gli eroi della settimana

Pompiere lui e medico lei, ecco la coppia eroe dell'incidente al lago

Ivano e Debora sono genitori di tre bambini. Lui presta servizio al Comando dei Vigili del fuoco di via Sardegna a Milano, lei è medico anestesista-rianimatore

Pompiere lui e medico lei, ecco la coppia eroe dell'incidente al lago
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Professionalità, coraggio, dedizione. Queste sono solo alcune delle parole d’ordine nell’animo del Vigile del fuoco Ivano Ghidoni, 45 anni, e del medico anestesista rianimatore Debora Palmisano, di 44. Si tratta della coppia di Cesate che non ha esitato a buttarsi nelle acque torbide e fredda del Lago di Lecco, a Colico per la precisione, per salvare tre persone.
E’ proprio lì, infatti, che martedì la famiglia Ghidoni voleva passare una gita fuori porta che si è trasformata in un’esperienza che ha cambiato la loro vita per sempre.

La gita fuori porta

Martedì era il compleanno della mamma di Debora e con tutta la famiglia, i cesatesi hanno deciso di prendersi una giornata da passare in compagnia. Così, sono andati verso Colico, per pranzare in quelle zone e, più precisamente, nei pressi dell’Abbazia di Piona. La famiglia voleva provare il tipico liquore che viene prodotto, "Le gocce imperiali". Al termine della visita, verso le 16, stava tornando verso il parcheggio quando la famiglia ha sentito un tonfo e delle urla:

"Mi sembrava come se un enorme masso stesse cadendo giù dal dirupo e poi ho sentito un rumore sordo e urlare “E' caduta un'auto nel lago” - ha raccontato Ivano - A quel punto invece di risalire verso il parcheggio sono corso verso la scarpata, era una strada impervia che dà dritto sul lago. Mentre correvo ho chiamato il 112 e mi sono qualificato come Vigile del Fuoco del Comando di Milano e ho provato a spiegare dove mi trovavo. Non è stato facile, non riuscivano a localizzarmi. Poi sono arrivato all'acqua e la macchina distava 20 o 30 metri dalla costa, dopo aver fatto un centinaio di metri di caduta. Per raggiungerla potevo percorrere la costa, con una strada un po’ complicata da percorrere e un po’ più lunga. Quindi, ho deciso di raggiungerla dall’acqua. Inizialmente l'acqua arrivava alle ginocchia, poi ho dovuto nuotare".

Anche Debora, non ci ha pensato un attimo e ha cominciato a correre:

"Ho voluto dare il mio contributo e, a prescindere da tutto, perché non sapevamo cosa fosse realmente successo, l’ho seguito per dargli supporto. Poi, una volta arrivata lì, io mi sono sentita sul posto di lavoro. Per me è come se fosse stata una maxi emergenza: ero la team leader, avevo la mia squadra e poche risorse. Con ciò che avevo dovevo aiutare al massimo quelle persone".

Il soccorso

Mentre Ivano si avvicinava all'auto ribaltata, infatti, Debora e il fratello Matteo Palmisano raggiungevano il lago via terra e, assieme a un parente delle persone che si trovavano in macchina, sono intervenuti.

"Non è stato facile - continua Ivano - Faceva freddo, non sapevo quante persone fossero dentro l'auto. Così, mi sono immerso. Il primo che sono riuscito ad estrarre era l'uomo seduto nel sedile posteriore. Non appena lo abbiamo tirato fuori è stato posizionato sul fondo della macchina, che nel cadere si era ribaltata, come fosse un piano di lavoro. La mia compagna e mio cognato, che nella vita è un operaio, hanno cominciato con il massaggio cardiaco".

Un lavoro non semplice, ma che si è rivelato provvidenziale:

"Ho diretto le operazioni con mio fratello e il parente intervenuto - ha continuato Debora - A turno massaggiavamo e ci davamo il cambio".

Intanto, Ivano continuava a tentare di soccorrere le altre persone nell’auto:

"Successivamente abbiamo provato con molta fatica ad aprire le altre portiere. Nel posto del passeggero c'era la donna, ma era legata dalla cintura e ho fatto fatica a slegarla. Ad aiutarmi un pescatore che si trovava in quella zona, che dalla sua barca mi ha lanciato un coltello. Così abbiamo tirato fuori anche lei".

La terza persona estratta

Mancava una persona all'appello: il conducente, marito della donna, si era slegato la cintura e il suo corpo era rimasto incastrato nell'abitacolo.

"Forse per il freddo, o forse per la stanchezza, ma non riuscivo a trattenere il fiato più di quattro secondi. Intanto, il parente dei malcapitati mi diceva che c’era un’altra persona in auto. Io, però, non riuscivo più a far nulla".

Poi, forse, le parole della sua compagna Debora gli hanno dato la carica per fare l'ultimo vero sforzo.

"Mi ha detto: 'Vai Ivo, ce la fai. Lo so che ce la fai, tiralo fuori'. Così, sono entrato nuovamente nell'auto sommersa, sono riuscito a intercettare una parte del suo corpo e con tutte le forze che avevo l'ho tirato fuori".

"Io sapevo che ce l’avrebbe fatta - continua il medico - La fiammella che lui ha sulla divisa, ce l’ha anche nel cuore e so che è una certezza in situazioni come queste. Ho cercato solo di stimolarlo".

Debora, in questo modo, ha potuto esercitare il massaggio cardiaco a tutte e tre le persone in attesa dei soccorsi. Purtroppo una delle tre non ce l’ha fatta, ma senza Ivano e Debora il bilancio sarebbe stato ancor più drammatico.

La coppia eroe

Ivano e Debora sono genitori di tre bambini. Il più grande, ha 9 anni. Ivano è un Vigile del Fuoco che presta soccorso al Comando di via Sardegna, a Milano. E’ stato il suo sogno da sempre.

"Mia mamma mi racconta sempre che io da quando avevo 3 anni dicevo di voler diventare pompiere - ha raccontato - Gli altri bambini, poi, cambiavano idea nel tempo. Io no, mai".

Il 45enne ha iniziato il suo percorso con il corpo dei Vigili del Fuoco nel 2003, quando ha cominciato l’iter per diventare volontario. Appena iniziato ha prestato soccorso a Carate Brianza. Dopo esser "diventato effettivo" e aver effettuato il corso a Roma, la prima destinazione è stata Alessandria. Il pompiere si è trovato nella stessa squadra che ha affrontato la tragedia di Quargnento, dove a causa di un’esplosione in una cascina sono morti tre pompieri. Poco dopo, il cesatese è tornato al Comando di Milano, passando dal Comando di Seregno a quello di Rho, fino a via Sardegna.

Debora Palmisano è un medico anestesista, dottore di famiglia nell’ambulatorio di via Per Cesate di Garbagnate Milanese. Per dieci anni ha prestato servizio all’Asst Ovest Milanese nei Presidi Legnano - Cuggiono. Inoltre, è istruttrice di rianimazione per adulti e pediatrica e ha alle spalle 15 anni di esperienza in automedica. Musicista di flauto traverso di passione, un giorno ha chiamato la sua mamma da un telefono a gettoni di fronte l’Università Statale di Milano:

"Mamma, voglio aiutare le persone. Voglio iscrivermi a medicina", le ha detto. "Una flautista medico?" è stata la risposta incredula della mamma, che di lavoro è infermiera. E poi, «Va bene, fai quello che ti senti».

Ed è così che è iniziato il viaggio nel mondo degli ospedali e delle specializzazioni.

"Man mano che frequentavo i reparti durante il tirocinio vedevo alcuni di questi molto statici. Poi sono arrivata a quello della rianimazione e mi si è aperto un mondo. Si curano i malati dalla A alla Z, è dinamico, movimentato e ho sentito la vocazione che era in me venire fuori a pieno. Infatti, quando ho messo piede sull’automedica la prima volta è stato amore a prima vista".

L’incontro di Ivano e Debora è avvenuto tra i banchi di scuola, ma è stato un amore di quelli che "fanno giri immensi e poi ritornano". E’ dopo anni, infatti, che si sono rincontrati ad una pizzata tra vecchi amici:

"Ci siamo rivisti e non credevamo ai nostri occhi, uno vigile del fuoco e l’altra medico - ha continuato Debora - Da quel momento non ci siamo più lasciati e negli anni abbiamo imparato a vedere i nostri rispettivi mestieri anche col punto di vista dell’altro. E’ stato molto arricchente".

"Ho avuto paura di non poter tornare dai miei bambini"

"Se ho avuto paura?", dice Ivano rispondendo alla nostra domanda. A questo punto, c'è stato un momento di pausa. Il pensiero di Ivano è andato subito ai loro tre figli.

"Noi Vigili del Fuoco sappiamo bene che dobbiamo soccorrere le persone senza diventare noi stessi persone da soccorrere - ha continuato - In alcuni momenti ho pensato davvero di rimanerci anche io in quella macchina. In quei momenti ho pensato solo ai miei bambini e ho fatto quello che dovevo. Poi, una volta esserci riusciti, i colleghi del posto hanno aiutato anche noi".

Il supporto di Debora è stato fondamentale:

"E’ stata bravissima - ha affermato - E’ stata lucida e molto brava perché è riuscita ad operare in condizioni proibitive, nell’acqua e in uno spazio molto piccolo per fare il massaggio cardiaco. Noi non vestiamo volentieri il mantello dei supereroi... Non fa per noi".

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