Palestina

"Sotto le macerie di Gaza": voci e testimonianze al Pertini

Al centro sociale di via dei Salici a Legnano un lungo dibattito per conoscere ciò che sta accadendo in Medio Oriente.

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"Sotto le macerie di Gaza" è il titolo della serata che si è tenuta al Centro sociale Pertini di Legnano mercoledì 4 dicembre.

Serata su Gaza al Centro sociale Pertini di Legnano

Un lungo dibattito per conoscere, pensare e agire su ciò che sta accadendo in Medio Oriente. Presenti Ugo Giannangeli, avvocato penalista ed esperto di diritto internazionale, un’attivista di Mediterranea Saving Humans di Milano che ha preso parte al progetto Mediterranea with Palestine a fianco degli attivisti palestinesi di Youth of Sumud e Operazione Colomba nei territori occupati della Cisgiordania, Carlo Motta e Marco Borroni di Bicipace, un’associazione che raccoglie fondi per progetti ambientali e di solidarietà.

"Nessuno di noi pensi che la Palestina sia lontana"

Carlo Motta, nell’introduzione alla serata, ha sottolineato:

"I rumori di guerra sono molto intensi, soprattutto quelli dei bambini. Infatti, il segretario delle Nazioni Unite ha dichiarato che a Gaza c’è il più alto numero di bambini amputati, e parte di loro senza anestesia, perché qualcuno blocca anche l’arrivo dei farmaci. Nei giorni scorsi ho trovato una pubblicazione del 1982 'Busto Arsizio Comitato Italia Palestina', in cui Ettore Masina scriveva: 'Perché nessuno di noi pensi che la Palestina sia lontana'. Sono passati 42 anni e poco è cambiato".

L'intervento del giurista Ugo Giannageli

Ugo Giannangeli ha raccontato:

"Non è cambiato nulla perché il progetto sionista con i crimini procede a grandi passi. Il 31 dicembre 1981, il presidente Sandro Pertini in un discorso diceva: 'Israele occupa territori altrui' e 'Un territorio e una Patria devono averla anche i palestinesi, altrimenti non vi sarà mai pace'. Profetiche parole, come pietre. Lo scenario di guerra a luglio 2024, secondo la rivista medica The Lancet, mostra 186mila morti, pari a circa il 7% della popolazione palestinese. Nel rapporto dell’importante organizzazione di giuristi ebrei/israeliani, a oggi, si afferma che a Gaza è in corso un genocidio. Lo scorso 26 gennaio, la Corte internazionale di Giustizia (nelle prime due udienze con gli avvocati del Sud Africa e di Israele) ha parlato della plausibilità che vi sia in corso un genocidio, e questo è il pretesto su cui si sono fondate le tesi dei sionisti: ci vorrà un’istruttoria che durerà anni per giungere alla parola definitiva 'genocidio'. Pochi giorni fa, il 27 novembre, uno storico israeliano, il professor Amos Goldberg, ha dichiarato: 'Questo è genocidio, è difficile e doloroso ammetterlo, ma non possiamo evitare questa conclusione. La storia ebraica sarà macchiata dal marcio di Caino, per il più orribile dei crimini che non potrà più essere cancellato, nel giudizio della storia finalizzato all’annientamento palestinese a Gaza'. Il professore ha sottolineato il dato numerico: i Palestinesi erano 1.250.000 nel 1947/1948, e gli ebrei erano 600mila e possedevano il 5,6% della terra (con la risoluzione dell’Onu). Dopo la partizione, viene dato il 56% del territorio (già di proprietà). Un altro dato rilevante riguarda gli ebrei non residenti in Israele e le associazioni presenti nel territorio che sostengono il fronte della pace, attive negli anni ‘90, ma notevolmente indebolite, che chiedono di fermare l’occupazione per salvare Israele".

La testimonianza di un'attivista che è stata nella Striscia

L'attivista di Mediterranea Saving Humans ha affermato:

"Essere stata in quei luoghi è stata un’esperienza significativa. Mediterranea ha iniziato questo progetto e Operazione Colombia, da 20 anni in Palestina, ci ha proposto questa collaborazione. Io sono infermiera e mi sono trovata a fare il pastore: mi sono messa in gioco, cambiando il mio modo di pormi, e mettendomi in ascolto. È il modo per creare una comunità assieme. Loro sono ancora lì con le loro case, pur non avendo ottenuto grandi risultati; ricostruiscono più volte e questo rappresenta per loro una vittoria. Questo progetto pilota è durato tre mesi, da giugno a settembre, con diversi attivisti che si sono alternati in coppia per un periodo di due settimane. Si arriva con molta ansia, ma poi non si vuole più andare via ed è difficile tornare alla vita quotidiana dopo un’esperienza simile. Ora è importante raccontare quanto vissuto e tenere viva l’attenzione. Oggi è diventato complesso anche per gli attivisti arrivare in questi territori ed è più difficile avere il visto da Israele. L’aggressività dei coloni è aumentata nell’ultimo periodo, con vessazioni quotidiane e anche notturne, e il blocco degli arrivi delle ambulanze ritarda i soccorsi e gli aiuti. La nostra attività quotidiana consisteva nell’accompagnare i pastori, che spesso vengono disturbati dai coloni, per cercare di farli arrivare anche a 100 metri dalle abitazioni. Sono comunità rurali che vivono su ciò che producono: il blocco significa impedire loro di avere le materie prime per la sopravvivenza. I giardini vengono costantemente distrutti dai coloni con il loro bestiame. Noi vogliamo portare l’attenzione su queste situazioni affinché si crei una mobilitazione".

Nel finale, sono intervenuti diversi relatori, tra cui Lorenzo Radice, sindaco di Legnano, i referenti di Anpi e di Emergency.

 

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