Quasi due anni per una visita oculistica in ospedale
Il monitoraggio di Federconsumatori rileva ritardi record nell'erogazione di alcune prestazioni all'ospedale di Legnano e negli altri presidi dell'Asst Ovest Milanese.
Ci vogliono quasi due anni per fissare una prima visita oculistica nel presidio ospedaliero di Legnano. E 426 giorni per ottenere una visita cardiologica all’ospedale di Cuggiono.
677 giorni di attesa per una visita oculistica all'ospedale di Legnano
Numeri che hanno fatto finire l’Asst Ovest Milanese nella black list di Federconsumatori, che mercoledì 7 febbraio ha presentato alla Camera dei deputati il monitoraggio sulle liste di attesa nelle singole regioni che l’associazione ha realizzato in collaborazione con la Fondazione Isscon e con il contributo dell’Area Stato sociale e diritti della Cgil.
Dati che parlano di una sanità in affanno da Nord a Sud e che vedono l’Asst Ovest Milanese spiccare in negativo non solo per le visite specialistiche (con i già citati 677 giorni per una prima visita oculistica all’ospedale di Legnano e i 426 giorni per una prima visita cardiologica nel presidio di Cuggiono), ma anche per gli esami diagnostici. Tra i dati messi in evidenza nella sintesi del monitoraggio spiccano infatti anche i 735 giorni di attesa per una ecodoppler cardiaca all’ospedale Fornaroli di Magenta e i 546 giorni per una risonanza magnetica alla colonna in toto nello stesso presidio. Per tutte queste prestazioni, i tempi massimi di legge sono fissati a 120 giorni.
Il monitoraggio sui tempi di attesa nelle varie regioni italiane
L’indagine è stata avviata a giugno 2023; considerata la "difficoltà nel reperire i dati inseriti dalle Aziende sui loro portali", è stato individuato il mese di aprile 2023 quale periodo principale per comparare i tempi di attesa per le prestazioni prese a campione nel monitoraggio. Per ogni regione il monitoraggio ha previsto la raccolta dei dati in due o più aziende sanitarie locali, la raccolta dei dati in un’azienda ospedaliera, il rilevamento di 14 prestazioni ambulatoriali, 14 prestazioni diagnostiche, 17 interventi in regime di ricovero ordinario e la richiesta di accesso civico agli atti aziendali in caso di mancata pubblicazione dei dati sui siti istituzionali delle Aziende. In Lombardia, sono state selezionate per l’indagine l’Asst di Brescia-Garda e l’Asst Ovest Milanese, comprendente gli ospedali di Legnano, Magenta, Cuggiono e Abbiategrasso, per leggere il fenomeno delle liste di attesa nelle aree urbane a più alta concentrazione di servizi sanitari sia in capoluoghi di regione che in aree periferiche.
"I dati fotografano una sanità in grave affanno da Nord a Sud"
Gli autori del monitoraggio, intitolato significativamente "La salute non può attendere", affermano:
"Complessivamente il monitoraggio fotografa tempi di attesa inaccettabili, che dovrebbero imporre alle Aziende, alle Regioni e al Governo di trovare rapide e appropriate riforme strutturali, urgenti a fronte di un fenomeno, che costringe molte persone a subire danni o ad acquistare prestazioni dal privato ovvero a rinunciare dolorosamente alle cure di cui hanno bisogno".
I dati emersi dall’indagine tracciano una sanità italiana "in grave affanno da Nord a Sud, che si riscontra sia nei tempi di erogazione delle prestazioni che nelle stesse modalità di rilevamento dei dati". Prosegue Federconsumatori:
"Nelle regioni del Mezzogiorno e nelle Isole, inoltre, si riscontrano ulteriori segnali di aggravamento delle difficoltà di accesso ai Livelli essenziali di assistenza in un contesto che espone la più alta migrazione sanitaria, la minore aspettativa di vita, il maggiore invecchiamento della popolazione e la più bassa capacità economica di accesso a pagamento a cure private. Da Nord a Sud è diffusa nei report aziendali l’indisponibilità dei dati di numerose prestazioni, come la pratica delle agende chiuse (cioè prestazioni non prenotabili) malgrado queste siano vietate dalla Legge Finanziaria 2006".
Gli autori del rilevamento auspicano un concreto cambio di rotta
Secondo gli autori del rilevamento,
"Occorre certamente agire sul fronte dell’offerta di servizi e prestazioni. È altrettanto necessario agire sul fronte della domanda, garantendo l’effettiva presa in carico delle persone bisognose e l’appropriatezza nell’assistenza e nelle cure".
Un concreto cambio di rotta dunque, che secondo Federconsumatori però "non appare imminente":
"Anche la Legge di bilancio 2024-2026 prosegue nel progressivo definanziamento del servizio pubblico con risorse che non saranno sufficienti neanche a coprire gli effetti dell’inflazione e dovrebbe coprire i rinnovi contrattuali del personale sanitario e le ulteriori nuove spese vincolate: ciò significa che le Regioni avranno meno risorse a disposizione rispetto a quelle di ieri già insufficienti. Allarmante il rapporto tra Fondo sanitario nazionale e Pil che, dal 6,3% del 2024 scende ulteriormente fino al 5,9% nel 2026: il valore più basso degli ultimi decenni è la conferma della volontà politica del Governo Meloni di disinvestire e quindi, nei fatti, di proseguire nello smantellamento del Sistema sanitario nazionale a favore della privatizzazione della salute".