quelli elencati nel DM70 , relativi a un P.S. base, da sempre presente. Si propone un percorso di valutazione da condividere con ASST, ATS, Regione Lombardia, gli operatori sanitari del Cantù".

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